Minata dalla sclerosi, Victoria Williams (nata in Louisiana e sposata prima a
Peter Case e poi a
Mark Olson dei Jayhawks)
canta bozzetti realisti con voce da ragazzina.
Happy Come Home (Geffen, 1987) e` un'opera arrangiata
e pesantemente influenzata dalla personalita' di Van Dyke Parks, che comunque
le consente un grande volo di fantasia in TC e diverse vignette
comiche come Frying Pan, Opelousas e Happy.
Sul secondo album, Swing The Statue (Rough Trade, 1990) Williams
trova l'equilibrio fra una concisione degna dell'haiku
(On Time), la maestosita' del gospel (Holy Spirit), la
filastrocca domestica (Why Look At The Moon)
e l'affresco sociale (Summer Of Drugs, Sidewalks of the City).
Questa volta gli arrangiamenti sono dimessi.
Nel 1992 le venne diagnosticata la sclerosi.
Loose (Mammoth, 1994)
riprende invece gli arrangiamenti barocchi del primo
album, ma li sposa a un umore molto piu` personale e talvolta depresso
(nelle canzoni ossessionate dalla morte come
Happy To Have Known Pappy, Harry Went To Heaven,
Century Plant).
Nei momenti migliori la cantante, dotata di un suggestivo registro jazz,
ricorda Tom Petty (Crazy Mary), Van Morrison (You R Loved)
Leonard Cohen (My Ally),
Joni Mitchell (Hitchhiker's Smile, con sitar e flauto),
Donovan (Sunshine Country),
Alex Chilton (Polish Those Shoes).
L'album si avvale della collaborazione di un numero impressionante
di amici celebri.
Capace di cavalcare tanto rock (Get Away), quanto jazz
(Waterfall) o country (When We Sing Together), Williams
dimostra che la sua dote principale non sono le liriche o gli arrangiamenti
o gli ospiti d'onore, ma la sua voce.
Cio` non toglie che gli arrangiamenti, ispirati non solo a
Van Dyke Parks ma anche ad altri maestri dell'orchestrazione folk come
Randy Newman e Lee Hazlewood, costituiscano un fattore importante per
caratterizzare l'album.
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Victoria Williams followed
Happy Come Home (1987), arranged and produced by Van Dyke Parks,
with Swing The Statue (1990), an eclectic and austere collection
that mixed her childish warble, elegant post-modernist studies, and
personal journeys to the otherworld, while
evoking Tom Petty, Van Morrison and Leonard Cohen.
It was fitting that she eventually struck a stylistic balance with the
chamber ambience of Musings Of A Creekdipper (1998).
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