X


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LA , 8/10
Wild Gift , 7/10
Under The Big Black Sun , 7/10
More Fun In The New World , 6/10
Ain't Love Grand , 5/10
See How We Are, 6/10
Hey Zeus , 5/10
John Doe: Meet John Doe , 5.5/10
John Doe: Kissingsohard , 5/10
John Doe: Freedom Is , 5/10
John Doe: Dim Stars Bright Sky (2002), 5/10
John Doe: Forever Hasn't Happened Yet (2005), 5/10
John Doe: A Year in the Wilderness (2007), 4/10
John Doe: Keeper (2011), 5/10
Alphabetland (2020) , 6.5/10
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Summary:
It was X that best epitomized the L.A. zeitgeist in the age of punk-rock. Instead of practicing the nihilism and perversion that punk-rockers often boasted, vocalists John Doe and Christine "Exene" Cervenka painted them as social ills, caused by alienation in the metropolis. The depressed litanies of LA (1980) were closer to Suicide's weltanschauung than to Sex Pistols' desperation. While not as metaphysical as the Doors, they too centered on the atmospheric portrait of the disease (dehumanization), rather than on the physical analysis of its symptoms. Unlike the Doors, who aimed for psychedelic trance, X vented anger and disgust. The album was, ultimately, a gallery of misfits, junkies, beatniks, perverts, vandals, etc. Decadent life was not the subject, it was the object of their hyper-realistic sermons. Not surprisingly, their punk-rock relied on guitarist Billy Zoom's stylistic nuances which contained strong elements of country, blues and rockabilly, genres that harked back to ordinary people and ordinary lives. Wild Gift (1981) and Under The Big Black Sun (1982) proved it: X were a roots-rock band, their vocal harmonies harked back to Jefferson Airplane, and their lyrics introduced populism of a new kind.
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Gli X rappresentarono piu` di chiunque altro la fusione fra spirito punk-rock e spirito new wave: dei primi adottarono la perversione e il nichilismo, della seconda adottarono la depressione e la disumanizzazione. In un certo senso fusero la disperazione dei Sex Pistols e e il weltanschaung dei Suicide. Rifuggendo dalla violenza brada che sarebbe stata dell'hardcore, gli X impostarono le loro litanie urbane sull'atmosfera decadente e "vissuta", tutto sommato molto piu` vicina alla realta` quotidiana della piccola e media borghesia americana. Gli ingredienti del loro sound, d'altronde, erano il country, il blues e il rockabilly. Per quanto trasformati dal loro piglio "artistico", le armonie vocali derivavano dal country, la chitarra derivava dal rockabilly e i ritmi dal blues. Infine gli X funsero da raccordo fra la generazione punk e quella hippie, fra la generazione di Patti Smith e quella dei Doors.

Gli X, John Doe (canto e basso), Christine "Exene" Cervenka (canto), Billy Zoom (chitarra) e Don Bonebrake (batteria), incidono il primo singolo, We're Desperate, nel 1979. La loro ascesa nell'Olimpo del beach punk e` fulminea. Pochi mesi dopo escono il 45 giri Los Angeles, un marziale hard rock subito assurto a inno dei punk locali, asciutta visione della squallida e violenta esistenza nella metropoli californiana, e l'album LA (Slash, 1980), sul quale brani come la martellante Sex And Dying In High Society e la febbrile, "doorsiana" The World's A Mess definiscono il loro programma di oltraggio e di denuncia in maniera ancora piu` esplicita. E' un sound che fonde l'intrepido, disperato delirio degli emarginati con le spensierate armonie folk della Carter Family, eredita dai Doors magie psichedeliche e agghiaccianti rituali onirici, ruba a Chuck Berry il celebre attacco scampanellante e dipinge con la foga e la ferocia dei punk un cupo affresco della decadenza morale. Sulla cadenza cingolata dell'heavy metal la nenia sciatta di Nausea, manifesto e testamento alla Patti Smith, sposta di una tacca in avanti la consapevolezza punk, dalla rabbia allo schifo. Per i solchi del disco si aggira una folla inquietante di maniaci sessuali (Johnny Hit And Run, un boogie mozzafiato), teppisti (Your Phone's Off The Hook, un abrasivo rock and roll alla Stooges), tossico-dipendenti (Sugarlight), razzisti, emarginati e sbandati. Vomito, sangue e siringhe: e` la forma piu` "bassa" di iper-realismo.

Il loro e` un suono angoscioso, piu` che criminale: scontato il drumming assillante, protagonisti ne sono il canto isterico, nauseato, in trance di Cervenka, capace di lunghe scariche epilettiche con vocali finali protratte allo spasimo, il chitarrismo maniacalmente rockabilly di Zoom e i crudi testi autobiografici di vita urbana scritti da Doe. Ray Manzarek presta consulenza per l'organizzazione del suono e in qualche caso mette mano ai leggendari tasti. Inoltre le armonie vocali di Doe ed Exenka ricordano i piu` epici Jefferson Airplane, ma con la novita` che Exene ha inventato un modo anti-romantico di cantare temi romantici.

La stagione punk era gia` agli sgoccioli e gli X cominciavano a suonare roots-rock (country, blues e rock and roll) senza la frenesia e l'angoscia degli esordi, ma invece con un tono malinconico e fatalista molto vicino alla tradizionale ballata esistenziale. Con Wild Gift (Slash, 1981) lo stile accentua le propensioni per le direttrici vocali di San Francisco (i duetti vocali Doe/Exene, gli accordi country-blues di Zoom, fino a rifare il verso ai Jefferson campestri di dodici anni prima in Universal Corner e In This House). Il marchio di fabbrica del gruppo e` comunque ancora l'accoppiata di rock'n'roll e canto annoiato, che qui pennella The Once Over Twice e When Our Love Passed Out, e che talvolta (It's Who You Know e soprattutto White Girl) assume i toni della ballata di vita vissuta.
Il meglio si trova forse nelle parodie, che adottano arrangiamenti tanto spassosi quanto fantasiosi: Adult Books scorrazza a ritmo ora di cha cha ora di flamenco con un crooning alla Presley e chitarrismi hawaiani alla Ventures; Back To The Base che ricalca i "rag" satirici di Country Joe; e ancora meglio riesce Beyond And Back, un tuffo negli swinganti anni Cinquanta. Niente a che vedere con l'hardcore, ma impeccabile musica da party. Il trait d'union con le origini sono le liriche, cupe e presaghe, dominate dall'incombere della morte, dall'ineluttabilita` del crimine e dal bisogno di sacrilegi.

Continuando in quella progressione verso le "radici" musicali, Under The Big Black Sun (Elektra, 1982) segna l'adesione al movimento "grass-roots" fondato dagli amici Blasters. Il paesaggio umano di Los Angeles viene ora reso attraverso ballad dolenti e vibranti come Motel Room In My Bed e la title-track, sostenute dal forte chitarrismo rock and roll del leader. Ancora una volta a dominare sono le atmosfere sinistre, come nella danza tribale di Hungry Wolf, ma il gotico e` moderato dagli atteggiamenti da cowboy, come nel country-rock di The Have Nots. Che gli X siano soprattutto un grande combo di rock and roll lo dimostrano brani travolgenti come Because I Do e Real Child Of Hell.

I primi tre dischi degli X hanno definito la vera personalita` del gruppo, che all'inizio era stato confuso bel bailamme del beach-punk. Ciascun disco, pur non essendo un capolavoro, vanta un pugno di brani da antologia.

Con More Fun In The New World (1983), per esempio nella retorica e complessa saga di I Must Not Think Bad Thoughts o nell'anthem marziale di New World, lo stesso affresco sociale viene esteso a tutta la Nazione. Il paesaggio diventa quello degli hotel di infima categoria, dei bar, delle stazioni, dei caffe`. I protagonisti sono vagabondi, teppisti, perdenti, alcoolizzati. Il sound si emancipa ancor piu` dal gergo punk, nell'illusione di poter ripetere i fasti dei Creedence Clearwater Revival, ma al servizio di bozzetti iper-cinetici (Devil Doll e Make The Music Go Bang) che vengono sfregiati da un verboso chitarrismo di stampo heavy metal.

E' un difetto che il quinto album, Ain't Love Grand (Elektra, 1985), accentua, nonostante un trasparente intento di recupero delle matrici rock'n'roll (Love Shack, Supercharged), country (la serenata marziale di Around My Heart) e blues (Burning House Of Love, con fendenti alla Summertime Blues e ritornello sinistro alla Hendrix).

Doe e Cervenka suonano anche nei Knitters folk e country di Dave Alvin (ex Blasters). Dopo la pubblicazione dell'orrendo Poor Little Critter On The Road (Slash, 1985), Zoom viene sostituito proprio da Alvin.

Anche senza Zoom, su See How We Are (Elektra, 1987), la musica degli X continuera` a fluire avvincente (I'm Lost e 4th Of July, entrambe dello stesso Alvin) e melodica (When It Rains). L'album supera tutto sommato le incertezze dei due precedenti.

Gli X torneranno ancora con Hey Zeus (Big Life, 1993), album mediocre che si ispira al country (New Life, Everybody), ma soprattutto adotta un sound piu` commerciale, certosinamente curato negli arrangiamenti, e piu` "grunge" (anche per effetto del nuovo chitarrista, Tony Gilkyson, ex Lone Justice). Doe e Cervenka imbastiscono le gloriose armonie vocali in Someone's Watching e Cervenka trova ancora il fiato per lanciarsi in uno dei suoi hoe-down da strega campagnola, Clean Like Tomorrow. Billy Zoom, per la cronaca, ha aperto un ufficio di consulenza legale.

Gli X portarono a compimento un'importante sintesi, morale e musicale, di vecchio e di nuovo, di roots-rock e di punk-rock. Con loro la Boheme del punk californiano trovo` i suoi eroi definitivi, piu` umani di Crash e ligi alla tradizione populista del rock and roll.

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Exene Cervenka launched a prolific solo career.

John Doe, far busier as a television and cinema actor than a rock musician, released a mediocre Meet John Doe (DGC, 1990), produced with a heavy metal edge, and a humbler Kissingsohard (Rhino, 1995), that, at least in Willamette, found his true voice as a bard of the middle-class.

Doe took a while to release the next album, Freedom Is (SpinArt, 2000), a collection of refined, poetic, soulful pop (Catch Me, Ultimately Yrs, When No One Cares, Drift Away), although the standout is the grittier, X-ish Ever After. Dim Stars Bright Sky (Artist Direct, 2002), on the other hand, is a humble, subdued and melancholy collection of introspective journeys.

John Doe's Forever Hasn't Happened Yet (Yep Roc, 2005), featuring Neko Case, Grant-Lee Phillips, Dave Alvin and Kristin Hersh, inhabits the niche of classy but lo-fi roots-rock, music that harks back to the past with dignified elegance while embracing the non-commercial ethos. It gets s bit monotonous and weary when Doe indulges in bluesy ballads, but it is invigorating and inspiring when it finds the right partner or the right melody (The Losing Kind, Heartless, Hwy 5, Ready).

The material on John Doe's A Year in the Wilderness (Yep Roc, 2007) was, instead, quite bland.

John Doe continued his calm chronicle of the aging of his world on Keeper (2011), still torn between Tom Petty-ian country-rock (Don't Forget How Much I Love You), echoes of vintage cowpunk (Never Enough) and bluesy meditations (Moonbeam).

The original quartet (Exene Cervenka, John Doe, Billy Zoom, and DJ Bonebrake) reunited for their first album in 27 years, Alphabetland (2020), the rare reunion album that stands up to the classic era, a perfect evocation of the spirit and the energy of early punk-rock. The anthemic Alphabetland is a strange hybrid of Jefferson Airplane and the Ramones. Free is raw voodoo-blues number that turns into a hoedown with one of their catchiest refrains ever. Water & Wine unleashes an ebullient Chuck Berry-ian boogie. They sound positively juvenile in the manic hardcore run of Delta 88 Nightmare (an old song never released before), in the fired-up garage-rock I Gotta Fever (another old song, originally titled Heater) and in the swinging country-rock locomotive of Star Chambered. They tried too hard to go for mainstream power-pop with Cyrano de Berger's Back (that was originally included by the Flesh Eaters on their album A Minute to Pray a Second to Die) and Angel on the Road, but overall the album makes all punk bands of 2020 sound terribly inept.

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