- Dalla pagina su Kyuss e Queens Of The Stone Age di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Stefano Iardella)

In breve.
Lo stoner-rock degli anni '90 è stato introdotto per la prima volta nel sud della California dai Kyuss.
Wretch (1991), fondamentalmente, espanse gli uragani dei Chrome dalla prospettiva dell'hard-rock (I Chrome senza i fronzoli della new wave), ma Blues For The Red Sun (1992) fu un lavoro maestoso in una dimensione completamente nuova, una raccolta di sinfonie inquietanti per bulldozer e bombardieri, con intermezzi disorientanti degni dell'acid-rock. Le onde di feedback e le cascate di acciaio fuso provenienti dalla chitarra di Josh Homme, la vibrante eloquenza del crooning di John Garcia, il basso sismico di Nick Oliveri e la batteria tribale di Brant Bjork, combinati per produrre l'effetto di elettroshock ad alta tensione, galoppo a rotta di collo e lava incandescente.
Welcome To Sky Valley (1994), d'altra parte, era quasi barocco nel modo in cui fondeva tutti quegli elementi in un tutt'uno uniforme e organico, come un atto di vanità da parte di un gruppo di cannibali.


(Testo originale in italiano di Piero Scaruffi)

Bio.
Nei loro dischi i Kyuss sembrano voler condensare la quintessenza dell'hard-rock, come se volessero registrare l'ultimo disco di hardrock che sia possibile registrare, dopo il quale non sarà più possibile dire nulla che non sia stato detto.
I Kyuss hanno composto dei dischi che sono conturbanti sinfonie per bulldozer e bombardieri, ma al tempo stesso con "adagi" degni dell'acid-rock.
Con loro nacque di fatto il genere "stoner".

I Kyuss sono l'espressione delle frustrazioni e delle tensioni accumulate dalla gioventù di una cittadina come Palm Desert, nascosta nel deserto della California meridionale. Dopo un raro Sons Of Kyuss (1990), i quattro giovanissimi esordiscono con l'album Wretch (Dali, 1991), contenente materiale che data dal 1988, all'insegna dell'hard-blues psichedelico più brutale dai tempi dei Blue Cheer, mescolato alle detonazioni più visionarie dei Chrome e alle devastazioni più criminali dei Discharge.
Hwy 74 è un po' l'archetipo del loro stile, un'esasperazione di quella corrente che parte dal blues, passa attraverso il rock and roll e perviene all'hardrock. Il "drumming" pirotecnico e potente e in primo piano, il chiasso chitarristico spinto a livelli maniacali e il canto sempre su tonalità sinistre e minacciose alimentano quella progressione verso musicalità sempre più rozze, in definitiva verso il "Rumore".
Uragani sonori si succedono a uragani sonori senza concedere pause: Black Widow (un blues alla Doors), Katzenjammer (un rock and roll acrobatico), Love Has Passed Me By (un vibrante boogie sudista a velocità supersonica) provocano scosse sismiche a ripetizione. Ad ispirarli non sono tanto i Black Sabbath, benche' altrettanto monolitico e sensazionalista sia il loro approccio, quanto i Pink Floyd e i gruppi della psichedelia texana. L'album trionfa non tanto per la qualità delle composizioni, che anzi si assomigliano l'un l'altra, ma per l'enorme e abnorme elettricità dell'esecuzione, che riporta ai climi infuocati dei concerti di Blue Cheer e MC5.
Quello dei Kyuss è un massacro continuo, senza pietà: la cadenza tempestosa e irriducibile di Brant Bjork, le ondate di feedback d'acciaio rovente sprigionate da Josh Homme, le scosse subsoniche del basso di Nick Oliveri, il canto vibrante e cannibalesco di John Garcia compongono uno degli agglomerati sonori più minacciosi di sempre. Nonostante il baccano elefantiaco, i ritornelli sono sempre nitidamente sospesi sopra gli strumenti.

Blues For The Red Sun (Dali, 1992) è ancor più trascinante e catastrofico, uno dei capolavori del rock del rumore. All'ascoltatore si para davanti una muraglia impenetrabile di suoni sgradevoli: la cadenza "cingolata" di Thumb (forse il primo grande assolo di Homme), una specie di scossa d'alta tensione continuata, dà un po' il tempo e la carica all'assalto a rotta di collo di Alien's Wrench (sorta di loro Communication Breakdown) e all'incursione travolgente di Green Machine (la più melodica ed heavymetal del lotto). Sono brani dotati di una forza di sfondamento terribile.
I capolavori sono ancor più feroci: le rincorse supersoniche e i tribalismi vertiginosi di 50 Million Year Trip (in apocalittico crescendo fino ad affondare in spasimi da Whole Lotta Love), le torrenziali scariche di hardrock e la lugubre atmosfera da voodoo-blues di palude dello strumentale Apothecaries' Weight, le armonie asfissianti alla Chrome (pregne di urla filtrate, di riff in cascata e di ritmo martellante) di Mondo Generator compongono uno dei più grandi disastri sonori della storia del rock. I Kyuss esplorano abissi senza fondo, indulgendo in quell'hard psichedelico (Hawkwind, Pink Fairies, ma soprattutto Hendrix) che trionfa negli otto minuti di lava incandescente e di tetri rimbombi di Freedom Run.
Tutto l'album è poi cosparso di brevi saggi astratti, che servono a preparare il terreno con incursioni guerrigliere e per prendere dimestichezza con quella sintassi iper-bellica: i riff ipnoticamente incalzanti di Caterpillar March, il lento incedere da bulldozer dello strumentale Molten Universe, le atmosfere sinistre da rituali neri di 800. In questi claustrofobici aforismi si cela la quintessenza e la paranoia dell'hardrock gotico. Il tutto è corredato da jam estese che non potrebbero suonare più fuori posto, come oasi nel deserto, e addirittura da blues sonnambuli come Thong Song.
Il rock dei Kyuss è un suono che, con quello di Half Lip Machine e Kick Out The jams, si propone come il più mostruoso di tutti i tempi.

Il terzo album, Welcome To Sky Valley (Elektra, 1994), presenta Scott Reeder (ex Obsessed) al posto di Oliveri. A parte la trivella sfinente di riff di Gardenia e il terrificante attacco di Odyssey (i Black Sabbath a doppia velocità), il disco rinuncia a sfoderare la stessa grinta omicida e si perde in qualche vezzo "acido" (il flamenco acustico di Space Cadet).
Questa volta i Kyuss propendono semmai per brani sensazionalisti, melodie ipnotiche, enfasi heavymetal e sonorità grunge alla moda. L'apice è forse Supa Scoopa And Mighty Scoop, con cavalcate sfrenate alla Led Zeppelin e una coda strumentale di nevrastenie alla Jimi Hendrix, che fa concorrenza al singolo Sky Valley Part III, lunga suite di improvvisazione "torrida" alla In A Gadda Da Vida con la chitarra al posto dell'organo.

A suggellare l'album è l'EP Demon Cleaner, una litania ipnotica in cui il riff di chitarra è ormai un puro riempitivo.

And The Circus Leaves Town (Elektra, 1995) ha ormai perso l'irruenza primordiale del primo disco: i Kyuss si propongono adesso nelle vesti di interpreti magistrali del verbo dei Deep Purple di Highway Star (in Hurricane) e dei Led Zeppelin di How Many More Times (in One Inch Man), e su quelle fondamenta a costruire un poderoso edificio armonico, dentro il quale risuonano a perdifiato sonorità Blue Cheer e Cream.
Il salmodiare psichedelico di John Garcia e le lunghe aperture/code strumentali sono state equilibrate e oliate al punto giusto, dando l'impressione di una compostezza (o scompostezza, a seconda delle prospettive) classica. I riff titanici della jam strumentale The Old Boozerooney, il blues viscerale di Gloria Lewis e il finale quasi prog-rock di Spaceship Landing sono li' a dimostrarlo. Come sempre, i Kyuss amano scombinare le carte con qualche brano più lisergicamente stupefatto. La melodia infiltra allora il grunge turbolento di Tangy Zizzle, e Catamaran si affloscia in una soffice cantilena.


(Tradotto da Walter Consonni)

Josh Homme, il genio che stava dietro ai Kyuss, ha formato i Queens Of The Stone Age dalle ceneri della vecchia line-up (reclutando il figliol prodogo Nick Oliveri al basso e conservando Alfredo Hernandez alla batteria). Homme ha molti amici, come è dimostrato dalle Desert Sessions (Man's Ruin, 1999) improvvisate nel deserto con una moltitudine di celebrità del rock. La prima line-up della nuova band (originalmente denominata Gamma Ray) era un annuario delle personalità del grunge.

Raffinando e rendendo più normale l'hard-rock psichedelico inventato con i Kyuss, Homme ha trovato la via del successo. Queens Of The Stone Age (Roadrunner, 1998) è stoner-rock per le masse. L'album è imperniato su If Only Everything, l'archetipo della trasformazione melodica di Homme. Ciò nonostante, i suoi riffs acidi sono titanici se paragonati agli antagonisti Monster Magnet e Fu Manchu.

Se l'album d'esordio era addirittura troppo omogeneo e monolitico, Rated R (Interscope, 2000) fa l'opposto e svela il combo di Homme che si cimenta addirittura in troppi stili. Le intuizioni di Homme possono aver perso qualcosa a causa del sound della band (una band in cui compare il chitarrista e tastierista Dave Catching, e con l'ex batterista dei Kyuss Gene Trautmann al posto dell'ex Kyuss Hernandez). Feel Good Hit Of The Summer evidenzia la potenza sonora del primo album, l'esorcismo melodico si immerge in scoppi chitarristici e riffs granitici degni di Hendrix, e Tension Head è persino più selvaggia. Ma molti brani cambiano le carte in tavola: Lost Art Of Keeping A Secret, probabilmente il ritornello più orecchiabile, utilizza arrangiamenti di classe a base di vibrafono, pianoforte e sax; Auto Pilot è un pacato scompiglio con un riff di chitarra che rende omaggio a Neil Young; Better Living Through Chemistry è un raga-metal trascendentale. Comunque, la band non dimentica mai di rivolgersi ad una vasta platea. Tanto è vero che Monsters In The Parasol potrebbe essere una canzoncina degli Hollies, con un chitarrista hard-rock al posto di Graham Nash. I Think I Lost My Headache, lunga otto minuti, con il suo salmo che profuma di indiano, il suo interludio strumentale, ed il suo finale basato sui fiati, è la loro piccola Stairway To Heaven. Tuttavia il fulcro dell'album è quello della melodia.


(Tradotto da Alessandro, modificato da Stefano Iardella)

L'album solista di Brant Bjork Jalamanta (Man's Ruin, 1999) è una sorpresa, in quanto ha poco o nulla a che vedere con lo stoner-rock dei Kyuss. Per certe improvvisazioni libere di blues psichedelico Bjork si rifà direttamente agli anni '60 e '70.

Dopo un breve periodo con gli Slo Burn, che pubblicarono l'EP Amusing The Amazing (Malicious, 1997), John Garcia formò gli Unida, che debuttarono con l'EP The Best Of Wayne Gro.
Il loro album Coping With The Urban Coyote (Man's Ruin, 1999) è l'album hard-rock definitivo, un catalogo scientifico dei cliché del genere. La straordinaria interpretazione vocale di Garcia esalta le ispirate e travolgenti imitazioni dei Free (Thorn), dei Mountain (Human Tornado), dei Motorhead, dei Grand Funk Railroad e di molti altri (sconfinando nel punk-rock con Dwarf It). Enfatiche, tonanti e melodrammatiche, le canzoni trasformano i cliché in armi di distruzione di massa. Inoltre, i nove minuti turbolenti ed incendiari di You Wish reinventano la power ballad nell'era dello stoner-rock. Occasionalmente eccezionale (l'epilettico e martellante rock and roll Black Woman, una performance magistrale del chitarrista Arthur Seay), il primo album di Unida è un epico tributo alle radici di Garcia allo stesso modo in cui i film di Spielberg sono tributi alla sua infanzia. Purtroppo il loro secondo album, The Great Divide (2001), verrà cancellato a causa di problemi contrattuali.

Mondo Generator è il complesso formato da Nick Olivieri (al canto e al basso) assieme a Josh Homme, Brant Bjork e altri, impegnati a proporre una musica che è la versione punk dello stoner-rock.
Il nome della band è ispirato a Blues For The Red Sun, ma l'album Cocaine Rodeo (Southern Lord, 2000) sembra rifarsi piuttosto ai lavori di Henry Rollins, Fugazi, Jesus Lizard e perfino Big Black.
Exploding Man è un tour de force di suoni malvagi.

Il secondo album dei Mondo Generator, A Drug Problem that Never Existed (Ipecac, 2003), fu una grande delusione, un insieme di canzoni blande eseguite in modo superficiale.

Brant Bjork ha anche registrato Operators (Music Cartel, 2002) un album con il quale ha continuato gli eclettici esperimenti del suo album solista (Electric Lalli Land, HInda65, Ghettoblasters).
Local Agent (Duna, 2004) fu piuttosto tranquillo, ma il colossale Saved By Magic (Duna, 2005) segnò una deviazione nella musica roots.

Il mediocre Somera Sol (2007) è stato attribuito ai Brant & The Bros.

Alfredo Hernandez fondò un nuovo supergruppo, per Orquestra del Desierto (Meteorcity, 2002), con il chitarrista Mario Lalli dei Fatso Jetson e il cantante Peter Stahl dei Goatsnake, un progetto continuato su Dos (2004).


(Tradotto da Daniele Meneghel, modificato da Stefano Iardella)

Songs For The Deaf (Interscope, 2002), il terzo album dei Queens Of The Stone Age, è il loro lavoro più raffinato. Non c'è una nota o un riff che siano sprecati. I Queens ritornano al suono super-heavy del loro debutto, ma con un taglio melodico decisamente migliorato; ciò può (oppure no) essere dovuto all'aggiunta del batterista Dave Grohl dai Foo Fighters e del cantante degli Screaming Trees, Mark Lanegan, alla line-up composta dai membri fondatori Oliveri (basso) e Homme (chitarra). Diventati ormai un supergruppo, sfruttano i clichè brevettati dai Nirvana (melodia vocale gentile e tremende esplosioni guidate dalla chitarra) in canzoni come The Sky Is Fallin', ma manca loro l'isterismo dei maestri. Nonostante il cantato alla Free e le chitarre istrioniche di No One Knows e la ginnastica blues alla Cream di A Song For The Dead, tendono verso il lato melodico dell'equazione (senza vergogna in Do It Again e nella vorticosa Another Love Song, motivetti che sembrano rievocare l'era del bubblegum pop). Non è una coincidenza che Gonna Leave You riecheggi I've Got A Line On You, di una vecchia band come gli Spirit che si è specializzata in un simile hard-rock melodico. In questo senso, Go With The Flow è forse il veicolo più originale: pianoforte boogie, ritornello orecchiabile e mellotron romantico. Il quartetto riesce ad ipnotizzare con il principale pezzo blues God Is on the Radio (con Lanegan alla voce) e scolpisce l'ossessionante atmosfera della cupa Song for the Deaf, ma per lo più le loro capacità strumentali sembrano essere sprecate. Le loro credenziali stoner-rock sono soltanto un ricordo: sembra quasi il ritorno dei Foo Fighters.

Homme ha lavorato anche a un side project, gli Eagles of Death Metal, che avrebbe dovuto essere una specie di presa in giro del death metal, come lasciava intendere il titolo del loro album d'esordio: Peace, Love and Death Metal (2004).
Gli fecero seguito Death By Sexy (2006) e Heart On (2008).

Con il loro leader forse galvanizzato dalle vendite del terzo album, i Queens Of The Stone Age arrivano a rappresentare principalmente l'ego di Josh Homme su Lullabies To Paralyze (Interscope, 2005), il primo album senza Oliveri. I suoi colleghi (il chitarrista Troy Van Leeuwen dei Perfect Circle e il batterista Joey Castillo) contano sempre di meno. Medication, Little Sister, Someone's In The Wolf e You've Got a Killer Scene There Man erano pezzi tipici delle pop-star auto-indulgenti, che riciclano il suono delle hits mentre provano a infilarci dentro pezzetti di ego frustrato. Le storie erano esplicitamente sinistre e trattavano l'intero spettro delle atrocità (omicidio, suicidio, tortura, follia, magia nera).


(Tradotto da Stefano Iardella)

Era Vulgaris (2007), che inizialmente non includeva Era Vulgaris (una collaborazione con i Nine Inch Nails, continua la deriva verso un flusso di coscienza che era allo stesso tempo attentamente realizzato ed emozionalmente privato (Misfit Love, Sick Sick Sick, Turning On The Screw). Questo album segnò una pietra miliare importante per Homme: in tutta la sua carriera, dai Kyuss ai Queens Of The Stone Age, c'era stato un tema blues sottostante.
Lullabies To Paralyze prima ed Era Vulgaris poi hanno ampiamente rinunciato alle vestigia della musica blues.

Dave Grohl dei Foo Fighters, Josh Homme dei Queens Of The Stone Age e John Paul Jones dei Led Zeppelin formarono il supergruppo Them Crooked Vultures, che sull'eponimo Them Crooked Vultures (2009) suonava come una tribute band dei Led Zeppelin, appunto.

Homme ha suonato con una nuova versione dei Queens Of The Stone Age su Like Clockwork (2013), senza Joey Castillo e con Dave Grohl alla batteria e il bassista di ritorno Nick Oliveri. Questa edizione della band ha optato per un suono melodico e suadente (I Sat By The Ocean, ma non l'isterico singolo My God Is the Sun) e l'album è un concentrato di riff derivativi (If I Had a Tail suona come i Rolling Stones che fanno una cover di Da Doo Ron Ron di Phil Spector), al limite della parodia (la marziale ballata per pianoforte in stile David Bowie The Vampyre Of Time And Memory, la collaborazione con Elton John di Fairweather Friends che in realtà suona come un pezzo vintage dei Cream).

L'album Villains (Matador, 2017) dei Queens Of The Stone Age, prodotto da Mark Ronson (quello del famoso Uptown Funk), ha segnato un ritorno alla spavalderia vecchio stile. Un paio di canzoni sono al di sopra della mediocrità (il boogie in stile ZZ Top di The Way You Used to Do e lo psicobilly in stile Cramps di Head Like a Haunted House) ma il materiale è per lo più minore. The Evil Has Landed aggiunge alcuni cliché dei Led Zeppelin ma non riesce a capire cosa farne. Sarebbe stato un pezzo d'avanzo anche nel più debole album dei Led Zeppelin. La sincopata e frastagliata Foot Don't Fail Me cerca di dimostrare la propria ragion d'essere con poche linee di synth. Un-Reborn Again e Villains of Circumstance impiegano simili (inetti) deviazioni per impedire all'ascoltatore di addormentarsi. I disperati tentativi di Homme nel sembrare melodico non aiutano. Per essere onesti, la mini-suite prog-rock Villains of Circumstance trova un ritornello memorabile degno del pop degli anni '60, ma è troppo poco e troppo tardi.


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