Down By Law
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Down By Law , 6/10
Blue , 5/10
Punkrockacademyfightsong, 6/10
All Scratched Up, 5/10
Last Of The Sharpshooters, 5/10
Fly The Flag , 4/10
Windward Tides and Wayward Sails (2003), 4/10
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La "voce" dell'hardcore melodico, Dave Smalley, reduce da tre esperienze importanti (DYS a Boston, Dag Nasty a Washington, All a Los Angeles), e' tornato a galla con i Down By Law, una sorta di supergruppo comprendente membri dei Clawhammer (Chris Bagarozzi) e dei Chemical People (Ed Urlich e Dave Nazworthy).

I loro primi due album, quello d'esordio dell'Aprile 1991, ancora imbevuto di preoccupazioni sociali (American Dream), e Blue (Epitaph) dell'Ottobre 1992, con Last Brigade, sono la quintessenza del "pop-punk", intrisi di accordi di potenza, cadenze trascinanti e ritornelli orecchiabili.

Una formazione completamente rifatta registro' nel 1993 due singoli, Yellow Rat Bastard (Breakeven Point) e DC Guns (Selfless).

Su Punkrockacademyfightsong del 1994 la chitarra arroventata di Sam Williams e il batterismo fracassone di Hunter Oswald (entrambi provenienti dalla Florida) trasformano le tiritere di Punk Won e Haircut in candelotti di dinamite. Fra una 500 Miles traboccante di sincero pathos e una Heroes And Hooligans che sfiora la passione di Tommy si compie la maturazione di uno degli uomini-simbolo del movimento hardcore. Cosi' irrobustito, il sound puo' far concorrenza ai gruppi da classifica, anche se conserva quel tanto di esagitato e fuori misura che e' tipico degli eroi punk.

Il 1996 porta un album doppio, All Scratched Up, eccessivo in tutti i sensi. L'inno marziale di Independence Day e lo slogan altisonante di True Music sono nobili e sinceri, ma rendono anche ridondanti gli altri brani. La novita` principale e` forse un certo recupero della spensieratezza degli anni '60: il gioviale e trascinante Cheap Thrill, la cadenzata e corale Gruesome Gary, le armonie power-pop di Ivory Girl.

Dave Smalley non ha intenzione di riposare, neppure dopo un disco monumentale come All Scratched Up, in cui sembrava aver dato tutto cio` che poteva ancora dare. Su Last Of The Sharpshooters (Epitaph, 1997) e` di nuovo alla carica in USA Today e Get Out, ma i ritornelli si fanno sempre piu` scontati, e le schitarrate si assomigliano tutte inesorabilmente l'una all'altra. Non c'e` dubbio che Smalley sia il piu` onesto cantore della disperazione urbana quando si lancia in arringhe come Factory Day e Self-Destruction, e forse, smussando qualche spigolo e puntando piu` sul populismo alla Springsteen, potrebbe diventare proprio un eroe di quella generazione di punk di strada ormai cresciuti e diventati operai. Urban Napalm, dall'alto dei suoi cinque minuti, e` li` a dimostrarlo.

Eterno instabile, Smalley ben rappresenta l'irrequietezza della sua generazione che a tutt'oggi non ha ancora capito cosa stesse cercando. Forse non ha ancora trovato al risposta alla domanda "If I change my way/ will I see better days?" (Dead End su Blue).

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(Translation by/ Tradotto da xxx)

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Smalley continues to rant and rave, but Fly The Flag (Go Kart, 1999) and Windward Tides and Wayward Sails (Golf, 2003) still lack good material. One thing is to be a hero of the revolution, one thing is to be a musician.
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