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Gli Shudder To Think sono uno dei gruppi punk-rock che ha maggiormente
tentato di rinnovare il genere, assimilando persino
l'elettronica e il rumore.
A formarli e` Craig Wedren, che durante il liceo aveva registrato con il
compagno di classe Nathan Larson
alcuni nastri di musica d'avanguardia ispirati a John Cage e Ornette Coleman.
Al suo fianco il batterista Mike Russell e il chitarrista Chris Matthews.
Gli inizi non furono promettenti.
Curse, Spells, Voodoo, Mooses (Sammich, 1989 - Dischord, 2003)
presento` un ennesimo
gruppo di discepoli del "popcore" di Husker Du
e Buzzcocks, anche se questa volta proveniva
dalla capitale dell'hardcore intellettuale, Washington, vantava un cantante
stridulo nella tradizione di David Thomas, e adottava le pose "emo" dei
Rite of Springs.
Fra le righe si intraveda in effetti qualche asprezza degna dei
Fugazi, e persino qualche ambizione degna
dell'art-rock. Il pubblico punk rimase indifferente davanti all'eccessiva
cerebralita` dell'operazione.
Era proprio quella, in effetti, la vocazione del gruppo, come rivelo`
Ten Spot (Dischord, 1990).
Il gruppo sembra una versione psichedelica e hardcore di Rush e Yes mentre
impazza nella melodia orecchiabile di Jade-Dust Eyes,
nella tiritera volgare di Rag, nelle fratture ritmiche di
About Three Dreams. Gli Shudder To Think
tracciano un percorso armonico che aggira le convenzioni dell'hardcore
secondo una traiettoria stravagante, per poi decollare d'improvviso
nell'heavy-metal di Corner Of My Eyes.
A tratti la loquela delicata e articolata del gruppo
(i virtuosismi canori, i contrappunti luminosi di chitarra, i ritmi fantasiosi)
li avvicinano persino agli REM.
A dominare le loro vignette e` gia` il canto di Craig Wedren,
quel modo di recitare i suoi testi poetici salendo e scendendo
il pentagramma, di scandire le sillabe
e le note, di cantare contro se stesso alternando baritono e falsetto su ottave
diverse.
Sono i suoi gorgheggi palpitanti ad animare
Heaven Here, Summertime Train e soprattutto Vacation
Brain.
L'EP Funeral At The Movies (Dischord, 1990)
segno` una svolta decisiva, che fu poi anche
una progressione naturale. Ride That Sexy Horse assimila
tecniche dell'avanguardia (tape-loop, minimalismi) con uno spirito a
meta` strada fra Bongwater e Flaming Lips.
Lies About The Sky puo` far invidia
ai Sonic Youth per il modo austero e disinvolto con cui immette
esperimenti nella forma canzone del rock.
Le melodie pop di Chocolate, Day Ditty
e Red House sono innestate
sulle eccezioni, non sulle regole, dell'armonia.
Lo stile pomposo e` mostruoso di canto di Wedren compensa la qualita`
atonale delle musiche in maniera surreale.
Suffragati da partiture strumentali altrettanto complesse, i suoi eterei
gorgheggi assumono un valore quasi metafisico, come i deliri folli e innocenti
di David Thomas nel frastuono dissonante
della vita.
Il gruppo aveva trovato la sua vera voce e
Get Your Goat (Dischord, 1992) non fece altro che calibrare il tiro,
moderando ulteriormente l'impeto hardcore, accentuando il
"rumore" chitarristico alla Dinosaur Jr
e My Bloody Valentine,
e indulgendo nei cambi di tempo e nelle dissonanze del progressive-rock.
Fra le fonti
(che piu` erudite non potrebbero essere) di canzoni come Goat e
Baby Drop si citano Partch, Cage, Thelonious Monk e John Zorn.
L'improvvisazione, i poliritmi e il crooning in falsetto di Wedren basterebbero
da soli a tirar fuori gli Shudder To Think dalla ressa dell'hardcore.
Brani come Love Catastrophe e The Hair Pillow suonano come se i Beach Boys
cantassero Bach accompagnati da un complesso di progressive-rock.
I brani piu` aggressivi e avventurosi, ovvero Shake Your Halo Down e
Pebbles ricordano persino i Family e i primi Genesis.
Grazie anche all'ingresso Nathan Larson alla chitarra (ex Stigmata-A-Go-Go),
e di un nuovo batterista, Adam Wade (ex Jawbox),
Pony Express Record (Epic, 1994) sfoggia un sound ancor piu` reboante
e raffinato: X-French Tee-Shirt e Chakka e
fanno acrobazie con i tempi e i riff.
Le bizzarre ma orecchiabili
No Rm 9 Kentucky e soprattutto Hit Liquor li rendono famosi
al di fuori del circuito hardcore.
Le canzoni di questo disco sono persin troppo lambiccate e,
soprattutto, troppo consciamente tali per essere anche grande musica
(un po' come capita spesso ai loro idoli King Crimson).
L'unico momento viscerale viene con 9 Fingers On You, ma sembra
quasi uno sbaglio. Il resto non e` ispirazione, e` finzione.
Quasi quasi sono i Rush il riferimento migliore per descrivere
la parabola artistica degli Shudder To Think, un gruppo che parti` dall'hardcore
ma e` approdato a una variante "progressiva" di quel genere che ha il pregio
di essere al tempo stesso sperimentale e commerciale.
Ma il gruppo ha in serbo una carriera ben diversa. Prima Wedren, che fino ad
allora e` stato la "voce" del gruppo, si ammala. Poi Nathan Larson pubblica un
album
con lo pseudonimo di Mind Science Of The Mind (Epic, 1996),
accompagnato da Mary Timony degli
Helium
e Joan Wasser dei Dambuilders.
Quando Wedren si riprende, e` diventato piu` compositore che autore.
Il ritorno degli Shudder To Think non e` all'altezza del repertorio passato.
50000 B.C. (Epic, 1997), con
Kevin March dei Dambuilders alla batteria,
e` forse il loro primo disco mediocre. Il complesso ha abbandonato le
velleita` sperimentali e suona semplicemente un banale riassunto della
storia del power-pop,
dai Cheap Trick ai Green Day
(Kissessmack Of Past Action).
Per una Call Of The Playground che ricorda i fasti passati,
c'e` il vergognoso arrangiamento pop di All Eyes Are Different.
Wedren e Larson scrivono le musiche del film
High Art (Velvel/Bottom Line, 1998) di Lisa Cholodenko
in uno stile spoglio, atmosferico, che ricorda il rock dei Luna.
First Love Last Rites (Epic, 1998) e` un'altra colonna sonora, ma
la musica e` questa volta organizzata secondo i canoni dei dischi di musica
rock, non quelli delle colonne sonore. L'idea e` quella di imitare una di quelle
stazioni radiofoniche che trasmettono "oldies" per tutta la notte.
Ne risulta un viaggio all'indietro nel tempo, all'America bianca degli anni
'50, quella del Brill Building e dei "teen idols", per dar voce al quale gli
Shudder To Think (Wedren, Larson e ora Stuart Hill)
si servono di un folto gruppo di ospiti d'onore
Jeff Buckley intona il doo-wop struggente alla Drifters di I Want Someone Badly,
Matt Johnson dei The The biascica il blues Jelly On The Table con tanto
di gracchio da giradischi,
Nina Persson dei Cardigans solfeggia la tenera Appalachian Lullaby,
e Wedren stesso scimmiotta il romantico "lento" da balera di
Diamons Sparks And All
e la ballata country alla Johnny Cash di Lonesome Dove
Il lato aggressivo di quegli anni e` rappresentato da
Liz Phair, che si lascia corrompere dal
cadenzato pop di Erecting A Movie Star, e da
Billy Corgan, che si sgola nel
rock and roll selvaggio di When I Was Born, I Was Bored.
Nella maniera di mezzo,
Robin Zander sorride il Mersey-beat di Automatic Soup
e soprattutto la grande Mimi Parker da` una strepitosa interpretazione
degli innamorati inni dei girl-group di Phil Spector in
Just Really Want To See You (contrappuntata da Alan Sparhawk nel tono
di Neil Diamond).
Forse nessun disco di revival e` mai riuscito a imitare gli originali in
maniera cosi` fedele.
Il gruppo si era appena specializzato nella power ballad melodrammatica
e si ritrova a indossare i panni del Brill Building. Trent'anni fa sarebbero
diventati miliardari.
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