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Le Raincoats vennero alla ribalta durante il boom creativo della new wave,
ma suonavano a Londra, dove in quegli anni imperversavano punk-rock, dark-punk
e similia. La loro era musica intelligente e sofisticata, consapevole di
classica e jazz, che affrontava temi femministi.
L'arte delle Raincoats era soprattutto un'arte vocale, un'arte delicata e
raffinata che si rifaceva ai cori a cappella di voci bianche della liturgia
gregoriana, ma che era intrisa di un "weltanschauung" da cabaret espressionista.
Il senso di tragedia incombente, di fatalismo rassegnato, di disperata
impotenza, e` parte integrante del loro messaggio pessimista sulla condizione
femminile.
La formazione classica sfoggiava la chitarrista
Ana Da Silva, la violinista Vicky Aspinall, la bassista Gina Birch e
la batterista Palmolive (Paloma Romero).
Cominciarono a suonare nel 1976, ispirate dal punk-rock, ma se ne distanziarono
subito, anche se ne conserveranno sempre lo spirito indipendente e oltraggioso.
Esordirono sotto l'egida di Mayo Thompson con l'album
Raincoats (Rough Trade, 1979), una raccolta di
soavi favole morali come
Fairytale In The Supermarket e di anthem femministi come
Adventures Close To Home.
In realta` queste femministe angeliche proponevano una "toy music",
musica giocattolo semplice, curiosa e inventiva.
Versione colta delle Roche, le Raincoats stravolgevano i concetti di unita`
di ritmo e melodia alternando all'interno dello stesso brano tempi diversi
e scivolando per melismi da una melodia a un'altra.
Chiuse in un sound
arrangiato in modo volutamente povero (i bisbigli sfumati, gli eterei contralto
folk, gli scampanellii di flamenco, gli strimpelli atonali, i rulli di
bacchetta), le loro canzoni costituiscono il piu` geniale tentativo di rifondare
il rock progressivo inglese.
Si presentarono piu` raffinate e nei panni di folksinger multistrumentaliste
(violino, cello, cimbali, kalimba) sul secondo album,
Odyshape (RoughTrade, 1981), piu` vicino alla scuola
di Canterbury:
la cantilena mediorientale a passo di flamenco della title-track,
la minacciosa filastrocca cadenzata di Baby Song (con poliritmi caraibici
e coro gregoriano), il vortice di ululati, tribalismi e violino tzigano
di Shouting Out Loud,
le rarefatte armonie di vocalizzi liberi e riff incalzanti di
And Then It Is Okay,
persino un ritmo di orologi e rubinetto, che crea una malinconia sconfinata
(Only Loved At Night);
per culminare nel solenne raga per soprano indiana a passo reggae-cosacco di
Dancing In My Head.
La loro avventura si concluse con una eclettica fusion etnica
(il singolo Animal Rhapsody del 1983, all'insegna di un afro-funk
goliardico in stile Rip Rig Panic)
e una raccolta di lied folk-jazz piu` maturi,
Moving (RoughTrade, 1984), che spazia
dal teatro "brechtiano" alla Boheme esotica con una serie praticamente
infinita di trucchi:
solfeggi corali a ritmo caraibico (Honey Mad Woman),
disco music con mosse arabe (Balloon),
jazz-rock per cantante raga (Overheard)
o per solfeggi hare krishna (The Body);
con vertici di pathos romantico nella
struggente melodia cosacca di Dreaming In The Past,
nell'ipnotica cantilena orientale di Ooh Ooh La La La,
nella filastrocca atonale a passo di reel I Saw A Hill
e nella surreale fanfara reggae-funk di Avidoso.
Il primo album e` esuberante ed eccentrico,
Odyshape e` un disco di sperimentazione naive,
Moving e` corrotto da un umore anemico.
Tutti e tre sono incantevoli, ma su diversi piani.
Fairytales (Tim Kerr, 1995) e` un'antologia dei tre album.
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