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Il trio e' una sorta di supergruppo di Pittsburgh, comprendente nei panni di
cantante e chitarrista il leggendario batterista dei Don Caballero, Damon "Che" Fitzgerald, e al basso Karl Hendricks, titolare dell'omonimo Trio, con
Noah Leger alla batteria.
Il primo album, The Joy Of Wine (Mind Cure, 1993),
aveva messo in luce un oscuro
coacervo di reperti sonori: riff di heavymetal, jamming di southern rock,
intensita' punkrock e melodie urlate sul frastuono generale facevano venire
in mente un ibrido di Djam Karet, Van Halen, Hawkwind, Allman Brothers, MC5 e
Bitch Magnet (Burning Loose, Blocks).
Cio' che svettava era soprattutto la tecnica tanto brutale quanto sopraffina
del trio.
Songs For The Terrestrially Challenged (Scat, 1995), che esce
in due formati, professionale e lo-fi, registrate in sedi separate, e' uno
dei piu' ambiziosi dell'epoca. Ed e' ancor piu' intenso del primo, arrivando
a lambire la scenica catastrofica degli Who,
talvolta con l'andamento cantilenante di Neil Young (Houses And Houses Of Perfectness), talvolta con l'epos degli REM (Guitar Strings For A Holocaust),
talvolta con la disinvoltura pop dei Cheaptrick (Super Hit).
I torrenziali otto minuti di Terrestrial, tutti sincopi epidermiche e cascate
di accordi stentorei, e i catatonici tredici minuti di Any Three Days, ovvero
il tour de force psichedelico della loro carriera, e l'inevitabile omaggio ai
maestri Van Halen (il lungo medley di Hall Of Force) coronano un'opera di
eccessi dichiarati.
Nonostante la bravura dei comprimari, il disco e' tutto di Che, del suo
canto sempre feroce e dei suoi riff di ghigliottina.
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