If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
|
C'e` una linea che parte dal primo garage-rock degli anni '60, che passa
per Detroit (Stooges, MC5) e che arriva ai punk-rocker del Midwest degli
anni '80 (Laughing Hyenas,
Killdozer). Negli anni '90 quella linea
e` stata continuata dai New Bomb Turks, formati a Columbus (Ohio) all'inizio
del decennio da
Jim Weber (chitarra), Matt Reber (basso),
Eric Davidson (canto) e Bill Randt (batteria).
Il loro sound feroce e barbaro, minato da sciabolate chitarristiche a duecento
all'ora e da un battito da martello pneumatico, non conosce compromessi, e,
soprattutto, non accetta arrangiamenti intellettuali. E` un sound fatto
soltanto di riff lancinanti, di ritmo epilettico, di melodie trascinanti.
La loro leggenda viene alimentata, piu' che dai singoli, come
Cryin' Into The Beer Of A Drunk Man (Datapanik),
dalle esibizioni, che davvero fanno
ritornare indietro di sedici anni,
alla fulminante energia che fu degli Heartbreakers e dei Ramones.
I brani del loro repertorio si spargono per innumerevoli singoli, EP
e compilation, e verranno raccolti su Pissing Out The Poison (Crypt, 1996).
Non stupisce pertanto che l'album Destroy Oh Boy (Crypt, 1993), che
riprende parte di quel materiale, risulti un capolavoro del suo genere.
Il riff epico di Let's Dress Up The Naked Truth,
la scalmanata quadriglia
di Runnin' On Go, la cadenza da palude di I'm Weak sono la
quintessenza del rock and roll.
I New Bomb Turks si lanciano a corpo morto
in abissi di abrasivita' (Tryin' To Get By)
e di caos (Dragstrip Riot),
e ne emergono trionfali con le epilessi piu' frenetiche degli anni '90:
Tattoed Apathetic Boys,
I Want My Baby Dead e Sucker Punch, un trittico
storico.
Tail Crush e Long Gone Sister stendono un ponte ideale con
il garage-rock degli anni '60.
L'EP Drung On Cock (Engine, 1994) contiene altri
classici, in particolare American Soul Spiders e
This Place Sucks.
Information Highway Revisited (Crypt, 1994) li consacra con un sound
altrettanto esuberante e maggior spavalderia agli strumenti.
L'impeto supersonico di
Id Slips In, I Got Your Bitter End e Sinking Feeling
ha ormai pochi rivali.
Il pregio principale del disco e` ancora una volta quello
di sfrecciare senza una pausa, dalla slam dance di If I Only Could al
voodoobilly di T.A.S.. Non sono pero` molte le composizioni che possono
stare in piedi da sole. Eric Davidson non riesce ad animare quelle prive di
una buona melodia, per cui protagonisti del baccanale rimangono la batteria
inesauribile di Bill Randt e la chitarra bruciante di Jim Weber, ovvero cio`
che comunica irrequietezza.
Al confronto dei primi dischi,
Scared Straight (Epitaph, 1996) e` un disco un po' in sordina:
pochi dei brani del disco possono stare al fianco del repertorio conciso e
veloce di qualche anno prima.
A Hammerless Nail e compagni mancano i ritornelli e i riff, ovvero
un po' tutto. Bisogna aspettare Telephone Numbrrr per ascoltare una melodia
degna del nome. Il massimo di eccitazione si registra nell'epilettico boogie
pianistico di Professional Againster (uno dei loro vertici),
nelle scosse AC/DC nella lunga
(per loro) Look Alive Jive, nel blues-rock febbricitante di Staring Down
The Gift Horse, nelle propulsioni hard-rock di Drop What You're Doin',
e soprattutto nelle cadenze Rolling Stones-iane (rhythm and blues fiatistico) di
Cultural Elite Sign-Up Street e di
Wrest Your Hands (addirittura sei minuti),
ovvero quando il quartetto si spinge fuori dal territorio punk.
Il problema e` che la chitarra di Jim Weber non e` precisamente quella di
un fuoriclasse e la sezione ritmica di Matt Reber e Bill Randt non farebbe
concorrenza a quella dei Beatles. Il successo delle loro canzoni e` affidato
unicamente alla veemenza delle urla di Eric Davidson e a un generico, chiassoso
entusiasmo dell'esecuzione. Altrimenti sarebbe un capolavoro.
Il quarto album, At Rope's End (Epitaph, 1998),
si ricollega direttamente ai siluri del loro esordio.
La carica rock and roll di brani come Scapegoat Soup e Minimum Wages Of Sin
e` amplificata da una successione travolgente di progressioni.
I ragazzi si sono impratichiti e snocciolano artigli di riff e grandinate
ritmiche a dirotto. Nella loro arte sono stati assimilate le tecniche
del boogie sudista e dell'hard-rock. Si odono
persino echi dei Deep Purple di Highway Star in Snap Decision
e degli Who di My Generation in Raw Law.
Talvolta le loro epilessi sono semplicemente accelerazioni spasmodiche del
vetusto garage-rock di Seeds (So Long Silver Lining) e compagni (At Rope's
End).
Il piglio propriamente punk-rock prende il sopravvento in qualche invettiva alla
Sex Pistols (Ally Smile su tutte, ma anche Common Cold Shoulder).
Il baldanzoso ritornello di Veronica Lake svetta forse su tutto: finalmente
una canzone che vive di melodia e arrangiamento e non soltanto di foga
irriducibile.
Streamline Yr Skull e` persino un blues-rock degno del primo Dylan, e
in Bolan's Crash sembra di ascoltare i migliori Soul ASylum che
interpretano i Rolling Stones.
Da segnalare anche due ballate "lo-fi" venate di follia freak, Defiled e
Aspirin Aspirations, da cui si deduce che il gruppo potrebbe insegnare
una o due cose a Beck.
|