Drag, 6/10
Bad Motherfucker, 6/10 #1 Chicken, 7/10 Saltbox, 6.5/10 Ghetto Blaster, 6/10 | Links: |
Le Red Aunts sono un quartetto del foxcore Californiano che suona un punk-rock
sporco e spavaldo come nella tradizione di
Frightwig,
Lunachicks e
Babes In Toyland.
All'impeto selvaggio delle "riot grrrrls" le Red Aunts aggiungono un
cinismo che e` tipico della scena di Hollywood.
Il gruppo, formato nel 1992 a Los Angeles da due colleghe di un negozio di abbigliamento, le chitarriste Kerry "Sapphire" Davis e Terri "Angel" Wahl, e` cresciuto a dismisura nel corso degli anni, lasciandosi alle spalle il punk-rock subamatoriale degli inizi e giungendo a formulare un rock and roll tanto virulento quanto deviante. Big Cans, sull'EP a 7" omonimo (per la Hell Yeah), e' il primo reperto del loro caustico femminismo. Drag (Sympathy, 1993) e` un album ricco di sarcasmo (Sleeping In The Wet Spot e soprattutto Teach Me To Kill, il rock and roll piu` infuocato) e di auto-parodia (Lethal Lolita, Kung Fu Kitten). Le loro canzoni si fanno ascoltare e divertono, nonostante massicce dosi di spleen urbano. Nonostante il dilettantismo pervicace dell'esecuzione anche i brani piu` scollacciati (Hot Rod, Sleeping Pill, Lonely Beer Drops), strillati senza ritegno, dimostrano una rabbia genuina che le pone fra le grandi discepole delle Frightwig. Bad Motherfucker (Sympathy, 1994) e` appena piu` musicale, ma, se possibile, ancor piu` viscerale. Delle Frightwig conservano il piglio ferocemente sarcastico, un piglio che forse si esprime al meglio nei voodoobilly orrendamente sfigurati di Batman A-go-go e Die Baby. Silver Moon Motel, Terri Man e Baby Touch Luck si annoverano fra i loro furibondi mini-classici, ma il selvaggio brano di chiusura, quell'orgasmo di oscenita' intitolato Monster Motherfucker, ruba la scena a tutti gli altri.
#1 Chicken (Epitaph, 1995) compie un immenso balzo di qualita`.
Il sound che sembrava un semplice derivato dei Ramones
e del punkrock piu' scipitino si scopre essere radicato nella tradizione "nera".
Fatte salve la concisione e la frenesia del punkrock, Freakathon sembra
infatti la versione femminile dei Rolling Stones, con quelle chitarre
trasandate, il registro di canto lascivo (anche se con qualche squittio in
piu') e una rude ritmica rhythm and blues,
Peppermint Patty sferraglia come il piu' sgangherato dei bluesrock,
Poor Ole Netty affonda nel pantano di un blues del Delta,
e When Sugar Turns To Shit va a deragliare dalle parti dei Gun Club.
Su Saltbox (Epitaph, 1996) le ragazze
non riescono a ripetere del tutto quell'exploit, ma riescono a mettere a fuoco
la loro personalita` artistica con una sequenza inquietante di miniature
sgradevolmente minimali cantate nel tono da ragazzina scollacciata reso celebre
da Lydia Lunch e suonate con competenza da asilo municipale.
Le litanie sgolate e sciatte di Whatever, Paco e Palm Tree Swing
esprimono in maniera fortemente negativa l'umore depresso delle riot grrrrl,
e All Red Inside e Goin' Downtown lo lasciano fluttuare al limite del blues.
I girotondi bambineschi di Suerte e Fake Modern si spingono ben oltre le
sceneggiate delle Frightwig nel loro disprezzo delle forme musicali.
Il quinto album, Ghetto Blaster (Epitaph, 1997), sancisce l'approdo a un rock and roll vivacizzato da effetti chitarristici alla Breeders (I'm Crying), a un melodismo butterato da spigolosita` ritmiche (Poison Steak), a un realismo grottesco (The Things You See). Brani come Alright e Fade In Fade Out vivono di puro impeto: le ragazze raramente cercano di ragionare, si fanno largo di forza. Ma anche questi sfoghi brutali non bastano, e devono ricorrere a psicodrammi dissonanti come Exene per esprimere tutta la loro disperazione. L'album e` il piu` professionale della loro carriera (soprattutto il blues Midnight In The Jungle), ma conserva tutta l'amarezza e la crudezza del loro carattere. Forse nel loro caso rappresenta la perfetta convergenza fra arte e vita, ne' troppa vita ne' troppa arte. | If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me. |