Seattle-based combo
Silkworm boasted the depressed noise of guitarists Joel Phelps and Andy Cohen. Cohen's introverted mood and neurotic guitar dominated In The West (1993) and Libertine (1994). Pared down to a trio after Phelps' departure, Firewater (1996) veered towards the distorted, metaphysical folk-rock of Dream Syndicate and Neil Young, while highlighting the creative rhythms of drummer Michael Dahlquist and bassist Tim Midgett. Developer (1997) was another subtle essay of musical imagery, the last significant work before the sell-out.
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Joel Phelps, Andy Cohen e Tim Midgett, i chitarristi e il cantante
dei Silkworm, provengono dal Montana, dove avevano gia` registrato due
cassette, Advantage (1987) e Girl Harbor (1989),
e il singolo Slipstream/ Inside Outside (Punchdrunk, 1991).
A Seattle trovarono la terra promessa.
Il loro L'Ajre (Temporary Freedom, 1992), vuoi per il
pop lussureggiante di St Patrick's Day vuoi per la lunga estasi di
Slow Burn (nove minuti),
rappresenta, per quanto acerbo e contaminato dal grunge,
una delle novita` salienti di quell'anno.
Seguirono i singoli The Chain/ Our Secret (Temporary Freedom, 1992)
e Violet/ Around A Light (Blatant, 1992).
L'EP His Absence Is A Blessing (Stampede, 1993) appesanti`
notevolmente il loro sound.
Le prime registrazioni (1990-94) verranno raccolte su
Even A Blind Chicken Finds A Kernel (Matador, 1998).
I Sonic Youth sono l'influenza determinante
su questa prima fase.
Sono brani rozzi e trascinanti come Parsons e soprattutto Into The
Woods, che invitano confronti con Pavement e
Jesus Lizard, sul successivo
In The West (C/Z, 1993), a fare la loro gloria.
Ma l'andamento distratto e stralunato di Garden City Blues e Raised By
Tigers, con qualche schitarrata alla Sonic Youth, mette in luce un malessere
piu` profondo, che ha origini nel chitarrismo indisciplinato dei due leader
e nei ritmi ancor piu` irregolari di Michael Dahlquist.
Nella lunga Enough Is Enough Midgett sfoggia le sue doti drammatiche e
al tempo stesso da` una lezione ai Codeine in fatto di "slo-core".
Album per intenditori, in cui tutto cio` che serve a costruire una canzone
viene rimesso in discussione, la sua falsa timidezza nasconde in realta`
uno dei programmi piu` ambiziosi degli anni '90.
Il sound e` una bestia infida, figlio bastardo del produttore
Steve Albini ma anche del rock nevrotico dei
Dream Syndicate.
La dizione e la conduzione didascalica, erudita, quasi "brechtiana" di There Is A Party In Warsaw Tonight,
e` un'appropriata introduzione al mondo complesso di
Libertine (El Recordo, 1994).
I brani sembrano assemblati alla bell'e meglio, anche quando sarebbe
relativamente semplice mettere ordine nel caos. Il metodo di sistematico
auto-sabotaggio ricorda quello dei Polvo.
E` esemplare come deragliano quelle che potrebbero essere le canzoni piu`
accessibili del disco, The Cigarette Lighters e Couldn't You
Wait.
Sull'opera troneggiano le lunghe divagazioni chitarristiche di Cohen, che si
propone come uno degli eroi della generazione post-grunge (e uno dei massimi
discepoli di Neil Young). Il timbro della sua chitarra e` spesso pura carta
vetrata, un buco nero di accordature approssimative, di stecche squillanti.
E` quello il suono che sventra il lento, solenne, incedere di
Grotto Of Miracles e Written On The Wind.
Fanno quasi apposta a dedicare il singolo dell'anno seguente a una canzone
difficile come Quicksand (My Pal God).
Ancor piu` sperimentale risulta il monumentale Firewater (Matador, 1996),
con il gruppo ridotto a un trio per la dipartita di
Joe Phelps.
La casistica di stili e` pressoche' infinita, dal power-pop sghembo di Nerves
al blues funereo di Slow Hands, dal folk-rock mezzo stonato di
Cannibal Cannibal al ruvido garage-rock di Wet Firecracker.
Le influenze principali sono tre: i Rolling Stones, ben riconoscibili nel sound
sincopato e sguaiato di Lure Of Beauty, Neil Young, nella
lunga e nervosa Tarnished Angel e nel riff bruciante di Severance Pay,
e Dylan (Wheels On Fire) nel ritornello del lento romantico Ticket Tulane.
La personalita` misantropa di Midgett prende il sopravvento in Miracle Mile,
con accompagnamento di sola chitarra acustica, e nel gran finale di
Don't Make Plans This Friday, condotta a passo funereo.
L'arte chitarristica, contorta, discordante e metafisica,
li fa ormai avvicinare ai Television o al quartetto di Richard Hell.
Dahlquist, dal canto suo, si afferma fra i batteristi piu` fantasiosi del
momento, capace di impostare i ritmi piu` stravaganti o di ossequiare il jazz
piu` tradizionale.
Con il passare degli anni i Silkworm sono diventati,
se possibile, ancor piu` ermetici, nei paraggi delle jam trascendenti dei
Television.
Developer (Matador, 1997) e` ancor piu` subdolo dei precedenti. In superficie
sembra una raccolta di canzoni piu` ortodosse e leggere; ma i brani sbocciano ancora
da melodie ancor piu` oblique di quelle dei loro amici Pavement.
L'ouverture,
Give Me Some Skin, suona come un incrocio fra gli Slint piu` oniricamente
pesanti e il Neil Young piu` marzialmente eroinomane. Ma la parte del leone
la fanno ancora una volta gli accompagnamenti di chitarra:
le pareti di distorsioni e i contrappunti spigolosi di The Devil Is Beating
His Wife, il jingle-jangle dissonante alla Television di
Never Met A Man Didn't Like, i Van Halen contratti in uno spasimo
epilettico che aprono Developer, i riff brutali alla Brown Sugar
che scoperchiano Ice Station Zebra, una sequenza di turpita` che fanno
sembrare dolci le nevrosi di Neil Young.
The City Glows e The Devil Is Beating His Wife sono
esempi magistrali della loro arte di lasciar crescere una composizione
invece che ancorarla a un ritornello. La musica e` pero` davvero piu` docile,
con l'unica eccezione dell'esplosione di Never Met A Man I Didn't Like.
Il canto, quel confabulare delirante che sa tanto di confessione al bar di
un ubriaco, lambisce il nadir emotivo, due isolati dai quartieri depressi di
Tom Waits, in Goodnight Mr Maugham.
Non il loro album migliore, ma la sua accessibilita` contribui` a
far riscoprire i dischi precedenti.
Ein Heit sono i Silkworm riuniti con Joel Phelps e a cui si aggiunge un
cantautore di Cleveland, J.K. Manlove. Il gruppo esiste dal 1983, ma arriva su disco soltanto
con il singolo Replay (Moneyshot, 1999) e l'album
The Lightning And The Sun (Temporary Freedom, 1997).
Gli stagionati musicisti vi sfogano piu` che altro libidini che covavano
da anni: l'assolo di sassofono di Phelps in Houssari,
l'assolo di tromba di Cohen in Before, la jam con i campionamenti
e i sintetizzatori di Tim Kipp in I Can't Believe.
Al canto sia
Phelps (Lonesome Heart) sia Cohen (No Revolution) contrappuntano
in maniera quasi brechtiana i lamenti di Manlove.
Il trio di Andy Cohen (chitarra), Michael Dalquist (batteria) e Tim Midgett
(basso) prosegue invece la sua avventura con Blueblood (Touch & Go,
1998), sesto album dei Silkworm, registrato nella cantina di Dahlquist.
Il sound di questo album accentua le
somiglianze con i Dream Syndicate che datano almeno da Firewater,
ovvero da dopo la partenza di Phelps. In particolare Said It Too Late
ha gli stessi tempi marziali, le stesse fratture chitarristiche, gli stessi riff
lancinanti, lo stesso canto fatalista.
L'impeto rauco e rabbioso di Redeye ricorda invece i Rolling Stones.
Empty Elevator Shaft e` la loro versione di una ballata
country-rock maestosa.
Beyond Repair e` una lunga tirata tragicomica da cantautore.
Insomma, i Silkworm approdano alla classicita`: riescono a comporre canzoni
nella tradizione del rock pur rimanendo fedeli al loro rivoluzionario stile.
Tutto sommato sorprende la scelta della cantilena EFF per aprire il
disco: quello e` il brano piu` all'antica, reso ispido da una giungla di
accordature stonate e da controtempi azzannanti. Nel suo insieme, pero`,
l'album suona stanco e senile.
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While
Joe Phelps
reaps the benefits of his solo adventure, Andy Cohen has become
the soul of Silkworm. His
austere, abrasive, sour Neil Young-infected ballads, such as
Contempt and That's Entertainment, ground
Lifestyle (Touch & Go, 2000) in an existential mood.
Thanks to the fabulous rhythm section of Michael Dahlquist and Tim Midgett,
the music is always uplifting, and occasionally
muscular and rowdy, in the name of their idols Faces and Rolling Stones
(Midgett's Slave Wages, Dead Air), when not tinged of
Lou Reed's martial mantra (Yr Web) or of resounding southern boogie
(Around The Outline).
Towering over this otherwise straightforward collection is the epically whacky
piano and guitar blues The Bones.
No doubt Silkworm's music scrapes rock and roll's deep core, but too many
of these songs waver irresolutely between storytelling and climax building,
and eventually settle for a diligent but uninspired reproduction of the masters.
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(Translation by/ Tradotto da Walter Consonni)
Mentre Phelps raccoglie i profitti della sua avventura solista, Andy Cohen
è diventato l'anima dei Silkworm. Le sue ballate austere, abrasive ed
aspre, intrise di Neil Young, come Contempt e That's
Entertainment, ancorano Lifestyle (Touch & Go, 2000) ad uno
stato d'animo esistenziale. Grazie alla straordinaria sezione ritmica di
Michael Dahlquist e Tim Midgett, la musica è sempre briosa, e solo
talvolta vigorosa e turbolenta, nel nome dei loro idoli Faces e
Rolling Stones (Slave Wages di Midgett e Dead Air), quando non
è influenzata dai mantra marziali di Lou Reed (Yr Web) o
dall'enfatico southern boogie (Around The Outline). Il blues
epicamente stravagante per pianoforte e chitarra The Bones svetta su
questa altrimenti omogenea raccolta di canzoni. Senza dubbio
la musica dei Silkworm destruttura il nucleo profondo del rock and
roll, ma troppi di questi brani fluttuano con indecisione tra lo
storytelling e l'elaborazione di un climax, e alla fine si limitano a
fornire una diligente ma non ispirata riproduzione dei loro maestri.
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Andy "Nonno" Cohen has rebuilt Silkworm in Chicago by hiring
Jody Grind's singer Kelly Hogan and
Bedhead's keyboardist Matt "Biznono" Kadane
and forcing the rhythm section to relocate from their original home-base
of Seattle.
The sound on Italian Platinum (Touch & Go, 2002) is more mainstream
than ever.
Soulful and gritty southern guitar picking and matter-of-factual vocals deliver
the charming melody of The Old You.
The Brain is as close to a B52's dance
novelty as Silkworm can get (chirping female vocals, steady beat, ska guitar,
Cars-like keyboards).
In the middle of the lullaby White Lightning one is treated to a bit of
piano-driven soul-jazz jamming with echoes of the Doors' Light My Fire.
Not to worry that Cohen sold his souls to the Faust of radio-friendly rock,
the emotional core of the album is still grounded in fiery power-ballads
of the old school.
The back-up vocals of Hogan grace the passionate dirge
Don't Survive, that Neil Young could die for.
Not to mention Bourbon Beard, a waltzing number that could be a
leftover from Harvest (just add a touch of Tom Waits' drunk warbling).
The uplifting, power-pop refrain of Dirty Air overflows with
Byrds-ian vocal harmonies and jingle-jangling, albeit neurotically distorted.
Is She A Sign is a delicate meditation highlighted by the mechanical
tinkling of piano.
For maximum effect,
the album should have closed with the ghostly, hushed blues of Moving.
The syncopated, somewhat angry guitar tones, the oddly low-profile
keyboards, the restrained but ubiquitous back-up vocals, have dramatically
altered the landscape and open new horizons to the band.
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Andy Cohen ha ricostruito i Silkworm a Chicago assumendo la cantante dei
Jody Grind, Kelly Hogan, e il tastierista dei
Bedhead, Matt Kadane,
e obbligando la sezione ritmica a trasferirsi dalla loro base originale di
Seattle.
Il sound su Italian Platinum (Touch & Go, 2002) e` piu` mainstream che
mai.
Una chitarra al tempo stesso armoniosa e sabbiosa e un canto dimesso
consegnano la melodia incantevole di The Old You.
The Brain e` quasi una novelty da ballo alla
B52's
(cinguettanti vocals femminili, battito metronomico, schitarrate ska,
tastiere alla Cars).
Nel mezzo della lullaby White Lightning il gruppo si lancia in una
jam guidata dal piano con echi della Light My Fire dei Doors.
Cohen non ha venduto del tutto l'anima al Faust del rock commerciale, e
infatti il cuore emotivo dell'album e` ancora radicato in fiere
power-ballad della vecchia scuola.
Il controcanto di Hogan adorna la luttuosa e passionale
Don't Survive, che Neil Young invidiera` loro
(per non parlare di Bourbon Beard, un valzer che potrebbe stare su
Harvest, con appena un tocco di Tom Waits).
Il power-pop incalzante di Dirty Air trabocca di armonie vocali e
jingle-jangle alla Byrds, anche se nevroticamente distorti.
Is She A Sign e` una delicata meditazione all'insegna di un carillon
di pianoforte.
Cohen avrebbe dovuto chiudere l'album con il blues spettrale di
Moving, il brano di massimo effetto.
E` cambiato molto nel sound dei Silkworm, e non necessariamente in meglio.
Quel tono di chitarra sincopato, mezzo arrabbiato, le tastiere di sottofondo,
il controcanto contenuto ma onnipresente, hanno cambiato il paesaggio che
il gruppo deve esplorare. Dalla loro hanno soprattutto il talento individuale.
Forse non ancora un'idea di dove vogliono arrivare.
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The EP You Are Dignified (Touch & Go, 2003) collects covers.
It'll Be Cool (Touch & Go, 2004) is a short eight-song album
that sounds like yet another bid for commercial success.
It relies on melodic power-ballads such as
Don't Look Back, Operative and especially Penalty Box,
delivered with the usual amount of guitar noise.
Even the colossal riff of Insomnia
and the syncopated distortion of Shitty Little Yacht
seem only meant to hide the intent of pleasing a broader audience.
The undisputable class of the combo surfaces mainly from
Something Hyper, a song that sounds like a classic despite
defying all the rules of the genre, and from
Xian Undertaker, a lo-fi introspection that soar on a
Warren Zevon-ian piano refrain.
After the death of drummer Michael Dalquist in 2005, Silkworm disbanded.
The surviving members
(Tim Midgett and Andy Cohen)
formed Bottomless Pit that debuted with
Hammer of the Gods (Comedy Minus One, 2007), containing material that
compared favorably with Silkworm's last albums
(Leave The Light Out).
Tim Midgett and Andy Cohen formed
Bottomless Pit, that recorded
collections of pensive roots-rock elegies:
Hammer of the Gods (Comedy Minus One, 2007) and
Blood Under The Bridge (Comedy Minus One, 2010).
Their career was compiled on the double-disc
Lottery 2005-2012 (Home Recording Is Killing Music, 2012).
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(Translation by/ Tradotto da xxx)
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