Summary.
Polvo, which were in many ways the leaders of this school, resurrected Television's guitar counterpoint, which straddled the line between neurosis and ecstasis, between western existentialism and eastern transcendentalism, but pushed it to the brink of cacophony and chaos. The effect was to give "atonal" a "subliminal" meaning.
The intricate and repulsive guitar collisions of Ash Bowie and Dave Brylawski propelled Cor-Crane Secret (1992) inwardly, while shifting and incoherent tempos lent the journey a Freudian intensity, and twisted melodies plunged the "stories" into the realm of Alice In Wonderland.
A more erudite effort, Today's Active Lifestyles (1993) was, de facto, a series of dissonant micro-concertos, which in turn evoked a gallery of abstract miniatures, not unlike Captain Beefheart's masterpieces.
Exploded Drawing (1996), possibly their masterpiece, perfected their manual of harmony. While the surface still sounded like a spastic version of Henry Cow, the nonchalant and detached way with which the players secretely toyed with elements of raga, blues and folk amounted to a jungle of improper signs, to a semiotic disaster of the same magnitude as Arto Lindsay's and Mayo Thompson's most heretical endeavors.
The more careful arrangements of Shapes (1997) revealed that the scaffolding of their sonic kaleidoscope bore psychedelic stigmata.
Shunning the over-extended progressive/acid format, Polvo advanced the concept of noise in the format of the pop song more than anyone else since Sonic Youth.
If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me.
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Eredi dell'estetica dei Television, i Polvo sfruttano in maniera assai simile
la risonanza fra le asprezze armoniche e le nevrosi moderne, ma spingono
il baricentro del rock chitarristico verso la cacofonia invece che verso
la trance metafisica. Il risultato e` un sound aspro e disordinato, che
non ha piu` molto in comune con la canzone rock.
In un certo senso i Polvo fanno sul serio cio' che i My Bloody Valentine fanno
per finta: spostare la canzone rock dal livello istintivo al livello
subliminale.
Rispetto ad altri sperimentatori del passato (Captain Beefheart, per fare il
nome piu` ovvio), i Polvo non sono ancorati a un genere particolare. La loro
musica conserva tracce molto labili di rock, blues, country, etc. E` anche
in questo senso una pura astrazione.
I Polvo sono uno dei complessi portabandiera del college-rock della
North Carolina. Ne sono anche gli esponenti piu` ardui.
Formati a Chapel Hill dai due chitarristi e cantanti
Ash Bowie e Dave Brylawski,
i Polvo esordiscono nel febbraio del 1991 con il singolo
Can I Ride (Kitchen Puff), improntato al baccano metallico e alle
fratture ritmiche dei Sonic Youth, rinforzati da un ritornello alla Dinosaur Jr.
A rivelarli e` comunque Vibracobra (Rockville),
singolo del novembre 1991,
in cui ha modo di risaltare appieno il chitarrismo politonale della formazione.
Il brano e' propulso infatti da un tremolo risonante (da far impallidire i
Sonic Youth) lasciato vibrare nel vuoto per pochi secondi, poi incalzato da
una ritmica titanica; tintinni dissonanti creano un'atmosfera onirica,
contrappunti melodici si intrecciano al ritornello; il canto e i riff sono
del tutto secondari rispetto all'armonia, un po' come nei Feelies.
Questo micro-concerto atonale di un'intensita' quasi raga-rock ridefinisce
il concetto di canzone rock come soltanto i Television, i Sonic Youth e
pochi altri hanno saputo fare.
Parte del merito va alla sezione ritmica di Steve Popson (basso) e
Eddie Watkins (batteria).
L'idea di Cor-Crane Secret (Merge, 1992), l'album di debutto,
e` quella di fare del rock cervellotico ma non per
sofisticare le armonie bensi' per imbarbarirle.
I Polvo inventano un progressive-rock "trasandato", che sembra la versione
per spastici degli Henry Cow.
A parte i nuovi saggi di bravura degli strumentali Kalgon
(i cui accordi di chitarra creano un'atmosfera onirica ed esotica) e
Duped (la loro versione, tutta dissonante e sincopata, del "grunge"),
a spiccare sono ancora le influenze Sonic Youth (in Sense Of It) e Television
(in Well Is Deep). I brani migliori sono Bend Or Break, un'altra melodia
raga-rock che si lancia in un saliscendi d'umori, quasi una jam di blues
improvvisato che culmina in momenti tempestosi, e Channel Changer, forse
la piu' tradizionale della loro carriera, con inflessioni alla Mould e Stipe.
Il canto e' sistematicamente in secondo piano, a tratti impercettibile, quasi
sempre trascurabile. Ogni brano vive delle sue ardue e sgraziate cartilagini
sonore.
Lungi dall'attenuare le ambizioni sperimentali,
Today's Active Lifestyles (Merge, 1993) le accentua:
il sound e' ancor piu'
dissonante, anarchico e caotico. E' ancor piu' difficile orizzontarsi nella
selva di anomalie e irregolarita', in questo concentrato di suoni fuori posto.
I duelli di chitarra atonale fra Ash Bowie e Dave Brylawski fanno concorrenza
tanto ad Arto Lindsay quanto a Jeff Cotton, tanto a Lee Ranaldo quanto a
Mayo Thompson; e la struttura tutta sghemba delle armonie, con quei ritmi
demenzialmente sincopati, fino al limite della disgregazione totale, come in
Thermal Treasure (andamento a singhiozzo, ritmica ossessiva, contrappunto
della chitarra che finisce tutte le strofe con quattro acute atonalita'), e'
davvero parente degli eccessi pantagruelici di Trout Mask Replica.
Anche i brani piu' rock, come l'epica Tilebreaker, rigurgitano di stecche e di
fratture.
Questi brani imprevedibili riescono a far musica con la discontinuita'.
La melodia e' nascosta fra le pieghe infinite di quest'arte di allucinazioni,
e' appiattita fino a ridurne al minimo la modulazione.
Le "canzoni" dei Polvo presentano generalmente una configurazione in tre parti:
un'ouverture affidata alle chitarre, che costruisce un'atmosfera surreale
attraverso degli accordi piu' o meno eccentrici; un corpo rock che contiene la
melodia principale; e una coda strumentale che indulge in stonature.
Le code sono proprio fra le cose piu' interessanti, e il piu' delle
volte diventano delle jam "acide" degne dei Grateful Dead e dei Television.
Esemplari Stinger, la cui parte strumentale non solo trasuda trascendenza,
ma impiega anche un arsenale di minimalismi, primitivismi e "metallicismi"
degni dell'avanguardia; e Gemini Cusp, raga cosmico che assomiglia a un'
Astronomy Domine' suonata da un giradischi con la puntina graffiata e il
piatto che perde giri.
Non e' estranea all'operazione dei Polvo la componente demenziale della new
wave (Residents), come dimostrato da Lazy Comet, che sposa un esotismo
sensuale alla Japan con rombi di hardrock; dalla filastrocca idiota di
Sure Shot; dalla gag cacofonica di Shiska; dalla musichetta da fiera,
cannibalizzata e sfigurata, di Time Isn't On My Side.
L'EP Celebrate The New Dark Age (Merge, 1994) abbandona gli eccessi piu'
spigolosi del secondo album a favore di un maggior senso melodico, forte anche
di una raggiunta "classicita'" del loro sound anti-classico per eccellenza.
Cosi' in Tragic Carpet Ride, i Polvo suonano del powerpop, anche se
sembrano degli scolaretti che imitano i loro idoli di classifica e producono un
chiasso disordinato, e City Spirit e' un'incursione nella psichedelia
degli anni Sessanta, nei ritornelli melliflui e nei rintocchi di chitarra
trascendenti.
Fractured e' un altro esempio del loro folkrock atonale, sulla falsariga del
brano che li rese celebri, Can I Ride: il jamming sconclusionato delle
chitarre fa le veci del jingle-jangle (e vedere con che mirabolanti esiti)
e tutti gli strumenti non fanno che palesare pulsioni primitiviste, infantilismi
pervicaci, voglie puerili.
I loro imitatori possono trarre proficuo insegnamento da Old Lystra, uno
strumentale spaghetti-western, suonato alla loro folle maniera.
La grande protagonista di questo sound "spastico" e' la chitarra, quasi sempre
suonata in maniera atonale e al tempo stesso sferzante, fino a produrre
suoni simili a quando il nastro si accartoccia.
Brylawski va ormai annoverato fra i grandi innovatori dello strumento, insieme
a Frith, Lindsay e pochi altri.
Con il terzo album, Exploded Drawing (Touch & Go, 1996),
i Polvo ci offrono un'opera monumentale che ha il pregio
di ampliare le loro ambizioni oltre l'idea della canzone anticonformista.
I duetti atonali delle chitarre di Ash Bowie e Dave Brylawski e i
ritmi sgangherati di Steve Popson e Eddie Watkins sono diventati un punto
di riferimento per tutto il rock "lo-fi", ma qui provano a cimentarsi con
una materia al tempo stesso piu` dilatata e piu` concisa. Dilatata nel
senso che ogni brano sviluppa il tema fino in fondo piuttosto che limitarsi
ad abbozzarlo; e concisa nel senso che ogni brano presenta un'identita`
macroscopica definita attorno a un baricentro ben preciso.
La trance intermittente di Fast Canoe e In This Life,
scolpita accordo dopo accordo con cura maniacale dentro una struttura che
e` la piu` melodica a loro possibile, e` esemplare. Melodia come fonte di
catalisi spirituale, non di evasione edonistica.
L'effetto e` di amplificare la componente trascendentale, fino a fare di
pezzi come Bridesmaid Blues dei veri e propri salmi lisergici.
Il rock and roll di Feathers Of Forgiveness ha tinte fosche, scansioni
industriali. Con foga quasi heavymetal e ritornelli demenziali
Crumbling Down, High-Wire Moves e The Purple Bear
aprono una pista al confine fra i territori di
Pere Ubu, Flaming Lips, Sonic Youth, Smashing Pumpkins e Captain Beefheart.
Qualche ballad in stile slowcore (Light Of The Moon),
un paio di incubi da cantautore iperdepresso (Street Knowledge),
uno stormo di brevi strumentali ultraterreni (Monoloth)
preparano la strada ai dodici minuti di When Will You Die, apice di questo
cerimoniale di levitazione della musica, una jam balbettata sulle chitarre
a un passo quasi country che piacera` al cadavere in decomposizione di Jerry
Garcia.
Tutto all'insegna dell'imprevedibilita` e della passione piu` folle.
Non che l'andamento scanzonato e trasandato sia stato abbandonato a favore
di uno stile mainstream, ma certo i tocchi e rintocchi di questi raga
psichedelici del duemila non sono mai stati cosi` professionali.
Disco discretamente fondamentale, un po' l'analogo del doppio che chiuse la
fase sperimentale e apri` quella matura nella carriera dei Sonic Youth.
L'EP This Eclipse (Touch & Go, 1996) continua la progressione verso una
canzone meglio organizzata e continua l'assimilazione di elementi dell'armonia
orientale (tanto nel canto quanto nelle accordature delle chitarre).
Bombs That Fall From Your Eyes e lo strumentale Titletrack vanno aggiunti
al repertorio maggiore, mentre Titanup e` una delle loro canzoni piu`
accessibili.
Assunto Brian Walsby al posto del dimissionario batterista Eddie Watkins,
su Shapes (Touch & Go, 1997)
Ash Bowie e Dave Brylawski adottano decisamente la
strategia di normalizzare la loro musica. Eliminati o ridotti i campi di tempo
e i tempi bizzarri, riscoperta la melodia (sia pur sempre in termini anomali),
aggiornato il sound alle moderne tecniche di produzione e di campionamento,
prestata maggiore attenzione all'orchestrazione (tamburello, sintetizzatore,
gong, tromba, sitar, etc),
il sound grezzo e sgradevole di un tempo sta diventando, poco alla volta,
un rock and roll raffinato per intellettuali.
Alla fine ne vien fuori un disco piu` di "tocchi di classe" che di canzoni:
Le poderose bordate hard-rock e i campionamenti metallici, nonche' il finale
visceralmente atonale e demenziale di Enemy Insects (sei minuti),
l'organo gospel e la solenne tromba messicana di Downtown Dedication
(ripresa magistralmente in versione space-rock alla Hawkwind come D.D.),
e cosi` via.
Il capolavoro di equilibrismo e` Twenty White Tents, una delicata tessitura
di accordi atonali e rumorini assortiti, un tenue strimpellio dal sapore
orientale, su cui spunta dal nulla, ogni tanto, un riff "duro" ripetuto
meccanicamente.
I Polvo prediligono comunque il sound chitarristico piu` virile, e in quella
direzione maturano con il roccioso blues-rock di Rock Post Rock e con il
rock and roll nevrastenico di Everything In Flames, laddove i Sonic Youth e
i Flaming Lips inscenano un pauroso pow-wow.
Riassume la loro ideologia sonora il kolossal strumentale El Rocio
(dodici minuti), tutto duelli aspri di chitarre e controtempi da infarto,
dissonanze acute e pause brutali, senza capo ne' coda come nella loro miglior
tradizione.
Ma causa forse piu` danni in tre soli minuti la conclusiva Lantern,
praticamente la loro versione di un western alla Morricone.
Impreziosiscono il disco alcuni brevi intermezzi di musica strumentale
orientale, eseguita con un arsenale di strumenti acustici.
Disco forse troppo ragionato, da parte di un duo che si sta rendendo conto
della portata della propria opera, traccia paralleli inquietanti fra la
loro carriera e quella dei Sonic Youth: entrambi partiti da una sperimentazione
spavalda e indifferente, hanno costruito su quelle improbabili fondamenta un
nuovo stile di canzone rock, al tempo stesso moderna e tradizionale.
Questo, allora, e` per i Polvo il loro Sister.
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