Stellamara is a San Francisco ensemble which,
on Star Of The Sea (City Of Tribes, 1997),
offers an odd fusion of the ethnic
and classical cliche`s. Sonja Drakulich explores the vast depths of
vocal music (indian, balcan, persian, turkish and arab folklore, plus the
canon of ancient european music, both profane and sacred).
Gary Haggerty (violin and viola) and Marika Hughes (cello) build the
pseudo-classical scaffolding. Then, a plethora of eastern instruments
(shared between Susu Pampanin and Jeffery Scott) paints the overall harmony
with exotic innuendos. A stunning and compelling approach to poliphony allows
the ensemble to take unusual approaches to collective improvisation:
often, singing and playing seem to follow different routes to the same
destination, meeting, almost by accident, at the terminus.
The album seems to walk an allegoric path, as it brings back to life ever more
ancient ghosts. Ultimately, this is a celebration of music itself, over
the centuries and across the continents.
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Stellamara, titolare di
Star Of The Sea (City Of Tribes, 1997),
e` un ensemble di San Francisco che propone un'insolita fusione
di musica etnica e musica classica. Sonja Drakulich sonda le vaste profondita`
della musica vocale indiana, balcana, persiana, turca, araba, nonche' il
canone dell'antica musica profana e religiosa europea. Gary Haggerty (violino
e viola) e Marika Hughes (violoncello) erigono l'impalcatura classica. Un
assortimento di strumenti orientali (spartito fra Susu Pampanin e Jeffery Scott,
quest'ultimo in carica anche di dulcimer e chitarra) colora le armonie di
folklore esotico. Parte vocale e parte strumentale sembrano esistere in
maniera indipendente. Il canto delira struggente e nostalgico. Gli strumenti
ingaggiano sofisticate sessioni di improvvisazione.
Maria, il brano piu` leggero, si erge su una cadenza da fiera medievale,
mescolando liturgia gregoriana, madrigale rinascimentale e litania arabica.
Le qualita` del canto e il passo di marcia conferiscono a brani come
Del Mar Rojo l'aspetto di processioni cattoliche, nonostante gli infiniti
riferimenti ad altre culture.
L'ode addolorata di Kereshme,
il salmo trasecolato di Immrama
costituiscono altrettanti momenti di intensa emozione, a due passi
dall'Hosianna Mantra dei Popol Vuh.
E lo strumentale Karuna osa spingersi oltre, dentro i tribalismi primitivi e
le fasce elettroniche, negli anfratti della musica psichica di Steve Roach.
L'invocazione di Oj Jabuko chiude il disco su un ritmo febbrile, l'esatto
opposto dell'inizio. Stellamara ha compiuto il proprio percorso allegorico,
resuscitato fantasmi sempre piu` antichi, e puo` celebrare il trionfo
della musica fine a se stessa.
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