- Dalla pagina sui Tarnation di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
I Tarnation sono il progetto pseudo-country di Paula Frazer (1963)
(originaria della South Carolina,
figlia di un predicatore e della sua organista, giunta a San Francisco dopo essere cresciuta in
Georgia e in Arkansas, e aver esordito nelle Frightwig,
per poi diventare archeologa a Oakland).
La prima versione del gruppo, con i chitarristi (entrambi ex San Francisco
Seals con Barbara Manning) Matt Wendell Sullivan e
Lincoln Allen e Michelle Cernuto alle percussioni, registra
I'll Give You Something To Cry About (Nuf Sed, 1993).
Frazer si riserva il ruolo di cantautrice, ma le
sue interpretazioni sono altrettanto magistrali.
E' il suo controcanto a far accapponare la pelle in It's Not Easy.
E' il suo yodel melodrammatico a trasformare in parabola la storia di
Game Of Broken Hearts. Molte canzoni sono pervase da languori Cowboy Junkies,
da Yellow Birds alla truce storia del profondo Sud di The Ring
(l'ex marito è suo fratello e il nuovo amante è suo padre), per culminare nel
vertice tetro del disco, Big O Motel, con un finale di vocalizzi a metà strada fra
il gorgheggio d'opera e le arie senza parole di Morricone.
Lo scoppiettante country & western Rancho Carne Umana e la classicheggiante
Do You Fancy Me si annoverano fra i pochi momenti in cui la musica prevale
sul canto. Le ballate più lineari, Lonely Lights e Tell Me It's Not So,
non sarebbero però nulla senza i testi.
Il suo melodismo accorato è tanto insipido da risultare alla fine originale.
I Tarnation di Gentle Creatures (4AD, 1995) sono un gruppo totalmente diverso: ad accompagnare Frazer sono il chitarrista Alex Oropeza e una sezione ritmica di tutto rispetto. Il disco riprende sette canzoni dal precedente album, ma quelle nuove valgono molto: la sinistra The Well e The Hand, intrisa di Morricone, troneggiano su Two Wrongs Won't Make Things Right e Halfway To Madness che puntualizzano l'amara filosofia del quotidiano di Frazer.
Mirador (Reprise, 1997) è un disco anonimo e kitsch, che mette in luce l'ambizione di Frazer di diventare un Nick Cave in gonnella ma tradisce anche l'inettitudine dei musicisti. Uno potrebbe pensare che stiano componendo colonne sonore atmosferiche, ma in realtà stanno semplicemente imparando a suonare. Like A Ghost è la canzone migliore, e non è un complimento.
Gli album solisti di Paula Frazer, Indoor Universe (Birdman, 2001), A Place Where I Know (Fargo, 2003) e Leave The Sad Things Behind (Birdman, 2005) sono modeste opere alt-country.
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