New Bomb Turks
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Destroy Oh Boy, 7.5/10
Information Highway Revisited, 6/10
Scared Straight, 6/10
At Rope's End, 7/10
Nightmare Scenario, 6/10
The Night Before , 4/10
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If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me. C'e` una linea che parte dal primo garage-rock degli anni '60, che passa per Detroit (Stooges, MC5) e che arriva ai punk-rocker del Midwest degli anni '80 (Laughing Hyenas, Killdozer). Negli anni '90 quella linea e` stata continuata dai New Bomb Turks, formati a Columbus (Ohio) all'inizio del decennio da Jim Weber (chitarra), Matt Reber (basso), Eric Davidson (canto) e Bill Randt (batteria). Il loro sound feroce e barbaro, minato da sciabolate chitarristiche a duecento all'ora e da un battito da martello pneumatico, non conosce compromessi, e, soprattutto, non accetta arrangiamenti intellettuali. E` un sound fatto soltanto di riff lancinanti, di ritmo epilettico, di melodie trascinanti.

La loro leggenda viene alimentata, piu' che dai singoli, come Cryin' Into The Beer Of A Drunk Man (Datapanik), dalle esibizioni, che davvero fanno ritornare indietro di sedici anni, alla fulminante energia che fu degli Heartbreakers e dei Ramones. I brani del loro repertorio si spargono per innumerevoli singoli, EP e compilation, e verranno raccolti su Pissing Out The Poison (Crypt, 1996).

Non stupisce pertanto che l'album Destroy Oh Boy (Crypt, 1993), che riprende parte di quel materiale, risulti un capolavoro del suo genere. Il riff epico di Let's Dress Up The Naked Truth, la scalmanata quadriglia di Runnin' On Go, la cadenza da palude di I'm Weak sono la quintessenza del rock and roll. I New Bomb Turks si lanciano a corpo morto in abissi di abrasivita' (Tryin' To Get By) e di caos (Dragstrip Riot), e ne emergono trionfali con le epilessi piu' frenetiche degli anni '90: Tattoed Apathetic Boys, I Want My Baby Dead e Sucker Punch, un trittico storico. Tail Crush e Long Gone Sister stendono un ponte ideale con il garage-rock degli anni '60.

L'EP Drung On Cock (Engine, 1994) contiene altri classici, in particolare American Soul Spiders e This Place Sucks.

Information Highway Revisited (Crypt, 1994) li consacra con un sound altrettanto esuberante e maggior spavalderia agli strumenti. L'impeto supersonico di Id Slips In, I Got Your Bitter End e Sinking Feeling ha ormai pochi rivali. Il pregio principale del disco e` ancora una volta quello di sfrecciare senza una pausa, dalla slam dance di If I Only Could al voodoobilly di T.A.S.. Non sono pero` molte le composizioni che possono stare in piedi da sole. Eric Davidson non riesce ad animare quelle prive di una buona melodia, per cui protagonisti del baccanale rimangono la batteria inesauribile di Bill Randt e la chitarra bruciante di Jim Weber, ovvero cio` che comunica irrequietezza.

Al confronto dei primi dischi, Scared Straight (Epitaph, 1996) e` un disco un po' in sordina: pochi dei brani del disco possono stare al fianco del repertorio conciso e veloce di qualche anno prima. A Hammerless Nail e compagni mancano i ritornelli e i riff, ovvero un po' tutto. Bisogna aspettare Telephone Numbrrr per ascoltare una melodia degna del nome. Il massimo di eccitazione si registra nell'epilettico boogie pianistico di Professional Againster (uno dei loro vertici), nelle scosse AC/DC nella lunga (per loro) Look Alive Jive, nel blues-rock febbricitante di Staring Down The Gift Horse, nelle propulsioni hard-rock di Drop What You're Doin', e soprattutto nelle cadenze Rolling Stones-iane (rhythm and blues fiatistico) di Cultural Elite Sign-Up Street e di Wrest Your Hands (addirittura sei minuti), ovvero quando il quartetto si spinge fuori dal territorio punk.
Il problema e` che la chitarra di Jim Weber non e` precisamente quella di un fuoriclasse e la sezione ritmica di Matt Reber e Bill Randt non farebbe concorrenza a quella dei Beatles. Il successo delle loro canzoni e` affidato unicamente alla veemenza delle urla di Eric Davidson e a un generico, chiassoso entusiasmo dell'esecuzione. Altrimenti sarebbe un capolavoro.

Il quarto album, At Rope's End (Epitaph, 1998), si ricollega direttamente ai siluri del loro esordio. La carica rock and roll di brani come Scapegoat Soup e Minimum Wages Of Sin e` amplificata da una successione travolgente di progressioni. I ragazzi si sono impratichiti e snocciolano artigli di riff e grandinate ritmiche a dirotto. Nella loro arte sono stati assimilate le tecniche del boogie sudista e dell'hard-rock. Si odono persino echi dei Deep Purple di Highway Star in Snap Decision e degli Who di My Generation in Raw Law. Talvolta le loro epilessi sono semplicemente accelerazioni spasmodiche del vetusto garage-rock di Seeds (So Long Silver Lining) e compagni (At Rope's End). Il piglio propriamente punk-rock prende il sopravvento in qualche invettiva alla Sex Pistols (Ally Smile su tutte, ma anche Common Cold Shoulder).
Il baldanzoso ritornello di Veronica Lake svetta forse su tutto: finalmente una canzone che vive di melodia e arrangiamento e non soltanto di foga irriducibile. Streamline Yr Skull e` persino un blues-rock degno del primo Dylan, e in Bolan's Crash sembra di ascoltare i migliori Soul ASylum che interpretano i Rolling Stones.
Da segnalare anche due ballate "lo-fi" venate di follia freak, Defiled e Aspirin Aspirations, da cui si deduce che il gruppo potrebbe insegnare una o due cose a Beck.

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The Big Combo (2000) is an anthology of the singles.

The mini-album of electronic music Beruehren Meiner Affe (1999) pointed towards a surprising turn of events for this veteran rock and roll band, but the new album, Nightmare Scenario (Epitaph, 2000), brings them back to what they do best: wild punk-garage rave-ups. The breathtaking pace of Automatic Teller, Spanish Flies By Night, Credibility Race is beginning to sound dated, but more thoughtful efforts like The Roof hit straight to the heart and the dirty rhythm and blues of Point A To Point Blank, Killer's Kiss and Continental Cats is worthy of the Rolling Stones in a bad day.

The Turks try to sound adult and sophisticated on The Night Before the Day the Earth Stood Still (Gearhead, 2002), but they are close to nothing without the verve and the fire.

Switchblade Tongues Butterbrain Knives (Gearhead, 2004) collects singles and rarities.

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