Thin White Rope
(Copyright © 1999-2017 Piero Scaruffi | Terms of use )

Exploring The Axis , 7/10
Moonhead , 6/10
In The Spanish Cave , 6/10
Sack Full Of Silver , 7/10
Ruby Sea (Frontier), 5/10
Mummydogs , 5/10
Links:

If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
Scroll down for recent reviews in english.
I Thin White Rope, gruppo della cittadina universitaria di Davis, a meta` strada fra San Francisco e Sacramento, proposero negli anni '80 un'originale variante del roots-rock che intersecava il revival psichedelico allora in corso (il "Paisley Underground") e si riallacciava persino all'acid-rock degli anni '60, preannunciando al tempo stesso il "desert-rock" degli anni '90. Il protagonista della musica e delle storie era Guy Kyser, cantante dal registro cupo, alto e tremante, ma soprattutto bardo visionario che vivisezionava il milieu dei giovani colti californiani e ne interpretava l'angoscia esistenziale.

Il sound di Exploring The Axis (Frontier, 1985) era un rock aspro, sobrio, spigoloso, una sintesi calibrata di stili che andava dalle ballate grass-root ai maxi-feedback dell'acid-rock, dal blues-rock macabro dei Quicksilver al folk-rock nevrotico di Neil Young: accanto alle melodie piu` devianti di Disney Girl ed Exploring, marchiate dagli ubriacanti assoli di Roger Kunkel, memori dei boogie sudisti, si trovano quadriglie scapigliate come Down In The Desert (il loro capolavoro), Eleven, Dead Grammas On A Train, Real West, tutti intrisi peraltro di una sofferta maturita` autobiografica.
L'incedere ipnotico del loro raga-country lambisce toni mistici alla Television (Lithium) e apocalittici alla Stooges (Three Song).
Il tono anemico e il paesaggio desolato vennero esasperati da Moonhead (Frontier, 1987), che indulge in un grigio, indolente, e prolisso acid-rock (vedi la title-track).

Strani umori pervadono l'EP Bottom Feeders (Zippo, 1987), con il canto di Kyser sempre piu` suggestivo e un andamento altalenante quasi da preghiera mediorientale (Macy's Window), comunque onirico e trascendente, quando non sinistro e minaccioso (Valley Of The Bones, una delle loro canzoni piu` memorabili). E` un saggio di altissima classe da parte di uno degli "storyteller" piu` ammalianti d'America e da parte di uno dei complessi di accompagnamento piu` smaliziati, capace di mettere insieme cadenze blues marziali e rintocchi psichedelici di chitarra in una varieta` sterminata di variazioni.

Su In The Spanish Cave (Frontier, 1988), album registrato frettolosamente, si salvano soltanto Red Sun e Mr Limpet, e l'atmosfera e` quella del country-rock.

Ma Sack Full Of Silver (Frontier, 1990) riassunse quelle diverse ispirazioni coniando un rock chitarristico free-form in cui l'improvvisazione ha una parte importante, ma sempre al servizio della melodia e dell'atmosfera in generale. I brani "narranti" (l'eroica Americana) si avvalgono in maniera particolarmente efficace di queste architetture sonore al limite della dissoluzione Hendrix-iana. Altri, avvolti in quelle cartilagini delicate di accordi su cui scivola ineffabile il baritono di Kyser, sembrano degli sketch impressionisti, sfocati da una forte qualita` onirica. Non stupisce allora che i Thin White Rope ricorrano a danze orientali, come nell'epico Whirling Dervish, o a feedback da fondo scala, come in Diesel Man, per rendere ancor piu` astratta una musica che e` sempre piu` una teoria di se stessa. Ne' che si levi il gospel solenne di The Ghost a immortalare un album-idra, dai mille sapori, e di una perfezione quasi barocca. In tutti i pezzi e` fortissima la base country.

Ants Are Cavemen comparve soltanto su singolo.

Ruby Sea (Frontier, 1991), l'ultimo album prima dello scioglimento, con il Bartender's Rag, la Fish Song e la Clown Song, non aggiunge molto di nuovo al repertorio, salvo forse "investire" maggiormente nella profondita` psicologica attraverso sonorita` eccentriche (Midwest Flower, Puppet Dog).

Kyser, cantore commosso e dolente di un dramma generazionale, degno erede dei grandi bardi giovanili Westerberg e Mould, canta in un registro roco e sgolato da cercatore d'oro rimasto senz'acqua nel deserto. Il vero motore del sound e` pero` l'asse Roger Kunkel (chitarra) - Matt Abourezk (batteria). Il secondo e` diventato una fenomenale macchina del ritmo, il primo e` tanto funambolico quanto compassato, sempre in evidenza lungo uno spettro molto ampio di riff mozzafiato, cavalcate epiche, quadriglie marziali e distorsioni devastanti. Hanno ripreso la lezione dei Meat Puppets e l'anno immersa ancor piu` fra i cactus e la sabbia del deserto.

I Thin White Rope avevano inventato un nuovo modo di scrivere ed eseguire canzoni rock, ma forse non se n'erano mai accorti. Da Down In The Desert a The Ghost la loro era stata la colonna sonora del deserto, ma un deserto interiorizzato, un deserto di emozioni lente e allucinate.

When Worlds Collide (Munster, 1995) e` un'antologia, e The One That Got Away (Frontier, 1993) e` un doppio dal vivo.

Nel 1996 Guy Kyser formo` i Mummydogs.

Roger Kunkel formed the Acme Rocket Quartet, devoted to noir jazz and bluesy ballads on Acme Rocket Quartet (1996), Ultra-High Frequency (1998) and Sound Camera (2004).

Guy Kyser formed the Mummydogs, that finally released Mummydogs (Frontier, 2002). Thin White Rope's epic/noir ecstasy lives again in the lead-off track, Dark Green Car (coupled with delicate blues textures and a growl a` la Captain Beefheart), in Zulu Time and in Pearl, with a touch of Nick Cave-ian atmospherics. Elsewhere, the quartet indulges in a childish square-dance (Red Bandana), and an instrumental that toys with Ennio Morricone (Tuco's Theme), but cannot match the visionary depth of Thin White Rope.

Thin White Rope's last bassist, Stooert Odom, formed Graves Brothers Deluxe that released Light (Good Forks, 2005).

(Translation by/ Tradotto da Patrizia Contri)

Roger Kunkel ha formato il Rocket Quartet Acme, dedito al noir jazz e alle ballate blues negli album Acme Rocket Quartet (1996), Ultra-High Frequency (1998) e Sound Camera (2004).

Guy Kyser ha poi formato i Mummydogs, che hanno lanciato il disco Mummydogs (Frontier, 2002). L’estasi noir/epica dei Thin White Rope rivive nella traccia iniziale Dark Green Car, (abbinata a delicate texture blues e ad un growl à la Captain Beefheart), in Zulu Time e in Pearl, con un tocco atmosferico in stile Nick Cave. Altrove, il quartetto si abbandona a un infantile quadriglia (Red Bandana), e ad un pezzo strumentale che strizza l’occhio a Ennio Morricone (Tuco’s Theme), ma non riescono mai a raggiungere la visionaria profondità dei Thin White Rope.

Stooert Odom, l’ultimo bassista dei Thin White Rope ha infine formato i Graves Brothers Deluxe che hanno pubblicato l’album Light (Good Forks, 2005).

What is unique about this music database