Walkabouts


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See Beautiful Rattlesnake Gardens , 6.5/10
Weight And Rivers, 6/10
Cataract , 7/10
Scavenger , 6.5/10
New West Motel , 7/10
Setting The Woods On Fire , 6/10
Devil's Road , 6/10
Nighttown , 6/10
Trail Of Stars , 6/10
Ended Up a Stranger , 5/10
Acetylene (2005), 5/10
Travels in the Dustland (2011) , 4/10
Chris And Carla: Shelter For An Evening , 6/10
Chris And Carla: Life Full Of Holes , 5/10
Chris And Carla: Swinger 500, 6/10
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Few roots-rock outfits managed to fuse the domestic tone and the epic tone the way Seattle's Walkabouts did. Chris Eckman's melancholy elegies, Carla Torgeson's solemn and mournful harmonies, and a folk-rock sound that recalled a noisier Fairport Convention, led to the vibrant Cataract (1989) and to the prophetic and desolate Scavenger (1991). After the vast fresco of New West Motel (1993), which possibly remains their masterpiece, the tighter and more austere Setting The Woods On Fire (1994) began a progression towards ever more eccentric arrangements: Devil's Road (1996), with a symphony orchestra, Nighttown (1997), driven by strings and keyboards, Trail Of Stars (1999), which incorporates electronic instruments.
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Il repertorio dei Walkabouts costituisce uno dei tesori piu` preziosi del roots-rock Americano degli anni '80. Le malinconiche canzoni di Chris Eckman e le armonie vocali di questi con Carla Torgeson hanno il potere suggestivo che scaturisce dalla fusione fra tono domestico e tono epico.

Esordito nel 1985 con il singolo Amy Grant e l'EP 22 Disasters (Necessity), il gruppo sfoggiava un sound dimesso, incerto, ambiguo, sulla falsariga dei Feelies, aumentato da melodie e armonie dal fascino quasi grandioso.

Canzoni orecchiabili e cadenzate come Tools Of The Trade e Hope In Anchor li fecero assimilare al revival del folk-rock (R.E.M., 10,000 Maniacs), ma in realta` il loro jingle-jangle era limitato alla timida chitarrina del leader e in ogni caso il loro folkrock era influenzato dal punkpop dei Buzzcocks e dal garage-rock, come dimostrato nell'anthem del disco, Ask Me Another, con un trascinante riff chitarristico e un ritornello vibrante. L'eclettismo del duo era evidente anche nell'orientaleggiante Trouble Time, con violoncello e armonie vocali di Torgeson (l'insieme ricorda i Family) e nella title-track, che l'organo di Torgeson trasforma in una canzone atmosferica alla Joy Division. Il forte del disco erano soprattutto le melodie.

I Walkabouts divennero un po' i Fairport Convention del college-rock con il primo album, See Beautiful Rattlesnake Gardens (PopLlama, 1988). Il sound era in realta` influenzato in egual misura dal folk britannico e dal country & western americano, ma il formato prediletto da Torgeson e compagni era effettivamente quello della ballata, sia nella versione scorrevole del country-rock (Jumping Off) sia in quella solenne dell'Ottocento (John Reilly), anche se lo spirito eccentrico di Eckman e del suo ensemble trapela meglio da Laughingstock (con un impianto simile a quello di Down In The Desert dei Thin White Rope) o Glass Palace (ispirata ai rock and roll enfatici di Springsteen) o ancora a brani strumentali come Ballad Of Moss Head, dall'andamento quanto meno surreale.

L'album successivo, Weight And Rivers, sarebbe rimasto inedito, ma vantava un sound piu` levigato e manieristico, e aggiungeva al repertorio maggiore almeno l'ariosa ballata di Linda Evans e le cascate di accordi psichedelici di Cyclone.

Cataract (SubPop, 1989), l'album che li fece conoscere a un pubblico piu` ampio, propone la stessa lezione di folkrock "domestico", ma con uno spirito piu` intrepido. Alcuni brani sono suonati con il piglio barbaro dei Camper Van Beethoven (Bones Of Contention), e altri con quello metafisico dei Thin White Rope (Whiskey XXX). La componente realista della loro arte viene a galla con Smokestack, scenetta alla Randy Newman con tanto di tuba, e soprattutto con Hell's Soup Kitchen, eseguita con l'impeto epico di Warren Zevon. Al tempo stesso profonda e creativa, la ballata dei Walkabouts costituisce una conquista importante del college-pop.
Nei numeri piu` manierati sembra di ascoltare un complesso inglese del folk revival (la medievale Whereabouts Unknown, la giga epica di Drille Terriers, lo strumentale al galoppo di The Wicked Skipper, il valzerone di Specimen Days), oppure i boogie in chiave atavica dei Jethro Tull (End-In-Tow), o ancora i Led Zeppelin rurali di When The Leevee Breaks (Home As Found). Piu` che di college-pop si dovrebbe in effetti parlare di "college-folk".

L'EP Rag & Bone, con Anvil Song, apri` la strada all'ancor piu` lineare Scavenger (SubPop, 1991) secondo un itinerario che e` sempre molto personale, anche se ha perso qualcosa del melodismo e della spontaneita` degli esordi. Gli arrangiamenti, che si avvalgono ora anche delle tastiere di Glenn Slater, favoriscono una rielaborazione piu` suggestiva dei generi passati (Where The Deep Water Goes e River Blood pescano anche dal folklore nero) e acuiscono il tono fatalista dei cantanti, l'ambientazione delle loro allegorie in scenari desolati. Un tono profetico sospinge l'epico richiamo di Dead Man Rise e il comando vibrante di Stir The Ashes (nelle cui armonie sembra di udire persino echi dei tamburi di guerra indiani e del galoppo della cavalleria). Eckman canta sgolato Nothing Is (molto simile a Laughingstock), nonche' la sterminata e dolcissima Last Train To Mercy (uno dei loro vertici), che rispolvera Arlo Guthrie e Donovan dagli scaffali dei cantautori intimisti. Le loro criptiche riflessioni sul destino dell'individuo sfoggiano la poetica sobrieta` e la lugubre compostezza delle epigrafi sulle lapidi.

Continuando la progressione che li aveva portati dallo stile amatoriale del primo album allo stile smaliziato di Scavenger, i Walkabouts pervennero allo stile barocco del monumentale New West Motel (Subpop, 1993), avendo aggiunto Bruce Wirth al violino e al mandolino. Attraverso rielaborazioni moderne dello spirito folk (Jack Candy) e country (Your Hope Shines) i Walkabouts mantengono la promessa di diventare i Fairport Convetion degli anni '90. Ma il disco pullula di novita`, felicemente amalgamate. Da un lato il gruppo adotta pose piu` dure, fino a lambire lo stile di John Mellencamp in Drag This River: un trotto piu` sostenuto e un'elettricita` piu` violenta puntellano infatti le storie fataliste di Sweet Revenge e Glad Nation's Death Song.
Dall'altro la cura per la "scenografia" della canzone crea i presupposti per atmosfere sempre piu` sofisticate. Nell'epico galoppo di Sundowner si avverte l'influenza tanto della musica country quanto delle colonne sonore di Morricone. Nella lunga ballata Grand Theft Auto la tensione viene tenuta da un tempo martellante di organo e da una forte distorsione di chitarra. Il pigolio del violino, il tribalismo della batteria e il mugolio dell'organo sostengono la melodia sibillina di Break It Down Gently. Ancora una volta il sestetto non sbaglia un arrangiamento. Ciascuna scena dell'affresco e` colorata in maniera vivida e ripresa da un'angolatura suggestiva.
I due cantanti si complementano in maniera suggestiva, lei piu` solenne e orgogliosa, lui frustrato e rabbioso. Le due voci si rincorrono per i meandri esistenziali di questo disco, forse senza mai trovarsi. Un minimo eccesso di emotivita` (o forse di commozione) ne fa anche una raccolta di piccoli inni alla gente comune, alle sue tragedie e ai suoi sogni impossibili.

L'atmosfera austera e solenne di Setting The Woods On Fire (SubPop, 1994), con arringhe accorate come Good Luck Morning, Feeling No Pain nella tradizione del rock proletario, segna un altro passo verso il folk-rock umanitario vagheggiato da Chris Eckman. Il disco s'inalbera quando Eckman intona con piglio apocalittico Firetrap, con l'organo di Glenn Slater che rintocca a requiem, o quando Torgerson si lancia al galoppo nel lamento di Pass Me On Over. Piu` che i Fairport Convention e` Neil Young a troneggiare sul valzer marziale di Bordertown, su quello funereo di Up In The Graveyard, sul country-rock dinoccolato di Promised e sulla lugubre cantilena di Night Drive. L'album contiene in nuce anche quello di un gruppo "grass-roots", impegnato a strimpellare con ruvida e fosca lena l'honky-tonk di Old Crow e il boogie-soul di Hole In The Mountain. I due leader si alternano al canto, lei piu` passionale e domestica, lui piu` epico e metafisico.

Nel frattempo era stato pubblicato anche l'album di cover Satisfied Mind (SubPop, 1993).

Gli arrangiamenti orchestrali di Devil's Road (Virgin, 1996) fanno pensare che il gruppo voglia scrollarsi di dosso l'etichetta folk-rock, ma le commoventi The Light Will Stay On, When Fortune Smiles e Christmas Valley del caso sono invece piu` radicate che mai in quella tradizione. Il nuovo corso in fatto di produzione porta pero` alla luce le somiglianze con Nick Cave e tutta la musica enfatica di derivazione religiosa.

Eckman cambia profondamente stile con Nighttown (Virgin, 1997), un album arrangiato in maniera spregiudicata, con violini, violoncello e le tastiere ora elettroniche di Slater (Tremble Goes the Night). E` la controparte "urbana" al clima rustico del precedente.

That idea was more fully explored on Trail Of Stars (Glitterhouse, 1999), that also features violin, cello, clarinet, viola, trombone, piano, synthesizer, mellotron, tapes, samples and electronics, besides Fred Chalenor on bass. The effort pays off in Last Tears, On The Day, Desert Skies, Gold, while Crime Story and On The Day maintain the old approach to storytelling.

Death Valley Days (Glitterhouse, 1998) is a collection of rarities.

Eckman e Torgerson hanno anche registrato alcuni dischi come Chris And Carla, in cui si divertono a suonare tutto cio` che non sarebbe educato suonare nei Walkabouts: Shelter For An Evening (SubPop, 1993), che raccoglie esibizioni acustiche dal vivo, e Life Full Of Holes (Glitterhouse, 1995). Questi dischi, specialmente il secondo, sembrano pero` semplicemente scarti dei Walkabouts (il secondo vanta uno stuolo di ospiti d'onore). Nights Between Stations (Glitterhouse, 1995) is another live album recorded in Europe and credited to Chris & Carla.
Swinger 500 (Glitterhouse, 1998) is the most creative of the duo's trilogy. Here, the duo experiments with elegant orchestration and texture, building on Walkabouts' experiments with electronics, loops, samples and noises. The resulting atmosphere is closer to trip-hop and ambient music than to roots-rock. And the instrumental Bingo Catastrophe even steals the show from the traditional ballads (best Mercury Rising and Black Rope Tied). The futuristic score of Electric Wire and the Nick Cave-ian Swinger 500 mark the borders of their new phase.

Train Leaves at Eight (Glitterhouse, 2000) e` un omaggio al folk Europeo attraverso altrettante cover realizzate con un cast d'eccezione.

Eckman e` uno dei grandi poeti americani della Frontiera, ma la sua e` la Frontiera delle piccole citta` di provincia, ancora immerse in una storia che e` quella dei Puritani e dei primi coloni. Le sue storie moderne sono in realta` intrise di simboli che datano da quell'era e che stabiliscono pertanto un suggestivo ponte fra l'ieri e l'oggi.

The Walkabouts' Ended Up a Stranger (Glitterhouse, 2001) features a more contemporary sound and less structured compositions, two facts which may add up to "experimental", to "transitional" or to "failed". Lazarus Heart, Life The Movie and Cul De Sac (and a stellar cast of musicians) keep the album interesting despite several unfocused tracks. Slater pens two instrumentals (Mary Edwards and Incidento).

Drunken Soundtracks (Glitterhouse, 2002) collects rarities, and Shimmers (Glitterhouse, 2003) is a career retrospective.

The EP Slow Days With Nina (Shingle, 2003) is a tribute to Nina Simone.

Carla Torgeson's solo Saint Stranger (Glitterhouse, 2005) is a wildly experimental work, a puzzle of vocal, electronic and rhythmic elements.

The quintet (Glenn Slater on keyboards, Chris Eckman on vocals, Carla Torgerson on guitars, Terri Moeller on drums, and newcomer Michael Wells on bass) is in excellent shape on Acetylene (Glitterhouse, 2005), an angry, political work that continues the assimilation of synthesizers, tapes and samples into their folk-rock format while partially steering towards a more aggressive sound. The problem remains in the quality of the songs: the superb performance is not enough to redeem acerbic tunes that seem to be a mere pretext to deliver Eckman's views on the world.

Travels in the Dustland (2011) is a lazy collection by talented veterans who simply sit back, relax, and play.

(Translation by/ Tradotto da xxx)

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