I Banshees vennero nella stessa buotique di Londra gestita da Malcolm McLaren
in cui erano nati pochi mesi prima i Sex Pistols.
La cantante Susan Dallion, meglio nota come Siouxsie Sioux (pronunciato "Susi Su"), il bassista Steve Severin (Havoc)
il bassista Steve Severin e il batterista Sid Vicious dei Sex Pistols
suonarono a un festival punk del 1976.
Siouxsie si presento` come una versione ossianica di
Patti Smith, una strega notturna che intonava lugubri
canti dei sepolcri.
La musica dei Banshees aveva in comune ben poco con il punk-rock
dei cugini: testi arcani, melodie ipnotiche, distorsioni snervanti, tempi
marziali e atmosfere tenebrose.
Il terrore dei punk trovo` nelle inflessioni epiche di Siouxsie
un veicolo secondario di sfogo.
A lanciarli fu il singolo
Hong Kong Garden, una filastrocca scandita a ritmo cinese.
L'album The Scream (Polydor, 1978), lanciato con gran fanfara,
non aveva molto altro a cui affidarsi.
Il canto di Siouxsie, le distorsioni di John McKay e i ritmi di Severin
e Kenny Morris rappresentavano piu` un emblema di pressapochismo che uno stile
personale.
Join Hands (Polydor, 1979) fece comunque tesoro delle loro carenze
tecniche. Acuita la depressione esistenziale, il pressapochismo divenne
davvero uno stile, e uno stile molto influente sul contemporaneo dark-punk.
Playground Twist, che intesseva un clima angoscioso
con un ritornello funebre di sassofono e campane a morto immersi
in un turbine di distorsioni,
e la suspense dilaniante di Staircase
sancirono il passaggio dal selvaggio rock and roll delle origini (ancora
presente in Love In A Void) a un horror piu` psichedelico.
L'album e` comunque fondamentale nella discografia di Siouxsie perche'
contiene la lunga "danse macabre" di The Lord's Prayer (14 minuti),
che era stata fin dall'inizio il suo cavallo di battaglia dal vivo.
Le loro sceneggiate erano dominate dal lamento glaciale di Siouxsie,
una recitazione appena modulata, in un registro empio e reboante,
asettico ed enfatico, che s'impenna in ritornelli-urla d'oltretomba.
Il resto delle armonie sono limitate al caleidoscopio di riff abrasivi
della chitarra di John McKay,
a un drumming monotono e incessante, e alle tenebrose linee di basso di
Steve Severin.
Grazie a una formazione rinnovata con l'ingresso
del fantasioso batterista Budgie (Peter Clark) e del chitarrista John
McGeogh dei Magazine,
Kaleidoscope (PVC, 1980) fu un album ben piu` musicale, capace di
un macabro piu` lirico che sensazionalista e di lambire lo psicodramma dei
Doors.
Severin conduce la musica con dosati effetti evocativi e vagiti hawaiani,
che spesso echeggiano in frasi mistiche d'organo.
Ipnotica e tribale Happy House, melodiosa e quasi indiana
Christine, che si avvita in un ritmo
incalzante e in un riff d'organo "manzarekiano" in versione liturgica.
Il disco culmina nel crescendo epico di Israel, quando un coro misto e
polifonico a cappella si intreccia con echi intermittenti di Doors.
Ju-Ju (Polydor, 1981) e` un disco ancor piu` maturo.
Siouxsie e` forse al culmine delle sue grottesche capacita` vocali e i
comprimari la accompagnano con fervore davvero satanico.
Il minaccioso tribalismo di Spellbound sfocia nella melodia arcaica di
Arabian Knight. La chitarra atmosferica di McGeogh compie piccole
acrobazie che impreziosiscono il sound. Il disco sprofonda nell'apoteosi
da Grand Guignol di Voodoo Dolly.
Siouxsie deve pero` risolvere una contraddizione di fondo della sua musica:
sono proprio questi eccessi a
fare del gruppo un fenomeno unico nel panorama del dark-punk, visto che
le loro canzoni
sono infinitamente piu` convenzionali di quelle di
Public Image Ltd, Joy Division
o anche solo Cure. A dare un senso al gruppo e` la
sua ostinata perversione.
Al tempo stesso,
ammiccando alle litanie orientali e al tribalismo africano, iniziati
sul disco precedente e proseguiti qui, il gruppo tenta
di vivacizzare un sound che e` stato troppo a lungo prigioniero
dell'immagine stregonesca della leader.
Cosi` facendo rischia di perdere la sua identita`. Proprio quando ha raggiunto
l'apice musicale, Siouxsie e` entrata in un vicolo cieco.
A Kiss In The Dreamhouse (Polydor, 1982) segna infatti un'improvvisa
caduta di tono, nonostante i singoli Slowdive e Melt.
I dischi davvero imperdibili di Siouxsie sono Once Upon A Time (Polydor,
1981), che raccoglie tutti i singoli, e il doppio live Nocturne
(Geffen, 1983), che rende ragione del loro mito.
Sul disco attribuito ai Creatures, Feast (Polydor, 1983) la cantante
Siouxsie e Budgie
si concedono qualche divagazione exotica e sperimentale.
Nel frattempo il bassista Severin e il chitarrista Robert Smith dei
Cure formano i Glove.
A partire da Hyaena (Geffen, 1984), con
Smith ufficialmente al posto di McGeogh,
e Siouxsie che canta davvero invece che emettere grida gutturali,
il gruppo vira verso un sound molto piu` stilizzato, di cui sono
esempi ancora approssimativi
la sinfonica Dazzle e la pianistica Swimming Horses.
Con l'elegante Tinderbox (Geffen, 1986)
Siouxsie completa la trasformazione da strega a diva,
ma in realta` il brano migliore e` un singolo dell'anno prima,
Cities In Dust, e il resto del disco e` un puro labirinto di specchi.
Siouxsie ricostitui` allora il
complesso attorno alla fida sezione ritmica (Budgie e Steve Severin),
al violoncellista Martin McCarrick e al chitarrista Jon Klein (ex Specimen).
Nonostante cio`, Peepshow (Geffen, 1988)
e` uno dei suoi dischi peggiori, forte soltanto della
novelty da discoteca Peek-A-Boo e della romantica desolazione di
The Last Beat Of My Heart.
I Creatures registrano l'anno dopo Boomerang (Polydor, 1989), il cui
pessimismo cosmico (Pluto Drive) segna se non altro un nuovo punto
d'arrivo,
piu' vicino all'esistenzialismo del dopoguerra parigino che alla teatralita' e
all'espressionismo del dark-punk.
Superstition (Geffen, 1991), il tentativo di adeguarsi alla dance-music
dell'epoca, rappresenta pero` un'ennesima caduta di
tono, redenta soltanto saltuariamente dai soliti rosari di depressione psichica
(Kiss Them For Me e Drifter).
La raffinatezza decadente della maturita` mostra senza pieta` quante
dita di cerone separino questa inquietante creatura notturna
dalla dea sepolcrale Nico o dall'angoscia esistenziale di
Lydia Lunch. Per qualche anno sembra che
a futilita` della sua musica l'abbia consegnata al museo degli orrori
del punk. Giungono soltanto sparuti segnali di vita, fra cui
il singolo Interlude (Parlophone, 1994), una cover registrata con Morrisey.
Invece Siouxsie torna sulle scene con Rapture (Geffen, 1995).
Siouxsie non se n'e` accorta, ma il disco e` diverso: mentre lei canticchia di
vampiri e zombie, i suoi compari suonano musica pop. Il contrasto e` comico: e`
come se lei predicasse l'inferno brandendo un manifesto che pubblicizza
il paradiso. O Baby e` al limite degli Abba. Gli undici minuti della
title-track, con tanto di quartetto d'archi, sono la prova di come il sound
si sia placato e da li` potrebbe ripartire la carriera del gruppo, se non
avesse Siouxsie come cantante.
Not Forgotten e` l'unico brano che si ricorda del passato.
I suoni dell'epoca d'oro (quegli strati intensi di figure del basso, quelle
cavalcate esotiche della batteria, quel canto soffocato nei riverberi, quelle
chitarre maniacali, quella carica demonica degli arrangiamenti) erano
soprattutto icone sonore, e come tali vanno giudicate.
Forse Siouxsie ha provato a comporre musica soltanto due volte, con
The Lord's Prayer e con Rapture, ma il suo stesso personaggio
le ha impedito di trasformare quei nobili spunti in una carriera.
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If English is your first language and you could translate the Italian text, please contact me.
Dark-punk's most overrated artist, Siouxsie has left behind very few
compositions that deserve to be remembered. Most of her "music" was actually
attitude, and therein lies her importance.
She was an icon, and undoubtedly influenced bands worldwide. Goth-rock would
not be a widespread phenomenon without her.
But, unlike her model Nico, she was "only" an icon, and never a musician.
Thanks to heavy promotion from major labels since the beginning of her
career, she did achieve a bigger commercial success that the rest of dark-punk's
emaciated ranks but at the expense of sacrifing whatever little originality
her music had.
If nothing else, the commercial scam
helped give the genre some credibility with labels, which in turn materialized
in a broader acceptance of gothic music worldwide.
That is what Siouxsie will be remembered for.
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