Non furono i primi rapper, ma furono quelli che trasformarono il rap da
fenomeno del ghetto a prodotto di consumo. Dopo il successo degli
Run-DMC, l'hip hop divenne un fenomeno di classifica. Il gruppo sta all'hip hop
come Ray Charles sta al soul e James Brown al funk.
Mentre l'opera di gran parte dei rappers fu, tutto sommato, un classico
esempio di come la cultura di
strada dei neri possa essere venduta al pubblico dei giovani borghesi bianchi
una volta che sia stata adattata ai loro suoni e alle loro istanze, la carriera
dei Run-DMC fu quasi un paradosso: il loro suono ebbe successo proprio perche'
era piu` fedele degli altri al suono di strada
(i Grandmaster Flash erano di fatto stati un'invenzione di studio).
I loro primi dischi non sono
opere d'arte, sono documentari di cio` che stava succedendo nel Bronx e nel
Queens.
I Run DMC erano due ragazzi di New York
(Joseph "Run" Simmons e Darryl "DMC" McDaniels), coadiuvati dal disc jockey
Jason "Jam Master" Mizell, che si fecero una reputazione
con Sucker M.C.'s e It's Like That
(le due facce del primo 45 giri, nel 1983).
Il dinamismo del primo brano sarebbe diventato lo standard di riferimento per
decine di rapper. Il secondo brano era chiaramente ispirato dal Message
di Grandmaster Flash e, benche' ufficialmente la "A side" del singolo, era
in realta` molto meno interessante.
Questi brani imposero la "hard b-boy jam", fatta di soli battiti (poliritmici) e
rime (polivocali), la loro forma musicale preferita.
L'intreccio dei ritmi, tutt'altro che regolari, e delle voci, che recitano ora
in controfase e ora in alternanza, conferiva una notevole
forza retorica al testo.
L'avvento di una nuova era dell'hip hop venne sancito dal terzo singolo,
Rock Box (marzo 1984), destinato a rimanere il loro capolavoro,
dove il ritmo tempestoso dei loro hip hop e` accoppiato a un elementare
riff di basso e a una romantica melodia di chitarra elettrica (Eddie Martinez),
ovvero a uno schema heavy-metal.
Il primo album, Run-DMC (Profile, 1984), aggiunse al repertorio
Hard Times (singolo del dicembre 1983, di Kurtis Blow),
il loro "messaggio" tragico per eccellenza,
e i classici auto-omaggi Hollis Crew e Jam-Master Jay.
Il "rap'n'roll" di questo periodo sanci` lo stadio terminale della
"street culture" dei giovani neri di Queens.
Dello stesso periodo e` Together Forever, lento e debole come nella
"old school" del genere, ma carico della suspence del dub, a testimoniare
che i Run-DMC furono i primi a fondere tradizione hip hop e tradizione reggae.
I loro hit ebbero un impatto paragonabile
a quello dei primi singoli dei Sex Pistols: fulminei, brutali e rivoluzionari.
I loro tour erano costellati di violente battaglie fra gang bianche e nere,
mentre continuavano a piovere gli inni al toasting (sorta di We Are The Monkees del rap) come
Jam-Master Jammmin', con un altro lancinante sottofondo di chitarra
distorta, e la title-track di King Of Rock (Profile, 1985),
con un riff da panzer.
A partire da Walk This Way (1986, degli Aerosmith, forse dovuta piu`
al produttore Rick Rubin che al trio), il trio si
specializzo` nel restaurare classici del rock e del soul,
un'arte divertente ma a lungo andare poco produttiva.
Su Raising Hell (Profile, 1986), il loro album piu` venduto di sempre,
il brano piu` rock e` Hit It Run, seguito da It's Tricky (che
ruba il riff a My Sharona dei Knack), mentre
quello piu` sincopato e` My Adidas, con un ritmo quasi swingante e
staccato violenti di scratching.
You Be Illin' e` un brano ironico che assomiglia alle novelties degli
anni '50 dei Coasters.
Peter Piper incorpora persino mosse jazz, dub e batucada.
Qui e` piu` evidente
il tentativo di creare un genere maintream dal rap di strada, un genere
che sia vendibile ai teenager bianchi piu` che a quelli neri.
Ma su Tougher Than Leather (Profile, 1988)
il solo They Call Us ricorda i fasti degli esordi, mentre brani
come Run's House e Beats To The Rhyme
eccedono in arrangiamenti per ovviare alla ripetitivita` delle idee.
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