Summary.
The collective called
Tackhead (23), which released albums
under different names, offered one of the most explosive and
agit-prop mixes of the two worlds (and many other worlds).
Featuing keyboardist Keith Leblanc,
bassist Doug Wimbish and guitarist Skip McDonald, they first helped
former Pop Group's vocalist Mark Stewart make the terrifying
Learning To Cope With Cowardice (1983) and its follow-up
Mark Stewart (1987), and then proceeded to reinvent
funk, sould, rap and rock via a multi-ethnic montage on
Gary Clail's Tape Time (1987) and
Keith Leblanc's Stranger Than Fiction (1989).
Their terrorist mission culminated on the apocalyptic vision of
Friendly As A Hand Grenade (1989).
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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I Tackhead sono stati uno dei collettivi musicali piu` influenti degli anni '80
nell'ambito della musica da ballo. Partendo dal rap, dal funk, dal dub e dal
soul,
hanno rivoluzionato il concetto di brano musicale e il processo con cui lo
si crea. Hanno, soprattutto, inventato uno stile personalissamo e potentissimo.
Proprio la veemenza, forse, e` il tratto piu` distintivo delle loro produzioni.
Ma sara` invece la fusione di quegli stili "neri" l'eredita` piu` importante
lasciata dal gruppo, perche' il trip-hop e tante altre musiche degli anni '90
nasceranno proprio da commistioni di quel genere. Solo che pochi avranno
la potenza di sfondamento dei Tackhead.
La loro discografia e` varia e confusa perche' comprende dischi accreditati
a diversi musicisti.
Keith Leblanc (percussioni e tastiere), divenuto celebre per alcuni rap
agit-prop (come il suo campionamento di discorsi di Malcolm X in
No Sell Out del 1983, il primo brano in cui la drum machine venne
accordata con la musica), Doug Wimbish (basso, poi nei Living Colour) e Skip
McDonald (chitarra) erano ragazzi del New Jersey che, come tanti loro
coetanei, sperimentavano con le nuove tecniche di registrazione venute
a galla dopo il boom dei disc jockey giamaicani.
I loro esperimenti aiutarono a costruire
The Message, il capolavoro di Grandmaster Flash.
Questo trio venne poi assunto dal
produttore Adrian Sherwood e con lo pseudonimo di Maffia venne affiancato
al grande Mark Stewart (l'ex cantante dei
Pop Group).
Il primo EP di questo complesso, Jerusalem (On U Sounds, 1983),
contiene in nuce gli elementi della loro carriera: innanzitutto un
tappeto di dub pesantissimo, poi un'eleganza negli arrangiamenti
degni della musica da camera, infine una consapevolezza dello studio
elettronico che basterebbe a un compositore d'avanguardia.
Stewart dal canto suo prosegue il programma lanciato con il
Pop Group, rimescolando la
declamazione visionaria dell'eponimo poema di WIlliam Blake, estratti di un inno
nazionale, ovazioni del pubblico e un coro da chiesa.
High Ideals And Crazy Dreams fece la stessa cosa con un succedersi
casuale di frasi di trombe jazz e di sirene elettroniche. Nella piu` semplice
Liberty City Stewart canticchiava una languida melodia soul, con il
contrappunto di una tromba jazz e di un coro gospel.
L'album Learning To Cope With Cowardice (RoughTrade, 1983) di pochi
mesi dopo accentuo` la sperimentazione, sommergendo il canto
di strati e strati di suoni elettronici (spesso dissonanti).
Stewart, indifferente al caos, urla i suoi proclami agit-prop.
La tecnica di "straniamento" di Brecht viene portata a livelli
di barbara esasperazione. Cumuli di dissonanze deflagrano i funk piu` feroci,
come Blessed Are Those Who Struggle, sfracellati in scosse telluriche
di beat-box, in sibili alieni, in dub ultra-sincopati.
La voce di Stewart sbiadisce in un labirinto di disturbi elettronici.
E` come se Edgar Varese si fosse dato all'hip hop. La title-track e` una
predica funerea, intonata da Stewart in un registro colloquiale e drammatico
sulle cadenze marziali di un organo dal timbro "acido" e pullulante di poliritmi
disordinati.
Il ritornello di None Dare Call It A Conspiracy viene
soffocato in un fitto sottobosco di campionamenti e di ritmi dub abortiti. Stewart mira a un folk
rivoluzionario in Don't You Ever Lay Down Arms, con il richiamo-rintocco della tromba che si
ripete sempre piu` lento, sfocato, gia` epico, e nella fanfara reggae di Paranoia Of Power. Ma tutto
e` avvolto in una nube gravitazionale che deforma e rallenta.
Lo stesso ensemble (Sherwood, LeBlanc, Wimbish e McDonald) accompagna
Stewart anche su
As The Veneer Of Democracy Starts To Fade (Mute, 1985).
Il sound e` ancor piu` caotico, dissonante e accidentato.
Atonalita` e "scratch" danno a tratti l'impressione di un bombardamento indiscriminato, e
l'abbandono delle ritmiche dub. Il canto e` piu` che mai un "parlato" modulato in maniera teatrale e
filtrato/campionato fino a essere reso irriconoscibile nel marasma generale. Non sono i testi a raccontare,
e` la musica nel suo insieme. Tanto piu` che Stewart sostituisce spesso (in particolare nella title-track)
alla sua voce le voci "trovate", i campionamenti e i collage, che meglio si prestano al suo programma
didattico. Lo sviluppo di questi brani e` peraltro sempre ostruito da infinite fratture, sempre abortito
prima ancora di iniziare, occultato come un'allegoria dentro il loro arduo linguaggio di
metamorfosi.
L'avvicinamento alla musica industriale dei Cabaret Voltaire e` evidente nelle
scosse "metallurgiche" di Slave Of Love e nella "farina" elettronica macinata da
Hypnotized, uno dei brani piu` ricchi di turbolenze. I poliritmi martellanti di Passcivecation
Program e le folate di distorsioni di Bastards sono fra i suoni piu` ostili mai documentati su
album.
Dal massacro armonico del disco riescono ad emergere il synthpop relativamente
semplice di Resistance Cell e soprattutto Pay It All Back, un hip hop da elettro-shock di
elevato grado sismico che Stewart piega alla sua personalita` di appassionato "shouter" politico. In
Slave Of Love sembra di sentire i Black Sabbath e Waiting Room sfrutta un inno religioso
cantato da un coro di chiesa per chiudere in bellezza l'opera.
Piu` che composizioni musicali sono tour de force di istinti rivoluzionari,
tempeste di assordanti poliritmi elettronici. Il reportage guerrigliero degenera verso l'incubo freudiano. Il
ritualismo primitivo dei Pop Group si reincarna in forme piu` tecnologiche, ma con immutati ferocia e
tribalismo.
Lo "shrapnel-hiphop" coniato dal quintetto (Stewart piu` i Maffia) in questi
dischi e` un intricato amalgama di avanguardia elettronica, free jazz e rap. I desolanti paesaggi
metropolitani messi in scena da questa musica valgono piu` dei suoi pretesti politici.
A nome di Leblanc, e sempre con l'aiuto di Sherwood, venne pubblicato poco dopo
Major Malfunction (World, 1986), che e` praticamente una suite
ininterrotta di ritmi house, campionamenti vocali, nastri di rumori trovati ed
effetti elettronici assortiti.
Leblanc e compagni provano a mettere in pista le piu` bislacche irregolarita`
ritmiche (Get This), a coniare un techno psicotico ed esotico (Move), a comporre concerti
di musica ambientale e concreta (Object-Subject), a concepire mutazioni androidi del funk piu`
epidermico (You Drummers Listen Good), svariando con disinvoltura lungo lo spettro espressivo
dall'estremo astratto a quello edonista. Il brano in cui tutte queste idee a seguire coagulano e`
probabilmente Heaven On Earth, che accoppia il tempo marziale di un balletto meccanico al
registro grottescamente "brechtiano" di una voce recitante. Non tutto e` a punto, ma il tentativo di
rifondare la musica da ballo su fondamenta intellettuali ha soltanto un precedente altrettanto valido (Mark
Stewart, appunto).
All'ensemble si unisce l'altro britannico Gary Clail (dj e cantante della
scuderia di Sherwood), gia` sound engineer per il gruppo dal vivo, che e`
specializzato nella manipolazione della voce. Ai "Gary Clail's Tackhead Sound
System" e` accreditato l'album Tape Time (Nettwerk, 1987), che infatti
contiene i tre 12" pubblicati da Clail (Half Cut For Confidence, Hard
Left e Reality), peraltro in versioni rimixate.
Il gruppo e` maturato nell'arte di collage e di "cut-up", i ritmi si sono fatti
piu` robusti e persino vagamente africani (tracce di Talking Heads in
Mind At The End Of The Tether). La presenza di Clail focalizza
pero` tutti i brani attorno ai suoi proclami politici e impedisce di fatto
alla musica di suonare (splendida comunque la "coreografia"
sonora di What's My Mission Now).
Power Inc Volume 1 & 2 (Blanc) sono antologie dei singoli dei Tackhead
di questo prolifico periodo.
La maturita` viene messa a frutto anche sul terzo album di Mark Stewart, che,
intitolato semplicemente Mark Stewart (Mute, 1987), e` invece il primo a
riconoscere esplicitamente il contributo dei Maffia in fase di composizione.
Forse anche per effetto della loro maggior presenza, la detonazione isterica dei
primi dischi si placa e cede il posto a un piu` ragionato disordine armonico,
a un continuum psicodrammatico, pulsante e in continua evoluzione.
Se Survival e` l'anthem (dilatatissimo, con i poliritmi funky/dub che
quasi si fermano) di questa nuova stagione, Survivalist ne e` il grido di
guerra: l'incedere violento e sconnesso e` sventrato da scariche di heavymetal, da fasce sonore
ultrasoniche, da selvagge percussivita` africane, da collage vertiginosi.
Marziale ed angosciosa, Anger Is Holy (l'unico brano di cui Stewart
scrive la musica) spinge il massacro armonico di tribalismi, distorsioni e riff di heavymetal a proporzioni
pantagrueliche. E la stridente dissonanza di Hell Is Empty gli da` un senso. Paradossalmente
questo e` anche il disco in cui il gruppo inanella il suo primo hit da discoteca, Stranger, un lezioso
tema soul, del tutto incoerente con i dischi precedenti di Stewart e con gli altri brani di questo disco.
Fatal Attraction, con la sua carica di sequencer, mostra persino un avvicinamento al
tecno/etno/funk di moda.
Con Stranger Than Fiction (Nettwerk, 1989), accreditato al solo
Leblanc, il gruppo da` ancora un'opera fortemente sperimentale e ancor piu` fortemente politica, e forse la
migliore del lotto. Non solo Leblanc dimostra la propria maestria nel campo della musica industriale
(Taxcider e Mechanical Movements) e psico-ambientale (Here's Looking At You
e Men In Capsules), che gia` sarebbero comunque piu` "terrene" degli astrattismi cervellotici di
prima, ma affronta anche partitute jazzrock (Steps) e free jazz (Count This) di grande
suggestione. Prevalentemente strumentale, l'album abbandona il programma pseudo-brechtiano di coniare
una musica da ballo didascalica, a favore di una musica da ballo atmosferica.
La sigla Tackhead nasce ufficialmente con Friendly As A Hand Grenade
(TVT, 1989), con Bernard Fowler al canto e un sound che rifa` spesso il verso al
raffinato ed esplosivo funky-soul dei Was Not Was. Se il tono medio e` quello
di un ibrido fra rap e soul (evidenziato da Tell Me The Hurt e da
Stealing, una rielaborazione dell'hit di Paul Kelly e assai simile
a Reality), le novita` piu` significative sono rappresentate
dall'incalzante e demenziale Demolition House e dalle brutalita` di
Airborn Ranger, ottenute stratificando l'elettronica fino ad ottenere
un effetto sinfonico e innestandovi sopra chitarrismi heavymetal.
Il "toaster" dissidente Clail persegui` il suo "rap & reggae" iper-
politicizzato con opere sempre piu` commerciali:
End Of The Century Party (On-U Sound, 1989),
contenente l'hit Beef,
The Emotional Hooligan (Perfecto, 1991), un album milionario, e
Dreamstealers (Perfecto, 1993), sul quale
cui compare Who Pays The Piper,
sempre sotto l'ala protettiva di
Sherwood che gli ispira molte delle banalita` danzanti di queste opere mediocri.
All'inizio degli anni '90 sia Beef sia Human
Nature saranno grandi successi di discoteca.
La capitolazione coinvolge anche il secondo album a nome Tackhead,
Strange Things (SBK, 1990),
un'opera ancora formalmente gradevole, che prende spunto dal rock
(Super Stupid, Dangerous Sex), dal funk (Class Rock) e
dall'ambientale (Strange Things, Positive Suggestion), ma che non
riesce a coinvolgere piu` di tanto.
Leblanc dal canto suo registra prima Raw (Blanc, 1990) e poi
Time Traveller (Blanc, 1992), in cui rimedita
alcuni dei temi dei Tackhead all'insegna del suo hip hop bestiale e del jazzfunk
che deve scorrere nelle sue vene, ma che non e` mai riuscito a venire
completamente a galla. Leblanc registrera` ancora
il singolo Stop The Confusion (4th & Broadway, 1993), il
mini-album What Order (Blanc, 1996), etc.
Nel frattempo Mark Stewart, che si puo` ormai considerare uno dei principali
innovatori della musica funk e dub, ha abbandonato definitivamente le pose
militanti con Metatron (Mute, 1990).
L'album, il quarto da solo, continua l'esperienza di affiliato ai Tackhead
(ovvero ai Maffia). Perso il ruggito del cantante, pero`, la musica si adagia
in una "groove" da ballo tanto futile quanto pretenziosa
(Hysteria). Soltanto in Collision la produzione (che
sventra il flusso sonoro e lascia pause innaturali fra i riff di chitarra,
i colpi di beat-box, le frasi del canto e cosi` via) trova un formato originale.
Non a caso Dough Wimbish si unira` poi ai
Living Colour che saranno semplicemente la
versione commerciale di quell'idea.
Keith Leblanc, Skip McDonald e Doug Wimbish danno vita negli anni '90 gli
Strange Parcels, il cui Disconnection (Restless, 1994) rappresenta
un'altra pietra miliare del funk tecnologico.
McDonald e Adrian Sherwood in persona, coadiuvati sempre dalla sezione
ritmica di Leblanc e Wimbish, sono invece Little Axe,
esorditi con Never Turn Back (On-U Sound, 1993).
The Wolf That House Built (Okeh, 1994)
fonde musica ambientale, dub e blues (campionati fra gli altri Howling Wolf,
Son House e Leadbelly) e conia di fatto un nuovo genere musicale.
Brani come Ride On sono geniali trasposizioni di spirito e stile da
un mondo all'altro, andata e ritorno.
L'esperimento sembra pero` spegnersi dopo
Slow Fuse (Wired, 1996), e il suo alter-ego di remix Fusion.
McDonald, Sherwood, Leblanc e Wimbish registrano invece ancora come Little Axe
l'album Hard Grind (Fat Possum, 2002), their "blues" album.
Il sound di Mark Stewart si va sempre piu` attenuando negli anni. Le tempeste
spasmodiche di un tempo cedono il passo su
Control Data (Mute, 1996)
a leggiadre sinfonie soul
(Dream Kitchen), a sensuali suite di disco-music (Forbidden Love),
a grotteschi siluri techno (Digital Justice),
a surreali pasticci di dub e rap (Scorpio).
Nel campo del ballabile il brano piu` trascinante e` forse The Half.
Il disco e` accreditato a Stewart, ma la sua voce contribuisce ben poco;
anzi, per lo piu` sembra fuori luogo (come cantante convenzionale, Stewart
non e` il massimo).
Manca Keith LeBlanc, e al suo posto c'e` Simon Mundey, che inonda gli
arrangiamenti di onde elettroniche.
Piu` sintetico e piu` melodico dei precedenti, soprattutto piu` piatto,
smussato, elegante, questo disco decreta il definitivo pensionamento di
Stewart dalla rivoluzione.
Dopo uno iato durato un'eternita`, esce il nuovo album di Keith LeBlanc,
Freakatorium (On-U-Sound, 1999), come sempre coadiuvato da Skip Mc
Donald e Doug Wimbish, come sempre prodotto da Adrian Sherwood.
I Jungle Funk sono Vinx al canto,
Dough Wimbish al basso e Will Calhoun alla batteria (la sezione ritmica
ripete pertanto quella dei Living Colour).
Jungle Funk (EFA, 1998)
contiene cyber-jam basate sui loop degli strumenti e improntate a jazz, funk
e drum'n'bass.
L'album di Doug Wimbish, Trippy Notes For Bass (On-U-Sound, 1999)
sfoggia Leblanc, McDonald, Will Calhoun, Talvin Singh e Bernie Worrell e
propone una miscela un po' confusa e talvolta atmosferica
di drums & bass e jazz-funk.
I Tackhead sono rimasti tutto sommato un fenomeno irrisolto, che soltanto nei
primi dischi di Stewart e` riuscito ad esprimere appieno il proprio potenziale. Sempre piu` ascoltabili nelle
parti strumentali che in quelle vocali, hanno pero` disperso il talento in un programma troppo demagogico
per poter essere anche musicale. In questo si e` probabilmente fatta sentire la mano di Sherwood,
scarsamente dotato anche nelle altre sue operazioni, per quanto enormemente influente.
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