Summary
Alice In Chains perfected a form of gloomy pop-metal and of power-ballad with Facelift (1990) and especially the stark melodrama of Dirt (1992).
Layne Staley's
psychotic vocals and
Jerry Cantrell's
sharp riffs transformed their songs into bloodsheds.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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La seconda generazione di Seattle, quella emersa dopo il boom, trovo`
negli Alice In Chains i suoi profeti. Il gruppo del chitarrista Jerry Cantrell
e del cantante Layne Staley fu infatti il piu` rapido nello sfruttare la moda,
sposando le sonorita` grunge (quelle piu` maschie dei Mother Love Bone) a
strutture melodiche di facile digestione.
Gli Alice In Chains avevano il dono di saper rendere interessante qualsiasi
spunto armonico, e vantavano un cantante fra i piu` intelligenti e passionali
della sua generazione; ma, come in altri casi a Seattle, il loro fini` spesso
per essere un sound di "produttore" (nel caso specifico: Dave Jerden), piu`
che di "autore".
L'album d'esordio, Facelift (Columbia, 1990), ricopia gli stereotipi del
genere senza sbavature: canto psicotico (Layne Staley), distorsioni roventi di
chitarra (Cantrell), cadenze truculente e marziali (Sean Kinney alla batteria
e Michael Starr al basso), ritornelli lenti e feroci.
We Die Young e` l'hit dell'anno, un grunge scurissimo con un incedere da
panzer infarcito di fratture vocali alla Robert Plant (i riff stentorei di
Jimmy Page ispirano invece Real Thing).
It Ain't Like That e` il suo alter ego piu` psichedelico e "metallico" (riff
pesante ed ipnotico, nenia eterea).
Ma la vera "maniera" del gruppo e` quella dei brani in cui costruiscono
atmosfere morbose (Bleed The Freak, con un tocco pervertito e demoniaco alla
Stooges), o in cui indulgono in lunghe, atroci agonie
(la vibrante e melodica Sea Of Sorrow e la lunga, lenta, complessa
Love Hate Love, al punto da ricordare i primi Genesis),
o in cui alternano hardrock, psichedelia e folkrock (Sunshine,
I Know Somethin');
culminando nel pathos alla Guns And Roses di Man In The Box (urlo disperato
su ritmica funky-boogie).
Tutti i brani sono abbastanza densi e solenni da indurre in
tentazione e colmi di angoscia da acuire il disagio dei kid piu` frustrati.
L'album e` abilissimo nel giostrare con i gusti prediletti dal pubblico in
quell'epoca, orfano dei Jane's Addiction e appena sedotto dai Soundgarden.
Dopo un EP prevalentemente acustico, Sap (Columbia, 1991),
che specula sull'improvvisa notorieta` del gruppo con ballate come
Brother e piece psichedeliche come Am I Inside, e dopo aver
contribuito con l'eccellente Would alla
colonna sonora di un film, nel 1992 esce il secondo album, Dirt,
una sorta di concept sulla tossicodipendenza, ma
ancora una volta pilotato da un singolo di successo, Them Bones.
Il resto della raccolta ripete
lo stesso rosario di litanie ossessivamente cupe di Facelift, ma
adottando sonorita` ancor piu` forti e metalliche, come si conviene a uno
dei principali gruppi da classifica del grunge:
Dirt (che fa la parte di Sunshine) s'impenna in un ipnotico raga;
Angry Chair si immerge in un blues lisergico copiato dai Led Zeppelin;
Rain When I Die accentua le velleita` psichedeliche;
Rooster rinnova i fasti delle loro ballate drammatiche;
la demenziale e blasfema God Smack da` libero sfogo alla loro disperazione;
Sickman sperimenta con tempi, vocalizzi e riff anomali;
l'epico corale di Would chiude l'opera in maniera toccante e malinconica.
Il grunge "progressivo" degli Alice In Chains, aperto a riforme armoniche
di qualsiasi natura, si erge sempre piu` come uno dei riferimenti fondamentali
della scuola.
Ancora una volta la musica letale di questo disco, edificata accordo dopo
accordo su citazioni della scuola hardrock, e` paranoicamente dedicata al tema
della tossicodipendenza.
A quel bagno di sangue gli Alice in Chains rimediano nel 1994 con il mini-album
Jar Of Flies, una raccolta di ballate per lo piu` acustiche e sempre
dimesse che potrebbero stare sul Nebraska di Springsteen
(Rotten Apple). Il gruppo si prende delle liberta`
nello strumentale Whale And Wasp, nella jazzata Swing On This e
nella sezione d'archi di I Stay Away.
Dirt sorpassa i tre milioni di copie vendute e
Jar Of Flies esordisce al primo posto delle classifiche di vendita.
Gli Alice In Chains sono a quel punto il gruppo piu` spudoratamente commerciale
del grunge di Seattle.
Il 1995 porta invece il pomposo e funereo hard-rock di Alice In Chains
(Columbia), all'insegna di un atteggiamento truce e torvo, di un
sound denso, plumbeo e martellante, di liriche fosche e fataliste.
Il disco oscilla pericolosamente fra la collezione di banalita` grossolane
(l'andamento ottusamente Black Sabbath di Sludge Factory) e
l'incubo infernale reso in maniera ipnotica (Brush Away),
trovando l'hit di turno con la melensa litania di Grind.
Le uniche eccezioni al rosario sono il blues acustico di
Heaven Beside You,
in linea con l'Ep precedente, e la ballad ubriaca di Nothin' Song.
E` un po' l'analogo del Tonight's The Night di Neil Young,
ma Layne Staley,
probabilmente "cotto" dalle droghe e tenuto artificialmente in vita (artistica),
si e` trasformato in uno dei cantanti piu` monotoni della storia del grunge, e
la totale mancanza di sense of humour comincia a pesare su questa musica
leggera pesante.
Le profezie di morte imminente sembrano confermate dall'abulia di quest'opera.
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