Fra i seguaci americani di My Bloody Valentine si contano i Catherine,
rivelati dall'EP Sleepy (March, 1993), con il concerto per feedback della
title-track. In realta` l'inno Idiot fa gia` presagire la sudditanza nei
confronti degli Smashing Pumpkins, che diventa la legge a partire
dall'album Sorry (TVT, 1994).
Le chitarre di Neil Jendon, Mark Rew e Jerome Brown, lungi dall'indulgere in
sconquassi, mantengono una gelida compostezza negli incendi che appiccano.
La batteria di Kerry Brown e' il duttile motore delle loro evoluzioni.
Saint, che spara a tutto volume il riff di Peter Gunn, e
Broken Bunny Bird, con il ritornello piu' insidioso, sono i brani
da capogiro, ma il piglio piu' Sixties di Song About Girls e il crooning
anni '50 di 2 Am aprono nuovi, non meno luminosi, fronti.
Le distorsioni apocalittiche e le melodie bisbigliate ritornano ad ossessionare
la title-track, con vertici di languore psichedelico in Funny Bunny
e di ralenti`/crescendo "pinkfloydiani" in Inchworm.
La suite di dodici minuti quasi mistica e new age di Waterfall corona questa
testarda ricerca di una terza via alla psichedelia, lontana tanto dalla
canzoncina eccentrica quanto dagli shoegazer.
Il loro formato e` decisamente quello della canzone, nel senso piu' tradizionale
del termine. Raramente il gruppo sperimenta fughe strumentali da quel modello.
Aggiornata alle mode degli anni '90, nelle mani dei Catherine diventa un'arma
affilatissima.
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