Dalla pagina di Piero Scaruffi
(Translation by/Tradotto da Davide Carrozza)

Miguel "Kid 606" Trost-Depedro (nato in Venezuela ma cresciuto a San Diego e trasferitosi a San Francisco negli anni '90) è un enfant prodige dell'elettronica. Era ancora adolescente quando cominciò a comporre del grezzo "digital hardcore" che smembra ambient, techno, jungle, hip hop. L'ispirazione viene da Atari Teenage Riot, Autechre, Pan Sonic e Matmos. I primi sono l'influenza principale per Don't Sweat The Technics (Vinyl Communications, 1998), un album punk travestito. SilverEgg, Don't Sweat The Technics, GhettoBlaster, Matmos Are The A-team Of Electronica sono blitzkrieg rumorosi che non fanno prigionieri.

Disc (Vinyl Communications, 1999) è una collaborazione con i Matmos e Jay Lesser.

L'EP Dubplatestyle (Vinyl Communications, 1999) contiene remix di amici.

Una sensibilità matura e quasi decadente per le ambientazioni, i droni e la melodia permea i seguenti EP: GQ On The EQ (Vinyl Communications, 1999), la cui title-track piega una melodia così come un fabbro forgia il metallo (e rimarrà il suo capolavoro postmoderno), The Soccergirl (Vinyl Communications, 2000); ed esplode nel suo secondo album, Down With The Scene (Ipecac, 2000). Qui, il ventenne Depedro conferma di essere una voce originale e potente, non una mera novità di passaggio. I suoi collage nervosi e contorti di rumore bianco, voci campionate e pause convulse (Luke Vibert Can Kiss My Indiepunk Whiteboy Ass è pura adrenalina, Kidrush è pura psicosi), le sue carcasse di dance industriale (Dame Nature è un poema sinfonico per frequenze estreme e pesanti battiti techno distorti, Buffalo 606 suona come un discepolo del rumore radiofonico di John Cage o della musica concreta di Pierre Schaeffer che eseguono la disco-music di Giorgio Moroder), i suoi pastiche di fruscio digitale (Ruin It Ruin Them Ruin Yourself), le sue carcasse di musica popolare (Secrets 4 Sale usa un tono telefonico, un ritmo funky e un battito reggae per spingere un rap e il suo coro soul, Juvenile Hall Roll Call trasforma un rock and roll in un baccanale di martelli pneumatici e motociclette) vivono in un tunnel al confine tra due universi, deformati e distorti da una mostruosa corrente gravitazionale. La tecnica raggiunge il culmine con le selvagge metamorfosi di My Kitten, dove effetti elettronici e battiti striduli e distorti sferzano in ogni direzione, la colonna sonora ideale per un'eruzione vulcanica vista da dentro un cavo elettrico ad alto voltaggio.
Lontano dall'essere provocatorio per il gusto di esserlo, Kid 606 mostra restrizione: i brevi interludi che punteggiano l'album permettono scorci di una forza esplosiva mai troppo spinta.

PS You Love Me (Mille Plateaux, 2001) è un lavoro più pensoso che che percorre la gamma dalle danze aliene (Together, Whereweleftoff) ai paesaggi sonori alieni (Twirl, Sometimes, Now I Wanna Be A Cowboy).

PS I Love You (Mille Plateaux, 2001), sfortunatamente, è un album di remix di PS You Love Me.

An Innocent Mess To Compress (Tigetbeat6, 2001) è un album dal vivo.

Come continuazione dell'altalenante percorso artistico di Kid 606, The Action Packed Mentallist Brings you the Fucking Jams (Violent Turd, 2002) è l'opposto di PS I You Love Me, una raccolta schizo-caotica di tracce dance per esaurimenti nervosi terminali post-ecstasy. I campioni sono abusati ma spesso restituiti al loro contesto originale. Kid 606 potrebbe indulgere nel  techno da rumore bianco (Sometimes I Thank God I Can't Sing, Rebel Girl), ma può anche ergersi con decostruzioni postmoderne della pop muzak come Smack My Glitch Up (Kylie Minogue) e This Is Not My Statement (Radiohead). Nessuna d i queste è particolarmente accattivante o innovativa. Tuttavia, almeno gli 11 minuti del massacro drum'n'bass di MP3 Killed The CD Star (che riprende il classico dei Buggles) e i 14 del carosello Never Underestimate The Value Of A Holler (che macella Missy Elliott), la cui eleganza barocca colma il vuoto tra la dance-music antiquata e la glitch-music, rappresenta una sublime forma di arte del cut-up e giustifica l'esistenza dell'album.

D'altra parte, l'EP Why I Love Life (Tigerbeat6, 2002) contiene sette brevi pezzi à la Eno.

L'eccletticismo elettronico può portare alla confusione digitale, come provato su Kill Sound Before Sound Kills You (Ipecac, 2003). L'incursione di Depedro nel noise, nella dance e nell'ambient sono incanalate in tracce più strutturate ma il tutto sembra solo confusione produttiva (Ecstasy Motherfucker, Who Wah Kill Sound, The Illness, Woofer Wrecker).

La situazione peggiora in Who Still Kill Sound? (Tigerbeat6, 2004), che suona come una mera parata di tecniche di produzione che divertono solo qualche volta (Yr Inside The Smallest Rave On Earth, Live Acid Jam, Robitussin Motherfucker, Ass Scratch Beaver) senza essere innovative. Come il suo predecessore, soffre anche di produzione magniloquente e talvolta rumorosa.

Resilience (Tigerbeat6, 2005) è un lavoro più leggero, se non altro, poiché raggruppa diversi stili. Sfortunatamante, tracce come Done with the Scene e Xmas Funk servono principalmente a mostrare il suo talento nelle manipolazioni in studio... in un'età nella quale è caduto dietro la curva di apprendimento. Ogni "kid" può fare quel che fa lui e, purtroppo, lo fa. In disperato tentativo di ridiventare corrente, Spanish Song è persino pop.

Pretty Girls Make Raves (Tigerbeat 6, 2006) suona come un fedele tributo alla vecchia musica elettronica da ballo.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Shout At The Doner (2009) era pura routine con rari momenti che ricordavano l'antica follia (Hello Serotonin My Old Friend).

Songs About Fucking Steve Albini (Important, 2010) continua la dolce vena di Resilience, confinando con la musica ambient e con il minimalismo (Periled Emu God).

Quella vena dolce traboccava in Lost In The Game (Tigerbeat6, 2012), fondamentalmente una serie di vignette elettroniche malinconiche come Godspeed You African American Emperor.


Torna alla pagina di Piero Scaruffi