Pistol Swing , 7.5/10
Claim Dedications , 6/10 | Links: |
I Johnboy sono un power-trio texano che ha realizzato soltanto due album, ma
il primo e` uno dei documenti piu` allucinanti del suo tempo, un disco in cui
hardcore, musica industriale e psichedelia trovano un provvisorio e
devastante punto d'incontro.
Formati nell'estate del 1991 ad Austin da Barry Stone (chitarra e canto), i Johnboy esordirono con l'EP CalYx (Undone), contenente brani esplosivi come New Jersey Roadbase (scrosci torrenziali di riff distorti a tutto volume che rivelano affinita` con Helios Creed), Bob & Cindy e Newton, che fanno pensare a discepoli di Big Black, Fugazi, Jesus Lizard.
E` l'album Pistol Swing (Trance, 1993) a chiarire la statura del trio.
Questa raccolta di uragani post-grunge e post-industriali e` la colonna
sonora di una reazione a catena dentro un reattore nucleare.
La musica, densa, caotica, dissonante,
ruota a velocita` folli attorno a un nocciolo massiccio, compatto,
impenetrabile. La scuola e` quella dei Red Krayola e dei Chrome, dei piu`
folli e violenti esperimenti psichedelici, ma applicata decisamente a un
universo sonoro che e` stato sfregiato per sempre dai collassi nervosi dei
Big Black e dalle efferatezze "industriali", ridotto a una montagna di
scorie di impulsi maniacali e di gesti disumani.
I brani sono prevalentemente strumentali (i pochi versi sono urlati nel
marasma generale, piu` che cantati) per esaltare al massimo la violenza
delle schitarrate casuali di Stone, del basso rimbombante di Tony Bice,
della batteria funambolica di Jason Meade.
La follia ha un suo metodo, poiche', fra il supplizio infernale di Yellow e il thriller agghiaccianti di I, puntella atmosfere che si avvertono reali, culminando nel ritualismo rocambolesco e atonale di Pistol Swing.
Il capolavoro e` forse Freestanding, che riesce a costruire un'atmosfera
sinistra, di paura primitiva, di incubi freudiani, attraverso una folle
galoppata nei labirinti dell'armonia rock, un crescendo tribale alla Glenn
Branca sospeso per un attimo nell'aria per poi spappolarsi in una
deflagrazione di travolgenti poliritmi.
Il successivo Claim Dedications (Trance, 1994) tenta invece di mettere ordine nel caos. In tal modo si esaltano la complessa, intensa, grezza partitura strumentale di Quick To Drain, degna dei Don Caballero, o le studiate metamorfosi di Short Stack, dal cui magma confuso e rovente emergono intermittenze metallurgiche e si librano dissonanze; ma si perde (salvo che nell'assalto tremebondo di Driving Reservoirs Up Noses e nell'inferno elettrico di Pivotal Lorac) la spericolata esuberanza che era stata la miglior virtu' sull'opera d'esordio. La musica viene ridicolizzata nelle pantagrueliche celebrazioni del potere distruttivo della musica dei Johnboy. Le loro canzoni sono paragonabili a sinfonie in piu` movimenti, in quanto tendono a passare per un certo numero di fasi, che non riciclano (come vorrebbe il principio rock dell'unita` d'azione) in un "ritornello", ma sfumano l'una nell'altra appunto come i movimenti di una sinfonia. |
The music of Pistol Swing (1993) by Johnboy sounded like a chain reaction inside a nuclear reactor, a repulsive magma of manic impulses and subhuman hallucinations.
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