Il cantante e chitarrista londinese Matt Johnson esordi` nei Gadgets, che
pubblicarono due album
Gadgetrees (1979) e Love Curiosity Freckles and Doubt (1980).
Poi lancio` la sua carriera solista con
i singoli Controversial Subject (1980) e Cold Spell Ahead (1981).
L'album Burning Blue Soul (4AD, 1981) e l'album mai pubblicato
The Pornography of Despair sono lavori di un
cantautore lirico, introspettivo, fiabesco e stralunato, una sorta
di Brian Eno del post-punk dotato di uno spiccato senso della melodia,
cresciuto con il soul e la psichedelia ma determinato ad ampliare i
canoni armonici della forma canzone.
Johnson cambio` pero` subito strada.
Con i The The, varo` un programma di musica da ballo eccentrica a partire
dal singolo
Uncertain Smile (1981), un soul-jazz da
cocktail lounge suadente e sinfonico. Il primo album dei The The,
Soul Mining (SomeBizarre, 1982), scodella con disinvoltura
disco music poliritmica (Giant), funky-soul melodico
(Perfect) e world-beat caraibica (Twilight Hours).
La personalita` instabile del leader si manifesta soprattutto nei brani
meno ovvi:
l'incalzante funk metallurgico di I've Been Waiting For Tomorrow;
This Is The Day, melodia arcana ed evocativa con ritmo disco, synth
orchestrale e fisarmonica struggente;
Soul Mining, ballata-fiaba esotica alla Ayers;
Sinking Feeling, danza onirica con organo "manzarekiano";
costruzioni armoniche assai complesse che si formano poco a poco sovrapponendo
o alternando eventi sonori tratti dalla musica da ballo moderna e dalla
musica psichedelica dei Sixties.
Infected (1987) accentua il surrealismo folk di Johnson, fatto di ritmi
impazziti e di arrangiamenti sbilenchi, ma abbandona l'atteggiamento da
cantautore tenero e introverso per una audace condanna dei mali del secolo:
la ballata "dylaniana" Sweet Bird Of Truth (anti-imperialista),
l'hip-hop frastornante di Infected (sull'AIDS),
il mambo voodoo di Heartland (sul crepuscolo della madrepatria)
e il bebop da film noir di Twilight Of A Champion sono pervasi da
un tema ricorrente di lascivia e auto-distruzione, e nell'insieme compongono
una visione apocalittica della decadenza dei costumi nella civilta` occidentale.
Le sue canzoni metaforiche trascendono le limitazioni armoniche dei generi da
ballo e ricordano gli esperimenti sulla folk song dei cantautori piu` involuti
del Greenwich Movement, nonche' il soul bianco d'autore di Todd Rundgren.
Mind Bomb (Epic, 1989), sempre a nome The The, esce a un solo anno
dal precedente, fatto per lui insolito, ma non ha perso nulla
dell'efficacia quasi "brechtiana" delle allegorie di quello.
Il disco vanta anzi un impatto viscerale che mancava ai dischi precedenti:
culmine delle mille e mille incarnazioni dei The The, il power-trio di
David Palmer (batteria), James Eller (basso) e Johnny Marr (ex Smiths,
chitarra) costituisce un complesso serrato e affiatato, nonche' di gran
classe.
I brani cardine sono dei veri e propri sermoni dai toni messianici; le musiche
che li sorreggono sono pero` tutt'altro. Armageddon Days Are Here vive del
contrasto fra un caracollante ritmo skiffle che ricorda un'imitazione
degli anni '50 fatta dagli Stray Cats e una melodia grottesca per coro
di bassi che sembra uscita da un cabaret decadente degli anni Venti (e un testo
che parodizza il declino della civilta` occidentale).
La retorica da "angry young man" di Johnson dilaga
in particolare nell'arringa furibonda di
The Beaten Generation, un ragtime gioviale con un "sing-along" da
folk revival come si usava ai tempi di Pete Seeger.
Gran parte del merito va all'arrangiamento e alla sceneggiatura di questi
piccoli "kammerspiel", a partire dal duetto "notturno" con Sinead O'Connor,
Kingdom Of Rain. Good Morning Beautiful trasuda un'atmosfera di
suspence, che si va via via riempiendo/stratificando di eventi sonori
(fiati rhtyhm and blues, un pianoforte che ripete sempre la stessa figura
melodica, l'armonica blues, cadenze apocalittiche) mentre Johnson recita
esagitato e psicotico, su sovratoni da teatro espressionista.
Esemplare della ricchezza e dell'eleganza delle armonie e` l'autunnale jazz da
camera in cui e` cullata August And September.
Uno dei momenti di massimo pathos e` Gravitate To Me, che inizia come un
blues desolatissimo, ma poi viene scosso da vibrazioni funk (un triplo ritmo
sincopato di basso, chitarra e seconda chitarra, con contrappunto di pianoforte)
in un crescendo tanto improvviso quanto irresistibile.
Anche The Violence Of Truth comincia in sordina (un cincischiare soul
dell'organo, un grido d'armonica), ma poi prende piede una cadenza vertiginosa
da ballo.
Tutte le canzoni acquistano la loro identita` attraverso un tale processo di
metamorfosi che parte da un qualche suggestivo pretesto strumentale e si
sviluppa fino a costruire un'armonia rock dal piglio grintoso e dal taglio
trascendente. Il tono di Johnson, che e` poi quello che da` un senso
all'operazione, e` sempre fra l'amaro e l'ispirato, l'invasato e l'addolorato.
Struggente e seducente, quest'opera e` forse il capolavoro del genio
indefinibile di Johnson.
Dusk (Epic, 1992 - Sony, 2007) e` tutto il contrario:
i suoi brani, caratterizzati da testi malinconicamente esistenziali,
sono ambientati in un paesaggio sonoro che e` improvvisamente
deserto, chitarra acustica, armonica e organo Hammond, come in un improbabile
incrocio fra il progressive-rock e un bluesman della Grande Depressione.
Per ritrovare la poetica "maudit" di Johnson bisogna scavare fra le note
di This Is The Night, un valzer in bilico fra teatrino "glam" e Queen,
di Lung Shadows, un incubo jazz per tromba, bisbigli e languori
elettronici, di Lonely Planet, un inno quasi gospel attorno a cui
l'arrangiamento orchestrale costruisce un'atmosfera apocalittica.
La logica del melting pot di Dusk
(il pop soffice alla
Smiths
in Slow Emotion Replay,
il rhythm and blues con venature
Led Zeppelin
in Dogs Of Lust,
la ballata marziale di
Neil Young
in Love Is Stronger Than Death,
un po' di funky-jazz in Sodium Light Baby)
e` una rifondazione della canzone rock,
che si traduce pero` talvolta in un "soft-rock" piuttosto tedioso.
Il tributo a Hank Williams di Hanky Panky (Epic, 1994), per
quanto di gran classe, lascia il tempo che trova.
Nonostante gli alti e bassi della sua carriera,
Johnson rimane soprattutto, con Nick Cave e pochi altri, uno dei grandi
maestri di "dizione" della musica rock.
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Matt Johnson's The The,
reveled in haunting atmospheres and dejected themes, the subtle and
often cacophonous arrangements creating a permanent sense of terror and
paranoia.
Soul Mining (1982) already contained the embryonic elements of his
future investigations: polyrhythmic dance music, pop-soul melodies, tribal
world-music, oneiric acid-rock, noir ambience. The
gloomy and desperate lullabies of Infected (1987), the
more visceral and emphatic sermons of Mind Bomb (1989), perhaps his
best orchestrated work, and the
philosophical meditations in a depleted soundscape of Dusk (1992),
his most self-indulgent work, refined the persona of a real "auteur" of
dance-pop.
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