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Adrian Sherwood e` stato uno dei produttori piu` influenti degli anni '80.
I suoi
bracci musicali furono agli inizi i New Age Steppers (nati da una collaborazione fra lui, il suo amico
d'infanzia Mark Stewart e Ari delle Slits) e i Dub Syndicate, con i quali registro` dischi di dub forbito, ma
non particolarmente creativo.
Ai primordi del rap, Sherwood venne invitato a New York da Tom Silverman,
deus ex machina della Tommy Boy, per registrare un singolo con il gia` famoso Keith Leblanc. Sherwood
racimolo` Skip McDonald e Doug Wimbish e porto` tutti in Inghilterra. Travestiti da Maffia, Fats Comet,
Tackhead, Strange Parcels, Little Axe, questi quattro personaggi hanno rivoluzionato il concetto stesso di
funk, da un lato servendosi in maniera liberissima delle nuove tecnologie e dall'altra immettendo nel
genere una rabbia e una sguaiatezza che sono l'esatto opposto della raffinata sensualita` degli anni
'70.
Sherwood si e` in realta` concentrato sui Dub Syndicate, un gruppo aperto (unica
costante il batterista Style Scott) a cui partecipa il bel mondo del rock alternativo britannico, che debutto` con Pounding System (1982),
North of the River Thames (1984) e
Tunes from the Missing Channel (1985);
e sugli
African Headcharge del percussionista Bonjo Iyabinghi Noah, che trasmettono direttamente le sue idee su disco,
a partire da My Life in A Hole in the Ground (1981),
ispirato da My Life in the Bush of Ghosts di David Byrne e Brian Eno,
il piu` melodico Environmental Studies (1982) e
Drastic Season (1983).
Sono idee che si rifanno in gran
parte al reggae, ma che puntano soprattutto su un uso stilizzato della tecnologia di registrazione.
McDonald sembra, in prospettiva, il vero genio musicale delle sue operazioni.
Sherwood parti` da un principio molto semplice, lo stesso che era stato alla base
del successo del soul della Stax e poi della Motown: ancorare tutta la musica a una solida sezione ritmica.
Si puo` dire che Sherwood sia stato il primo a inventare un'estetica del dub, a fare di un genere
Giamaicano un'arte di stampo occidentale.
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The Dub Syndicate repeated their cliches on
Strike the Balance (1990),
Stoned Immaculate (On-U, 1991),
Echo Mania (On-U, 1994),
Ital Breakfast (On-U Sound, 1996)
with unrestrained nonchalance. They are all
impeccable records of trance world dance music.
Fear Of A Green Planet (Shanachie, 1998) added elements of trip-hop
but was fundamentally a well-produced parade of cliches.
In the meantime, African Headcharge had become a real live band, not just
a studio project, with Off The Beaten Track (1986), supported by
skilled musicians like
Skip McDonald, Keith LeBlanc and Doug Wimbish (of Sugarhill Gang fame).
Their ambient dub shines on Songs of Praise (1990), possibly their
best album, tinged with psychedelic and horror overtones and including synths,
while In Pursuit of Shashamane Land (1993),
Akwaaba (1996),
Sankofa (1997),
and Drums of Defiance (1998) were uninspired works.
After several mediocre recordings,
Dub Syndicate returned to top form on
Acres Of Space (Lion & Roots, 2001),
Murder Tone (2002), No Bed of Roses (2004).
After an 11-year hiatus, they released
Hard Food (Echo Beach, 2014), the last one with
drummer Scott (murdered a few weeks earlier).
African Head Charge returned with
Vision of a Psychedelic Africa (2005), the best since Songs of
Praise, and
Voodoo of the Godsent (2011).
Their career was compiled on
Environmental Holes & Drastic Tracks (2016) and
Drumming Is A Language 1990 - 2011 (2020).
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