- Dalla pagina su A Tribe Called Quest di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Giuseppe Schiavoni e Stefano Iardella)

La posse di New York "Native Tongues", forse la più creativa di tutto il gruppo (Jungle Brothers, Afrika Bambaata, De La Soul, Queen Latifah), è stata rappresentata al meglio dagli A Tribe Called Quest: i rapper Jonathan "Q-Tip" Davis, Ali Shaheed Muhammad e Malik "Phife" Taylor.

Il loro People's Instinctive Travels and the Paths of Rhythm (1990), che unisce rock e soul, e contiene arrangiamenti scintillanti e amabili racconti (Bonita Applebum, I Left My Wallet In El Segundo), e soprattutto il secondo album, The Low End Theory (1991), sono stati due fra i primi tentativi di fondere jazz e hip-hop. Il secondo ospita Ron Carter al basso in Verses From The Abstract. Invece il meno innovativo Midnight Marauders (1993) è forse la loro opera più personale, e inoltre presenta le loro canzoni più articolate (Oh My God, Award Tour). Beats Rhymes and Life (1996) segna una svolta verso un songwriting più convenzionale, con molte citazioni dalla musica pop e rock, e singoli da classifica influenzati dal soul.
Il sottovalutato The Love Movement (1999) fu caratterizzato dal suono deformato, ronzante e rimbombante di Dilla che spesso rendeva i campionamenti irriconoscibili e creava un'atmosfera allucinata (Like It Like That, Pad & Pen). L'album contiene anche il singolo Find a Way e l'orecchiabile ed esilarante Da Booty.

Il movimento "Native Tongue" ha sancito l’avvento di una generazione di rapper intellettuali, che affrontano filosoficamente e sociologicamente la condizione interiore degli Afroamericani, un approccio più profondo rispetto all’iconografia stradaiola del gangsta-rap.

Q-Tip (Jonathan Davis) mostra tutti i limiti della sua estetica "astratta" nei suoi album solisti Amplified (1999) e Kamaal the Abstract (2002), che uscirà solo nel 2009 e che segnò l'incorporazione del soul (canta anche, non fa sol rap), del funk e del jazz. Dopo una lunga pausa, è tornato con The Renaissance (2008).

Ali Shaheed Muhammad realizza da solista Shaheedullah and Stereotypes (Garden Seekers, 2005), che sostanzialmente è musica easy-listening per rapper.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Phife Dawg, rapper degli A Tribe Called Quest, è morto nel 2016 all'età di 45 anni (per complicanze dovute al diabete, che gli era stato diagnosticato nel 1990), proprio quando Q-Tip e il dj/produttore Ali Shaheed Muhammed avevano lanciato progetti solisti. Questo non ha impedito ai Tribe Called Quest di riunirsi e pubblicare, dopo una pausa di diciotto anni, We Got it from Here Thank You 4 Your Service (2016), con la collaborazione di Busta Rhymes, Anderson Paak, Jack White dei White Stripes, Kendrick Lamar, Kanye West, Andre 3000 e Talib Kweli.
Un impressionante ritorno alla forma, un album progettato per essere la loro opera magnum. Evoca il suono "boom-bap" degli anni '90 sostituendo le sfumature jazz con una produzione fluida e calda (specialmente nel pezzo di apertura The Space Program). I loro inni politici di sinistra (in particolare l'energica We the People) si mescolano a momenti sentimentali (Lost Somebody e The Killing Season), mentre l'arte del contrappunto vocale è portata a un livello quasi barocco (Solid Wall of Sound) e abbondano ritornelli orecchiabili (Melatonin, The Donald).

Forever (2022) di Phife Dawg è un album postumo, e certamente non rivoluzionario. Il rapper è per lo più bloccato nel sound degli anni '90, con risultati contrastanti (Nutshell Pt 2 è forse il più attraente dei pezzi dal suono vintage), e solo occasionalmente si avventura in strutture un po' più coraggiose (Dear Dilla).


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