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Norman Salant piega il suo sassofono a una musica di intrattenimento
frigida e solenne, scandita da ritmi metronomici,
in jam di overdub (Accidents, l'Ep del 1980) che ha giustamente
ribattezzato Saxophone Demonstrations (Alive, 1981).
Ogni miniatura e` orchestrata per un piccolo ensemble del quale fanno sempre
parte un certo numero di sassofoni tenori ed elabora un concetto molto
elementare, secondo una prassi che non e` distante da quella della musica
ambientale di Eno: piu` calda e jazzata Golden Arm, per tre sax tenori,
chitarra e ritmo; piu` impressionista ed esotica Bowieszawa, per due sax
tenori, piano, Farfisa e ritmo; piu` incalzante e minimalista Accidents,
per ben otto sax tenori, canto e synth;
piu` surreale e dissonante 19.4 per cinque tenori e distorsione di
synth.
Non mancano neppure una fanfara di hard rock melodico, Tickets Are Free,
degna di Peter Gordon,
un balletto meccanico, Second Coming per sei sax tenori e un basso,
e una struggente ballad d'atmosfera, As Far As We Can See.
L'album Sax Talk (CD, 1984) contiene
strumentali pop e rhythm and blues a base di melodie orecchiabili
realizzati tramite un meticoloso overdub,
secondo una prassi sempre piu` vicina alla disco music
intellettuale di Peter Gordon (la title-track), all'ambientale di Eno
(Europe After Dark), all'etno-elettronica di John Hassell
(No Night, Kiyo),
allo spaghetti-western di Morricone (Asphalt Prairie).
Il suo revival del rock strumentale e` affine a quello dei Raybeats per le
sonorita` cristalline e lievemente straniate, che si appoggiano a impercettibili
fraseggi minimalisti e a ineffabili stonature pur nel pieno rispetto delle
"maniere" imitate.
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