Summary.
Somewhat related to this atmospheric and psychological school were the electronic vignettes of His Name Is Alive, the brainchild of Michigan's multi-instrumentalist Warren Defever who employed different female singers for each album, Rhythm was optional on Livonia (1990), an experimental work that indulged in tape loops and samples but mostly relied on an elegant combination of ghostly neoclassical vocals and surreal electronic effects. Guitars were given more prominence on Mouth By Mouth (1993), and the group sound was more earthly, bridging Laurie Anderson's musical theater and dream-pop. The sophisticated, almost ambient Stars On E.S.P. (1996), was reminiscent of Brian Wilson's productions but in a skewed, unorthodox way. Defever's arrangements did not shun the obvious: they recreated the obvious in another dimension.
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Gli His Name Is Alive sono il progetto del polistrumentista
Warren Defever, proveniente da un sobborgo di Detroit, Livonia.
Dopo una breve gavetta nel complesso di suo fratello,
Elvis Hitler,
Defever diede libero sfogo alla sua complessa personalita` di
compositore elettro-acustico, capace
di fungere da ponte fra le armonie vocali dell'opera e le partiture strumentali
della musica d'avanguardia.
Le composizioni di Livonia (4AD, 1990)
sono arrangiate in modo al tempo stesso pudico e suggestivo,
con il canto (Karin Oliver e Angie Carozzo)
in primo piano che indulge in registri classici e l'elettronica a riempire
il sottofondo di effetti irreali. Il ritmo e` spesso assente, a lasciare il
canto ancor piu` solo.
Il sound mostra vaghe parentele con Hugo Largo
e Pale Saints.
Forse sono proprio le composizioni piu` "nude" a dare la misura del potere
suggestivo degli His Name Is Alive, quelle piu` fiabesche e stranianti:
As We Could Ever, per voce riverberata, con le note della melodia che sfumano
l'una nell'altra; e E-Nicolle, costruita attorno a gorgheggi da soprano che si
avvitano in maniera sempre piu` barocca attorno alla dizione limpida e
cristallina della cantante. Defever vi si limita a spargere rumori elettronici
con discrezione, scegliendo pero` timbri ostici, da musica "industriale";
raffinato, ma certamente non elegante.
Grazie al suo lavoro talvolta la sensazione e` che il trio voglia coniare una
sorta di folk medievale immerso in paesaggi fantascientifici:
le vestali intonano le loro elegie classicheggianti in scenari che sono
deturpati da suoni terribili, da incubo radioattivo in If July)
e quasi infernale in Fossil; per non parlare di You And I Have Seizures,
fatto di soli solfeggi senza parole in uno spazio sonoro stipato di riverberi,
di tape loop e di campionamenti;
e del funereo salmo di How Ghosts Affect Relationships, l'unica in cui il
canto riacquista un tono umile, terrestre, quasi colloquiale, ma al tempo
stesso disperato.
Tutto sfoca in un sogno di mondi ultraterreni per noi indecifrabili, in un
gioco di identificazioni proiettive all'interno dell'aldila`, in una partita
di scacchi con l'immaginazione di uno psichiatra, in una caccia alla
sorgente del pensiero creativo.
Home Is In Your Head (4AD, 1991) e` un esercizio anche troppo
intellettuale: ventitre brevi pezzi di folk minimale alla Half Japanese.
Ritornelli appena
abbozzati (Are You Coming Down This Weekend), campionamenti nonsense
(Put Your Finger In Your Eye), filastrocche surreali
(Her Eyes Were Huge Things) e cosi` via.
There's Something Between Us era in repertorio da anni.
Dopo l'EP Dirt Eaters (4AD, 1992), accreditato a una formazione senza Oliver e
con la cantante Denise James, l'album Mouth By Mouth (4AD, 1993)
riafferma le ambizioni del gruppo con un sound appena piu` aggressivo.
Le chitarre del nuovo trio (Defever alla chitarra e ai campionamenti,
Oliver al canto e al violoncello, Frey Many alla batteria, con l'aggiunta
saltuaria dell'altra chitarrista Melissa Elliott) sono infatti in primo piano,
ma sempre in quel trepido incedere alla Feelies che rende inquieti senza
spaventare (Baby Fish Mouth, inno del loro languido surrealismo; lo
strumentale Jack Rabbits di Elliott).
Per il resto vige sempre la stessa semplice magia: il bisbiglio gentile di
Oliver, i cori che ululano da distanze infinite, il pullulare di impercettibili
rumori in sottofondo; quadretti romantici come Lip (con il canto quasi in
trance su un incalzare da bluegrass) e scenette da "Alice nel paese delle
Meraviglie" come In Every Ford di Elliott (con armonie a meta` fra il folkrock
piu` tenero e il Buddy Holly piu` naif).
Non stupisce pertanto che si
riscontri un minimo di parentela con Laurie Anderson quando la partitura
diventa un girotondo per ensemble da camera (violoncello e
percussioni in Ear) o quando la base armonica e` minimalista (Lemon Ocean).
Ma Oliver puo` andare anche oltre, immergersi in atmosfere quasi funeree, da
messa gregoriana (Cornfield, accompagnata soltanto da un violoncello suonato
come una fisarmonica), oppure quasi mistiche, da preghiera zen
(Lord, Make Me A Channel Of Your Peace).
Nelle composizioni piu` sperimentali (Drink, Dress And Ink,
Can't Go Wrong Without You, soprattutto Torso), che avvolgono la melodia
in folate di elettronica o di distorsioni, si realizza una sorta di "folk
industriale" per menti ottenebrate da tremendi traumi d'alienazione.
E` forse questa la chiave di lettura corretta anche per le canzoni
apparentemente piu` innocenti.
Sono poi stati pubblicati gli scarti di quegli album,
su King Of Sweet (Perdition Plastics, 1994).
Defever e Oliver sfogano la vocazione a questo trovadorato pudibondo in un'arte
anti-retorica e un po' idilliaca, depurata di pulsioni erotiche o macabre,
ambientata in un lussureggiante "nowhere" ("nessun luogo") da cui la mente non
potra` mai evadere.
Warren Defever si uni` poi a
Ian Masters degli Spoonfed Hybrid
per registrare il disco acustico accreditato a
ESP-Summer (Time Stereo, 1994).
Esistono anche i progetti ESP-Beetles (rumore bianco) e
ESP-Family (Time Stereo, 1994), sorprendentemente folk.
Defever has anche pubblicato nastri di composizioni cacofoniche con lo
pseudonimo Princess Dragonmom e un nastro di musica ambientale con lo
pseudonimo Control Panel.
Infine Mystic Moog Orchestra (Tantalus, 1995) e` un ensemble di musica
elettronica che improvvisa in maniera quasi jazz.
Warren Defever continuo` la sua lenta conversione alla musica pop
con il sofisticato Stars On E.S.P. (4AD, 1996), le cui tenui ballate sono
affidate al bisbiglio fievole di Karin Oliver.
Qui l'eccentricita` dei primi
tempi viene sfruttata per costruire sottofondi sonori molto surreali, quasi
ambientali, sui quali planano melodie angeliche. In passato questo "era" il
loro sound, mentre adesso quelli diventano gli elementi di un ingenioso
esercizio post-moderno di rivisitazione del rock classico. L'album e` in effetti
una raccolta di imitazioni mascherate nelle fogge piu` bizzarre. Spiccano
soprattutto le variazioni su Good Vibrations dei
Beach Boys: The Bees ne smembra la struttura
(l'organo martellante in sottofondo, il canto leggiadro);
Universal Frequencies ne astrae le parti
(la progressione ritmica viene rallentata,
la parte vocale diventa un coro natalizio
i sonagli sembrano suonati da zombie).
Gli arrangiamenti sanno ancora essere estrosi, come nel
mini-concerto di rumori percussivi, fanfare folk e strimpellii spastici di
Wall o nella Dub Love Letter per drone riverberato d'organo,
melodia indiana di flauto e staccato onirico di chitarra, o nel
twang fatale di chitarra alla Duan Eddy e battito brioso alla Associations
di Static
Defever si concede persino il lusso di suonare con nonchalance intellettuale
tre versioni alternative di Home, a sua volta revisione di un vecchio
traditional: la prima (This World Is Not My Home)
e` all'insegna del Neil Young nevrotico, la seconda
(I Can't Live In This World) e` una dolce ballata country, la terza
(Last One), e` un gospel di strada. Questo "inno" apre, chiude e divide
il disco, e ha pertanto la funzione di orientarne spiritualmente lo svolgimento
del disco. Piccolo tema di questo stadio della sua vita, simboleggia anche
l'ambiguita` di tutta la sua musica, che puo` assumere diverse personalita`
a seconda dell'arrangiamento.
Infine, Defever e` l'autore di tenui e romantiche lullaby come
Across The Street e Summer Songs, che esprimono i sentimenti
umili e stupefatti del suo animo.
All'album partecipano anche Mark Kozelek
(Red House Painters) e Ian Masters (Pale Saints),
con i quali l'anno prima Defever aveva dato vita al progetto
estemporaneo E.S.P. Dolphins.
E` un disco squisito, il cui unico limite e` un'ossessione per Brian Wilson
che rischia di trasformare His Name Is Alive negli
High Llamas americani.
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