A Boston la cantante Thalia Zedek, forte del carisma dei
Live Skull, e il
chitarrista Chris Brokaw (batterista dei Codeine),
gia' compagni di liceo,
hanno dato vita ai Come.
Zedek, cresciuta in un quartiere povero di Washington, era emigrata a Boston
nel 1979. Aveva iniziato come
attricetta televisiva in uno dei tanti serial dei primi anni '80. Alla
musica rock era arrivata con due gruppi femminili, le White Women e
le Dangerous Birds (il 45 giri Emergency/ Smile On Your Face),
e aveva proseguito con i piu' sperimentali Uzi, immortalati dal leggendario
EP Sleep Asylum (Homestead, 1986 - Matador, 1993), pochi giorni
dopo che si erano sciolti.
Gli Uzi erano un quintetto, con Danny Lee alle percussioni, Phil Milstein ai
nastri, Bob Young alla chitarra e Randy Barnwell al basso.
La musica di Criminal Child e Ha-Ha-Ha era un potente rock and
roll sfigurato dall'elettronica. La ballata Gabrielle e il tour de
force sperimentale di Collections si rifacevano invece alle atmosfere
minacciose del "dark punk" britannico.
Pale Light, infine, anticipava le armonie narcotiche, lente e disgregate,
dello "slow-core".
In tutti questi gruppi Zedek si era sempre ispirata a Patti Smith, aumentando
la tensione di Radio Ethiopia con un approccio tribale e "concreto"
(rumori, tape loop, campionamenti).
La sua personalita' magnetica aveva destato sensazione e
nel 1987, dopo essersi trasferita nel Lower East Side di New York e aver
passato un periodo a disintossicarsi, la cantante era
stata assunta dai
Live Skull
(che erano reduci da due album di post-punk d'avanguardia,
in tempo per la registrazione del terzo album, Dusted (Homestead).
Zedek aveva contribuito agli ultimi album dei Live Skull con la sua
personalita', ma senza scrivere una sola delle canzoni (benche' tutti i testi).
Nel frattempo aveva avviato i Via, con il chitarrista Jerry DiRienzo, ed era
ricaduta nel suo vizio, al punto da perdere il suo lavoro diurno, essere
sfrattata di casa e ridursi alla prostituzione.
I Come nacquero quando Zedek era ormai tornata a Boston, rassegnata a una vita
di stenti. A farla resuscitare fu il chitarrista Chris Brokaw dei Codeine, che
assoldo' anche due giovani appena arrivati dalla Georgia,
Arthur Johnson (ex Bar-B-Q Killers) alla batteria e
Sean O'Brien (ex Kilkenny Cat) al basso.
I singoli Car (SubPop), doppiato dall'intensa ballata Submerge
e da Last Mistake, e Fast Piss Blues (con la tempestosa title-track e la
lunga, agonizzante Brand New Vein) furono il manifesto di una musica
altrettanto ardua e cerebrale di quella dei Live Skull, ma temperata da
atmosfere psichedeliche e da un generale passo da sonnambuli.
Eleven: Eleven (Matador, 1992), in realta' costituisce
semplicemente un altro anello nella catena evolutiva di Zedek.
A dominare, tanto nella ballata alla Neil Young di Dead Molly
quanto nel crescendo quasi in trance di Off To One Side,
tanto nella febbre elettrica di Williom quanto nella monumentale
Orbit (un'aspirante suicida che suoni un jamming desolato su un
tema blues), sono ancora le atmosfere opprimenti dei Live Skull.
Non sono brani, sono mal di testa.
Dopo il singolo Wrong Side, uno dei suoi migliori blues, esce l'album
Don't Ask Don't Tell (Beggars Banquet, 1994).
La musica e` piu` serrata, e sposa il tono rabbioso e disperato di Zedek.
Sull'album troneggia l'emozionante Let's Get Lost, un blues grandioso nel
quale gli strumenti dilagano appassionati e il canto di Zedek si adatta al
loro flusso tumultuoso.
I sei minuti da incubo di Finish Line, all'insegna di un sound cupo,
contengono la quintessenza delle litania funerea che Zedek va cantando da un
decennio.
Le loro canzoni sembrano sempre mal architettate, arrangiate e cantate. Il fatto
e` che sono canzoni che prendono corpo poco alla volta, e non a caso spesso
sfociano in finali mozzafiato dopo essersi trascinate senza apparente nerbo.
Cio` che conta e` la tensione drammatica.
In effetti sono proprio le canzoni piu` regolari e corpose,
Yr Reign e In Out, a sembrare fuori posto. Il quartetto sembra
morire dalla voglia di emulare Royal Trux
e Jon Spencer.
Ancor meno appropriate sembrano le reminescenze di Codeine nei "ralenti`" dello
strumentale German Song e dell'interminabile Arrive.
Le composizioni si fanno piu` articolate su
Near Life Experience (Matador, 1996). A vincere sembra essere proprio
lo stile dei Royal Trux.
Fermo restando l'assunto di
una musica paurosamente negativa, Brokaw e Zedek (perche' ormai si tratta
di una coppia coadiuvata saltuariamente da musicisti diversi) vi iniettano un
minimo di grinta, melodia e arrangiamento.
Il nuovo corso e` inaugurato dal blues malinconico di Hurricane,
contratto nei gemiti gutturali di Zedek e attizzato dal
solito baccano sgraziato delle chitarre, ma anche accarezzato da un violino
quasi folk e da un pianoforte quasi gospel.
Il gruppo esce definitivamente dal guscio dello "slo-core" dei Codeine con
la chiassosa e frenetica Bitten, nobilitata questa volta da un assolo
di tromba, e con il bolero esotico e marziale di Half Life.
La stanca e ipnotica Walk On's sfodera un intermezzo di marimba.
E proprio questi intermezzi valgono forse piu` delle canzoni stesse.
Brokaw prova a pennellare un paio di numeri piu` musicali:
Shoot Me First, con tono pacato e quasi fiabesco su uno strimpellio
alla Talking Heads, e Secret Number, una power-ballad trasognata ben
sceneggiata dalle chitarre.
Il canto monocorde, agonizzante e fatalista, di Zedek e` sempre piu` un ostacolo
e sempre meno un'attrazione. Il passo logico di Brokaw sarebbe di liberarsi
della fastidiosa compagna e avviare la carriera di nevrotico e cupo
cantautore solista alla Neil Young.
Gently Down The Stream (Matador, 1998), grazie a una sezione ritmica
d'eccezione (Winston Bramen al basso e Daniel Coughlin alla batteria), cambia
stile: One Piece e The Fade-Outs sono ancora litanie funeree,
ma si appoggiano a solidi barrage ritmici.
I Come scodellano persino uno Stomp a modo loro
e un trascintante A John Blues.
Lo stile della mezza eta` e` quello di Sorry Too Late e
Silk City, un sobrio incrocio fra Royal Trux e Neil Young.
La maggiore padronanza tecnica consente escursioni psicologiche di maggiore
effetto, le quali si spingono verso orizzonti sempre piu` lontani.
Riassume la loro filosofia e la loro carriera una ballata (melodica!) come
Recidivist, la quintessenza di cio` che sanno fare meglio del resto
del rock (chiaroscuri armonici, spigolosita` ritmiche, spirito desolato).
Saints Around My Neck e March
(entrambe di otto minuti) esagerano forse quel messaggio, la prima annacquandolo
nella massa di parole, la seconda traumatizzandolo con
accordi stentorei; ma l'idea rimane quella di una
ballad sofferta e negativa, di un rock scorbutico e malconcio.
La tenera Middle Of Nowhere prova persino a rallentare il ritmo e
smussare i toni, a misurarsi con i metri della ballata country, e quelli
che intonano il valzer maestoso di New Coast non sembrano davvero
i Come di un tempo.
In fondo al disco fa capolino persino un piccolo requiem per chitarra, piano
e clarinetto: Former Model.
Molti di questi brani superano i cinque minuti con disinvoltura, segno che
Brokaw e Zedek hanno molto da raccontare, prima con le parole e poi con
le chitarre.
Come gia' quella dei Live Skull, la musica dei Come esprime uno stato
molto degradato dell'emotivita' punk. I Come hanno forse compiuto il tentativo
piu` radicale di rinnovare la forma ballata dai tempi di Neil Young.
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Live Skull's vocalist Thalia Zedek and guitarist Chris Brokaw (ex-Codeine) formed Come to indulge in noisy Royal Trux-ian blues jamming and neurotic Neil Young-ian ballads. Don't Ask Don't Tell (1994) was a collection of nightmarish streams of consciousness.
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