Shudder To Think
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Curse, Spells, Voodoo, Mooses , 6/10
Ten Spot , 6/10
Funeral At The Movies , 7/10 (EP)
Get Your Goat , 7/10
Pony Express Record , 6.5/10
Nathan Larson: Mind Science Of The Mind , 6/10
50000 B.C. , 5/10
High Art , 6/10
First Love Last Rites , 6.5/10
Nathan Larson: Jealous God (2001), 5/10
Hot One (2006), 5/10
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Gli Shudder To Think sono uno dei gruppi punk-rock che ha maggiormente tentato di rinnovare il genere, assimilando persino l'elettronica e il rumore. A formarli e` Craig Wedren, che durante il liceo aveva registrato con il compagno di classe Nathan Larson alcuni nastri di musica d'avanguardia ispirati a John Cage e Ornette Coleman. Al suo fianco il batterista Mike Russell e il chitarrista Chris Matthews.

Gli inizi non furono promettenti. Curse, Spells, Voodoo, Mooses (Sammich, 1989 - Dischord, 2003) presento` un ennesimo gruppo di discepoli del "popcore" di Husker Du e Buzzcocks, anche se questa volta proveniva dalla capitale dell'hardcore intellettuale, Washington, vantava un cantante stridulo nella tradizione di David Thomas, e adottava le pose "emo" dei Rite of Springs. Fra le righe si intraveda in effetti qualche asprezza degna dei Fugazi, e persino qualche ambizione degna dell'art-rock. Il pubblico punk rimase indifferente davanti all'eccessiva cerebralita` dell'operazione.

Era proprio quella, in effetti, la vocazione del gruppo, come rivelo` Ten Spot (Dischord, 1990). Il gruppo sembra una versione psichedelica e hardcore di Rush e Yes mentre impazza nella melodia orecchiabile di Jade-Dust Eyes, nella tiritera volgare di Rag, nelle fratture ritmiche di About Three Dreams. Gli Shudder To Think tracciano un percorso armonico che aggira le convenzioni dell'hardcore secondo una traiettoria stravagante, per poi decollare d'improvviso nell'heavy-metal di Corner Of My Eyes. A tratti la loquela delicata e articolata del gruppo (i virtuosismi canori, i contrappunti luminosi di chitarra, i ritmi fantasiosi) li avvicinano persino agli REM. A dominare le loro vignette e` gia` il canto di Craig Wedren, quel modo di recitare i suoi testi poetici salendo e scendendo il pentagramma, di scandire le sillabe e le note, di cantare contro se stesso alternando baritono e falsetto su ottave diverse. Sono i suoi gorgheggi palpitanti ad animare Heaven Here, Summertime Train e soprattutto Vacation Brain.

L'EP Funeral At The Movies (Dischord, 1990) segno` una svolta decisiva, che fu poi anche una progressione naturale. Ride That Sexy Horse assimila tecniche dell'avanguardia (tape-loop, minimalismi) con uno spirito a meta` strada fra Bongwater e Flaming Lips. Lies About The Sky puo` far invidia ai Sonic Youth per il modo austero e disinvolto con cui immette esperimenti nella forma canzone del rock. Le melodie pop di Chocolate, Day Ditty e Red House sono innestate sulle eccezioni, non sulle regole, dell'armonia. Lo stile pomposo e` mostruoso di canto di Wedren compensa la qualita` atonale delle musiche in maniera surreale. Suffragati da partiture strumentali altrettanto complesse, i suoi eterei gorgheggi assumono un valore quasi metafisico, come i deliri folli e innocenti di David Thomas nel frastuono dissonante della vita.

Il gruppo aveva trovato la sua vera voce e Get Your Goat (Dischord, 1992) non fece altro che calibrare il tiro, moderando ulteriormente l'impeto hardcore, accentuando il "rumore" chitarristico alla Dinosaur Jr e My Bloody Valentine, e indulgendo nei cambi di tempo e nelle dissonanze del progressive-rock. Fra le fonti (che piu` erudite non potrebbero essere) di canzoni come Goat e Baby Drop si citano Partch, Cage, Thelonious Monk e John Zorn. L'improvvisazione, i poliritmi e il crooning in falsetto di Wedren basterebbero da soli a tirar fuori gli Shudder To Think dalla ressa dell'hardcore. Brani come Love Catastrophe e The Hair Pillow suonano come se i Beach Boys cantassero Bach accompagnati da un complesso di progressive-rock. I brani piu` aggressivi e avventurosi, ovvero Shake Your Halo Down e Pebbles ricordano persino i Family e i primi Genesis.

Grazie anche all'ingresso Nathan Larson alla chitarra (ex Stigmata-A-Go-Go), e di un nuovo batterista, Adam Wade (ex Jawbox), Pony Express Record (Epic, 1994) sfoggia un sound ancor piu` reboante e raffinato: X-French Tee-Shirt e Chakka e fanno acrobazie con i tempi e i riff. Le bizzarre ma orecchiabili No Rm 9 Kentucky e soprattutto Hit Liquor li rendono famosi al di fuori del circuito hardcore. Le canzoni di questo disco sono persin troppo lambiccate e, soprattutto, troppo consciamente tali per essere anche grande musica (un po' come capita spesso ai loro idoli King Crimson). L'unico momento viscerale viene con 9 Fingers On You, ma sembra quasi uno sbaglio. Il resto non e` ispirazione, e` finzione.

Quasi quasi sono i Rush il riferimento migliore per descrivere la parabola artistica degli Shudder To Think, un gruppo che parti` dall'hardcore ma e` approdato a una variante "progressiva" di quel genere che ha il pregio di essere al tempo stesso sperimentale e commerciale.

Ma il gruppo ha in serbo una carriera ben diversa. Prima Wedren, che fino ad allora e` stato la "voce" del gruppo, si ammala. Poi Nathan Larson pubblica un album con lo pseudonimo di Mind Science Of The Mind (Epic, 1996), accompagnato da Mary Timony degli Helium e Joan Wasser dei Dambuilders. Quando Wedren si riprende, e` diventato piu` compositore che autore.

Il ritorno degli Shudder To Think non e` all'altezza del repertorio passato. 50000 B.C. (Epic, 1997), con Kevin March dei Dambuilders alla batteria, e` forse il loro primo disco mediocre. Il complesso ha abbandonato le velleita` sperimentali e suona semplicemente un banale riassunto della storia del power-pop, dai Cheap Trick ai Green Day (Kissessmack Of Past Action). Per una Call Of The Playground che ricorda i fasti passati, c'e` il vergognoso arrangiamento pop di All Eyes Are Different.

Wedren e Larson scrivono le musiche del film High Art (Velvel/Bottom Line, 1998) di Lisa Cholodenko in uno stile spoglio, atmosferico, che ricorda il rock dei Luna.

First Love Last Rites (Epic, 1998) e` un'altra colonna sonora, ma la musica e` questa volta organizzata secondo i canoni dei dischi di musica rock, non quelli delle colonne sonore. L'idea e` quella di imitare una di quelle stazioni radiofoniche che trasmettono "oldies" per tutta la notte. Ne risulta un viaggio all'indietro nel tempo, all'America bianca degli anni '50, quella del Brill Building e dei "teen idols", per dar voce al quale gli Shudder To Think (Wedren, Larson e ora Stuart Hill) si servono di un folto gruppo di ospiti d'onore Jeff Buckley intona il doo-wop struggente alla Drifters di I Want Someone Badly, Matt Johnson dei The The biascica il blues Jelly On The Table con tanto di gracchio da giradischi, Nina Persson dei Cardigans solfeggia la tenera Appalachian Lullaby, e Wedren stesso scimmiotta il romantico "lento" da balera di Diamons Sparks And All e la ballata country alla Johnny Cash di Lonesome Dove
Il lato aggressivo di quegli anni e` rappresentato da Liz Phair, che si lascia corrompere dal cadenzato pop di Erecting A Movie Star, e da Billy Corgan, che si sgola nel rock and roll selvaggio di When I Was Born, I Was Bored.
Nella maniera di mezzo, Robin Zander sorride il Mersey-beat di Automatic Soup e soprattutto la grande Mimi Parker da` una strepitosa interpretazione degli innamorati inni dei girl-group di Phil Spector in Just Really Want To See You (contrappuntata da Alan Sparhawk nel tono di Neil Diamond). Forse nessun disco di revival e` mai riuscito a imitare gli originali in maniera cosi` fedele.
Il gruppo si era appena specializzato nella power ballad melodrammatica e si ritrova a indossare i panni del Brill Building. Trent'anni fa sarebbero diventati miliardari.

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Nathan Larson, who had already written the score for the film Kimberly Peirce's Boys Don't Cry (1999), debuted solo with Jealous God (Artemis, 2001), a collection of pop-soul ballads. But he increasingly turned towards movie soundtracks: Todd Solondz's storytelling, Stephen Frears' Dirty Pretty Things, and songs for many others. Filmmusik (2005) is a sample.

Craig Wedren continued his career as composer of movie soundtracks (Velvet Goldmine, Roger Dodger, Laurel Canyon, etc). He then returned to his songwriting with the expert mood painting of Wand (2011).

Hot One (2006), another Nathan Larson project, sounds like a tribute to the glam-rock of the 1970s.

Live From Home (2009) is a live album.

(Translation by/ Tradotto da xxx)

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