Los Angeles' Grant Lee Buffalo, led by Shiva Burlesque's guitarist Grant Lee Phillips, penned Fuzzy (1993), whose style was power-pop that sounded like folk music, an odd hybrid of American Music Club, Woody Guthrie and Big Star.
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I Shiva Burlesque erano una formazione emarginata di Los Angeles.
Registrarono due album di psichedelia tenue e dimessa,
il primo nel 1987 (per la Nate Starkman) e Mercury Blues (Fundamental),
uscito nel 1990. Il primo, in particolare, e` uno dei migliori esempi di
blues-rock melodrammatico dai tempi dei Doors.
Quando i Shiva Burlesque si sciolsero nel 1989, il chitarrista
Grant Lee Phillips
si porto` dietro la sezione ritmica (il batterista Joey Peters e
il bassista Paul Kimble) e formo` i Grant Lee Buffalo.
Di fatto l'album Fuzzy (Slash, 1993) e` un'opera solista, tanto forte
e` il marchio della sua personalita`. E` uno dei lavori che segnano il ritorno
alla musica acustica. Phillips non ha pero` in mente il country, ma il folk,
nonche' una forma austera di powerpop.
Le composizioni migliori (Fuzzy e
The Shining Hour) sono chiuse fra le atmosfere rarefatte degli American
Music Club, l'impegno sociale di Woody Guthrie e le melodie orecchiabili dei
Big Star.
E soprattutto si avvalgono di un impianto sonoro accattivante, come
il prezioso arrangiamento della swingante The Shining Hour, che mutua la
cadenza e qualche tocco di classe dagli anni '50, o la trasognata,
languida cantilena di Fuzzy.
Schiudono nuovi orizzonti invece Wish You Well,
forte di un tessuto #melodico piu` vibrante
(anche se a tratti sembra di ascoltare Elton John#),
e il tributo al voodoo di Dixie Drug Store
(per la verita` un boogie leggero alla Lou Reed);
e suggella il disco il lungo delirio di Grace, un raga incalzante sulla
falsariga di Sister Ray (Velvet Underground).
Un po' dappertutto spunta il fantasma di Dylan
(il Phillips di Jupiter And Teardrop ha imparato a memoria la lezione
di Knockin' On Heaven's Door) e in generale i Grant Lee Buffalo, recuperando
anche loro sonorita` "grass-roots" da una prospettiva torva, non fanno che
estendere la linea genealogica di Los Angeles che ha congiunto gruppi come
Green On Red, Dream Syndicate e Gun Club.
Mighty Joe Moon (London, 1994) ripercorre quei sentieri rurali con cuore
ancor piu` puro, con un respiro ancor piu` lungo in Honey Don't Think e
la title-track.
A risuonare da un punto all'altro del disco e` il piglio apocalittico di
Lone Star Song, il blues psichedelico che funge da tema principale e che
alimenta idealmente il misticismo dei momenti piu` intensi, come nella
vertigine di simboli di Sing Along, e il fervore di alcuni sermoni alla
Nick Cave, come quello di Demon Called Deception.
A trionfare sono pero` il bisbiglio spettrale di Happiness, nadir di una
depressione nervosa alla Nick Drake, e la monumentale Side By Side,
un'arringa esistenziale gridata al vento che si riallaccia a Wish You Well.
All'interno di tanto dolore stonano, ma in maniera suggestiva,
l'impianto barocco-psichedelico di Mockingbirds (alla Eleanor Rigby)
e quello etereo-spaziale di Drag (alla Wish You Were Here).
Copperopolis (Slash, 1996) si avvale di Ralph Carney al sax. Phillips
e` diventato adulto e propende per i toni epici della ballata domestica della
Band (Even The Oxen), di Tom Petty (Homespun),
di Bruce Springsteen (Bethleham Steel).
Un paio di numeri sembrano concessioni al pop
(The Bridge, Arousing Thunder), ma
Le liriche di Phillips, sempre cinematiche ed enfatiche, sono compensate
da una voce che alterna tenore e falsetto e da una chitarra, spesso acustica,
che vortica come una girandola al vento.
Kimble, che aveva anche prodotto i dischi precedenti, lascia il gruppo prima
di Jubilee (Warner Bros, 1998). L'album e` il piu` accessibile della
loro carriera. Il talento di Phillips non si discute, ma
Truly Truly e Change Your Tune sembrano uscite da un disco
di John Lennon, mentre APB e My my My sono dei boogie da saloon
degni degli ZZ Top. La revisione del loro stile e` drastica e dolorosa.
Se l'enfasi patetica alla U2 tolgono alle loro canzoni qualcosa del loro
fascino realista, se Phillips ruba talvolta il ruolo di maledetto a Cobain,
se le pose da predicatore non si addicono al loro dimesso country-rock,
l'insieme di tutte queste contraddizioni ha certamente il pregio
dell'originalita`.
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