- Dalla pagina su Starflyer 59 di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Gli Starflyer 59 erano degli shoegazer di Los Angeles che traevano ispirazione dai peggiori eccessi di Lush, Ride e i Pale Saints.
Starflyer 59 (Tooth & Nail, 1995), Americana (Tooth & Nail, 1997) e Fashion Focus (Tooth & Nail, 1999) sono per lo più dimostrazioni del suono fini a se stesse.
Jason Martin, il compositore della band, la guida verso ballate piene di sentimento su Everybody Makes Mistakes (Tooth & Nail, 2000). Di gran lunga il loro miglior album, vanta esplosioni di emozioni splendidamente calme come A Dethroned King.
Easy COme Easy Go (Tooth & Nail, 2001) è un'antologia su doppio disco più alcune rarità.
Il tastierista degli Starflyer 59 Richard Swift ha lanciato una carriera da solista.
Continuando la tendenza verso un suono più calmo e gentile, Leave Here a Stranger (Tooth & Nail, 2001), registrato in mono, mette in mostra Jason Martin nella sua modalità più romantica, perfino con un accenno di Roy Orbison (Night Music) e un sacco di tastiere (Josh Dooley) anzichè il ronzio chitarristico del primo album.
Old (2003) suonava come un album alla disperata ricerca di un nuovo stile, con First Heart Attack che si avvicina più di ogni altra cosa al raggiungimento dell'obiettivo.
I am the Portoghese Blues (Tooth & Nail, 2004) raccoglie materiale inedito del 1997.
Il prolifico Martin, assieme al batterista Frank Lenz, si è spostato verso il pop orchestrale su Talking Voice vs Singing Voice (2005), mentre My Island (2006) sembrava diviso tra power-pop vecchio stile (The Frontman) e funk-punk alla moda (Good Boy).
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