Mentre gli USA riescono a rimanere immuni dal revival del pop che imperversa
in Gran Bretagna, qualche gruppo (Supernova)
ottiene in sordina risultati felici che quasi riscattano l'intero movimento.
Sulla scia di questi cantori minori,
i Mother May I di, fondati dal chitarrista e cantante
Damon Hennessy a Washington, esordiscono con un EP su Crackpot.
La loro generica imitazione dei modelli degli anni '60 (o,
meglio dei loro epigoni dei primi anni '70, Big Star e Badfinger e cosi` via)
ha il pregio della professionalita`, ma e` difficile distinguere un brano
dall'altro.
Qualche canzone di
Splitsville (Chaos, 1995)
ci prova rifacendosi in maniera piu` esplicita
alla tradizione dei Replacements. Forse, pero`, sarebbe bastato pubblicare
Poison Dart come singolo. Puo` darsi che prima o poi imbroccheranno il
ritornello da alta classifica
(Teenage Jesus, alla Tommy,
Birthday Wish,
In A Box,
In Between... tutte intercambiabili).
Rischiano di non avere pubblico: troppo scialbi
per l'elite alternativa, troppo principianti per la massa.
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