10,000 Maniacs' chanteuse Natalie Merchant conceived the fragile, tender, sensual melodies set to sophisticated folk-jazz arrangements of Tigerlily (1995).
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Natalie Merchant era diventata la principale compositrice dei
10,000 Maniacs a partire da
In My Tribe (Elektra, 1987) e ogni successivo album era stato
sempre piu` "suo" che del gruppo.
Al capolavoro Natalie Merchant giunge comunque con il suo primo vero
album solista,
Tigerlily (Elektra, 1995). Lasciatesi alle spalle le
velleita` new wave che per dieci anni ne avevano vincolato la personalita`
artistica, quella di San Adreas Fault e Cowboy Romance
e` semplicemente una cantautrice nella tradizione di Carole King e Joni
Mitchell, che si avvale di sofisticati arrangiamenti folk-jazz per le sue
melodie delicate. La continuita` con i 10,000 Maniacs e` garantita dal
rock "notturno" di River, dal soul caraibico Carnival e Where I Go
(degni del primo album) e la
trascinante Wonder (la If You Intend di turno).
Gli otto minuti al ralenti` con il cuore in mano di I May Know The Word
avrebbero fatto innamorare Tim Buckley: il canto prima si perde bisbiglio
nel tintinnio ipnotico della chitarra e poi si libra squillante a cavallo di
un organo gospel. Uno show di enorme classe e di profonda sensibilita`.
Il paesaggio di Tigerlily e` ancora il piccolo inferno in cui Merchant ha
ambientato tutta la sua opera: se il titolo si riferiva a un'aggressivita`
latente nella sua fragile psiche, questi testi non lo lasciano proprio capire.
La sconsolata tristezza a passo funebre di Seven Years non promette anzi
nulla di buono.
In questo genere un po' anacronistico di confessione intimista al lume di
candela Merchant ha oggi poche rivali; e, se e` probabile che il futuro
appartenga alle Jarboe e alle Lida Husik, questo disco rappresenta uno dei pochi
momenti in cui la tradizione, con la sua voce piu` suadente, e` capace di
farci dubitare (come certamente non c'erano riuscite le O'Connor e le Harvey).
Il tono solenne del suo gutturale contralto ha gia` lasciato il segno, anche
se poche altre cantautrici hanno osato cimentarsi con il suo austero stile.
Laddove le altre ambiscono a un'immagine da ragazzina piu` o meno selvatica,
Merchant si fa sempre piu` adulta e sempre piu` tragica. Merchant va pertanto
ad aggiungersi a un ristretto numero di compositrici "serie" della canzone rock:
La title-track di Ophelia (Elektra, 1998),
cupa e complessa, sembra una versione piu` umana dei drammi arcani di Nico;
My Skin sono romanze pianistiche ancor piu` dotte di quelle di Joni Mitchell.
Qualche volta (Frozen Charlotte, quasi Chris Isaak, o Thick As Thieves,
sette minuti) il difetto e` proprio
quello di farsi troppo elaborata e pensierosa.
La musica di Merchant ti cattura davvero quando riesce a coniugare il
domestico con l'epico, sia nei testi sia nelle liriche, come quando
s'inalbera in un'epica Life Is Sweet, accompagnata da una sezione d'archi
che sarebbe piaciuta alla Grace Slick di Baron Von Tollbooth, o quando
s'immerge nel tenero e funereo gospel di King Of May, ancora sospinto da
ondate commoventi di violini.
Bisogna attendere Kind And Generous per riascoltare il suo canticchiare
infantile e il suo soffice scat sul caratteristico passo soul-jazz.
Break Your Heart si distende in un jazz-rock leggero e melodioso,
Il disco si avvale di un'orchestrazione accurata (violoncello, organo,
pianoforte, corno francese, tromba, viola, violino), affidata al fior fiore
dei session-men newyorkesi.
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