Paw
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Dragline , 6/10
Death To Traitors , 6/10
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Il cantante Mark Hennessy e il chitarrista Grant Fitch formano i Paw a Lawrence all'inizio degli anni '90. I primi 45 giri, Lolita e Sleeping Bag, fanno pensare al garage-rock dei primi Fluid, ma dimostrano anche un'insolita capacita` di amalgamare gli stilemi piu` disparati (il punkrock melodico e passionale di Replacement, Husker Du, Soul Asylum; il rock and roll sottoproletario di John Coughar; il jamming virile e drammatico di gruppi "sudisti" come gli Allman Brothers) in una forma musicale scorrevole, forte, nervosa e accattivamente.

L'album Dragline (A&M, 1993) allarga forse le coordinate a comprendere le sonorita` "dure" di moda, sull'onda del successo di Pearl Jam, Stone Temple Pilot, Helmet. Se cio` certamente nuoce al sound d'assieme, togliendogli parte della sua imprevedibilita` (Gasoline e Jessie le imitazioni piu` riuscite), la straordinaria carica emotiva del cantante e del chitarrista pongono rimedio a qualunque caduta di tono, e Pansy (tribale e orientaleggiante), Couldn't Know (forse quintessenza del loro disperato lirismo), Sugarcane (il brano piu` hardcore), Hard Pig (un devastante blues allucinogeno) rimangono inadulterati gridi di angoscia della generazione che ha perso definitivamente il paradiso.

La struttura delle loro canzoni e` in fondo sempre quella della ballata tradizionale americana, ma portata a livelli di devastazione (morale ancor prima che sonora) ben oltre cio` che ha saputo fare Neil Young.

Hennessy e Fitch perfezionano il modello su Death To Traitors (A&M, 1995), ormai del tutto indifferente alle mode grunge e Helmet. Il tetro e martellante rumore hard-rock di No Such Luck e` il miglior preludio al rituale di autoflagellazione che si protrae attraverso i torbidi riff e le urla disperate della title-track (oscillando fra AC/DC, Jesus Lizard e Pearl Jam) culminando nella serenata tenebrosa e minacciosa di Sweet Sally Brown. Nei panni dei Soul Asylum un po' piu` virili i Paw scodellano una ballad degna di Joe Cocker condita di atmosferici rintocchi reggae come Seasoned Glove e il pop ottimista di Glue Mouth Kid; e stupiscono (lupi mannari come loro) con gli eccessi romantici di Hope I Die Tonight e Texas. Tutto rimane turpe e pesante, comunque, a sottolineare che la vita` ancora sconfitta, anche quando la si traduce in ritornelli orecchiabili.

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