Suzanne Vega
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Suzanne Vega , 7/10
Solitude Standing , 6.5/10
Nine Objects Of Desire 5/10
99.9 F 5/10
Days Of Open Hand 6/10
Songs In Red And Gray , 4/10
Beauty and Crime (2007), 6.5/10
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Suzanne Vega, nata a Los Angeles ma cresciuta nel ghetto portoricano di New York e laureata in letteratura, ebbe il coraggio di fare la folksinger in un'era in cui quel tipo di musicista rock sembrava estinto per sempre.

Suzanne Vega (A&M, 1985) raccoglie finalmente i brani che Vega raffina da anni, le varie The Queen and the Soldier, Marlene On The Wall, Cracking, Small Blue Thing. Un nugolo di appassionati ammiratori, da Peter Gordon a Lenny Kaye a Mark Isham collabora ad arrangiare ed elettrificare quelle ballate. Anomala figura di bohemien "malata", per nulla selvaggia, anzi tenera e crepuscolare, Vega esplora dall'interno un microcosmo che fa pensare a un fiabesco dopo-apocalisse. E` lo stesso mondo cantato un decennio prima dal Lou Reed di strada, ma per Vega e` diventato un mondo "quotidiano", non straordinario. La sua liturgia della solitudine adolescenziale pennella storie innocenti e commoventi che provengono da un'infanzia magica e malinconica, dove il colore e' un grigio uniforme e dove persino i giocattoli sembrano provare dolore. Le canta con una voce distaccata e sognante, piana e persino monotona, che rende la noia e l'incubo della vita nella metropoli.

Il successo del disco e` enorme e da` il la a tutto il fenomeno di revival dei folksinger.

I singoli Left Of Center (1986) e Luka (1987) raffinano la sua tecnica di canto, che unisce il soprano "montanaro" di Joni Mitchell, il gelido recitato di Laurie Anderson e il bisbiglio onirico di Tim Buckley, e le sue liriche di alienazione urbana, e preparano il terreno per Solitude Standing (A&M, 1987), che si apre con il monologo a cappella di Tom's Diner (un altro semi-hit), include Gypsy e Calypso (due canzoni scritte nove anni prima!) e trionfa nella trance di Wooden Horse.

Piu` emarginato, Days Of Open Hand (A&M, 1990) rinuncia alla canzone narrativa a favore di meditazioni piu` concise e circoscritte, puntando tutto sulla capacita` di Vega di identificarsi con il paesaggio urbano che canta, siano suicidi, mutilati di guerra o persino bambini non ancora nati (a cui dedica il valzer/ninnananna di Tired Of Sleeping). A prevalere e` pero` il ritornello pop di Book Of Dreams.

Persa l'innocenza delle prime prove, Suzanne Vega sviluppo` un discorso di modernizzazione che era iniziato forse con Tom's Diner (la cui versione acid-jazz divenne un successo internazionale nel 1989). 99.9 F (A&M, 1992) impiega arrangiamenti lambiccati (merito del marito Mitchell Froom) che in parte ricordano Tom Waits per il calcolato e anomalo recupero della tradizione e in altri sanciscono semplicemente l'aggiornamento all'epoca della techno (Fat Man And Dancing Girl) e industriale (Blood Makes Noise). Vega cerca nuovi sfoghi per la sua verbosita` con In Liverpool e Rock In The Pocket, ritrovando le sue origini soltanto in As Girls Go e When Heroes Go Down. La cantautrice che meglio aveva rappresentato l'eta` della paura, i turbamenti dei deboli, e` in realta` ancora alla ricerca di un'identita' artistica.

Vega rientra nel 1996 dopo la parentesi familiare (matrimonio e gravidanza) con Nine Objects Of Desire, sorta di concept autobiografico ancor piu` sofisticato negli arrangiamenti, a partire dal soul organistico con cadenze voodoo di palude che lo apre, Birth-day. Headshots e` una di quelle filastrocche svagate alla A Day In The Life che si librano in apoteosi surreali. E infatti sembra di ascoltare qua e la` reperti dei Beatles, tanto nelle armonie vocali dei brani orecchiabili quanto nella progressione pianistica di World Before Columbus.
Narratrice implacabile, Vega esplora con la consueta smaliziata morbosita` le insidie dell'amore lesbico in Stockings e ritorna al suo registro piu` consueto in Cheap Thrill. Meno le si addice il ruolo della chanteuse di night club, quella di Caramel e di Thin Man, avvolta in vellutate atmosfere caraibiche e jazz. La modernita` a tutti i costi di Casual Match la propone anche nei panni, ancor meno indicati, di diva da discoteca.

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Tried And True (A&M, 1998) is a career anthology.

No song stands out on Songs In Red And Gray (Universal, 2001) The slick production of Widow's Walk and Machine Ballerina detracts, instead of adding, from songs that, quite simply, have no life.

Beauty and Crime (Blue Note, 2007) exhibits Vega's achieved calligraphy in penning stories of ordinary people that are intimate meditations in disguise, and setting them to hummable music with a sense of dignified humility that is rapidly turning into some kind of historian's wisdom. She has never been William Shakespeare ("On the way to the bidet is where the trouble used to start"), but this is a case of a verbose singer-songwriter whose lyrics matter less than the music: it is the meticulous urban soundscape crafted around the domestic sound of her acoustic guitar that is a metaphor for everything she has to say. The words simply instantiate a universal message and ground it to her daily world (Frank And Ava, Zephyr and I, Edith Wharton's Figurines, Angel's Doorway). Only one song lasts longer than four minutes (and it's probably the worst one).

(Translation by/ Tradotto da Alessandro Capuano)

Tried And True (A&M, 1998) è un'antologia della sua carriera.

Nessun brano spicca in Songs In Red And Gray (Universal, 2001). La furba produzione di Widow's Walk e Machine Ballerina sottrae, invece di aggiungere, a brani che, più semplicemente, non hanno vita.

Beauty and Crime (Blue Note, 2007) esibisce l'acquisita calligrafia di Vega nello scrivere storie di gente ordinaria che suggeriscono meditazioni camuffate, montandole su una musica canticchiabile con un senso di compunta umiltà, che si tramuta rapidamente in una sorta di saggezza da storico. Non è mai stata William Shakespeare ("On the way to the bidet is where the trouble used to start"), ma si tratta di una verbosa cantautrice le cui parole importano meno della musica: è il minuzioso paesaggio sonoro urbano, costruito attorno al suono familiare della sua chitarra acustica, ad essere una metafora per tutto ciò che lei ha da dire. Semplicemente le parole afferrano un messaggio universale e lo trattengono nel suo mondo quotidiano (Frank And Ava, Zephyr and I, Edith Wharton's Figurines, Angel's Doorway). Solo un brano dura più di quattro minuti (e probabilmenteè il peggiore).

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