- Dalla pagina sui Trans AM di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)


(Tradotto da Lenny Scano)

Philip Manley è anche il cervello dietro il progetto strumentale dei Golden, che si è sviluppato lentamente dal 1993 nel corso di tre singoli (Golden, Chet's Jalopy, Victory Is Ours). Con l'aiuto degli amici Six Finger Satellite, Golden (Slowdime, 1998) è, a sorpresa, un album di musica rock, che ridimensiona gli esperimenti dei Trans AM.
Si sentono ancora i Can nelle convolute geometrie di tante canzoni, ma l'attenzione è ora sulla collezione di dischi di Manley, e in particolare sui complessi di rock "duro" degli anni '70, come Black Sabbath e ZZ Top (Good Hope). Man mano che il disco procede nel vicolo di ricordi di Manley, il sound si avvicina all'"hard-jazz" di Sonny Sharrock.

Baja Grip è il clou di Super Golden Original Movement (Slowdime, 1999), un album che si lascia in gran parte alle spalle l'ossessione di Manley per l'hard-rock e prende di mira progressive-rock, ambient house e world-music.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Il terzo album dei Golden, il concept Golden Summer (Slowdime, 2000), è ancora più sorprendente, poiché approfondisce il boogie del sud e l'hard rock ma con un'ossessione sempre crescente per un'atteggiamento progressive-rock e art-rock. La sezione ritmica del batterista Jon Theodore e del bassista Ian Eagleson incornicia con gusto la foschia della doppia chitarra. Quando le chitarre scattano a velocità raga, il quartetto ricorda le jam selvagge della Mahavishnu Orchestra.
Tuttavia il quarto album dei Golden, Apollo Stars (National, 2002), è una mera imitazione laddove gli album precedenti suonavano come delle rivisitazioni degli anni '70.


(Tradotto da Walter Consonni)

You Can Always Get What You Want (Thrill Jockey, 2000), una raccolta di EP e rarità, funge da eccellente antologia della carriera artistica dei Trans Am.
Il disco mostra come la loro musica sia radicata nel progressive e nel rock tedesco degli anni '70 (il jazz penetrante e dissonante dei Soft Machine caraterizza il momento saliente American Kooter, la musica furiosamente percussiva dei Neu! sospinge Simulacrum, entrambi brani del 1993) e mostra l'approccio erudito della band alla creazione della musica, una metodica che rinuncia a ogni pretesa di intrattenimento a favore di un'accurata dissezione degli elementi costituenti la musica stessa.
Illegal Ass e Koln precedentemente apparsi su un EP del 1996, rappresentano uno dei loro momenti più efficaci. Illegal Ass è forse il loro più arguto esperimento sul ritmo. Koln è una composizione variegata che mischia motivi orientali, ritmo metallico industriale, rumori misteriosi e monotoni suoni di organo gotico.
Un'altra rarità, il singolo Strong Sensations, tradisce l'ossessione del leader per l'hard rock.
Sono inclusi anche tre brani da Surrender To The Night (Thrill Jockey, 1997).
Sebbene non sia irresistibile come le opere maggiori dei Trans Am, questo album rappresenta una buona introduzione alla tecnica compositiva dell'ensemble.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Su Red Line (Thrill Jockey, 2000) 21 brani (71 minuti) del futuristico rock and roll dei Trans Am sono sufficienti per tradire le loro vere ispirazioni: i Suicide (l'esorcismo di livello panzer di I'm Coming Down) e i Devo (I Want It All, con voci filtrate, robotiche ed elettronica sinfonica). Slow Response (ritmo massiccio, coro inquietante, riff di chitarra alla Led-Zeppelin) e Shady Groove (ritmo tribale, elettronica, assolo di sax) sono una versione distorta della new wave, deformata attraverso la lente dell’arte concettuale.
In realtà, il baccanale strumentale e noise-jazz di Village In Bubbles ricorda lo Zappa dell'era di Weasels, e le sciocchezze orchestrali di Don't Bundle Me ricorda lo stesso Zappa ma stavolta dell'era di Uncle Meat.
Al contempo un'insolita dose di violenza (il balletto industriale Polizei, l'assalto di chitarra jazz-rock alla Sonny Sharrock di Play In The Summer, il frenetico rock and roll di Ragged Agenda) mostra il lato più oscuro dei Trans Am. Le visioni catastrofiche dei Trans Am, tuttavia, sono contenute.
Manca qualcosa, la band sembra spesso priva di un obiettivo: spara prima di mirare, incerta e distratta. La suite di 10 minuti The Dark Gift varia da un pezzo sognante per chitarra acustica nella vena di John Fahey a una contorta jam avant-jazz per terminare con un maestoso finale sinfonico prog-rock. I droni penetranti di For Now And Forever, le metamorfosi ritmiche di Talk You All Tight, gli effetti elettronici cheap di Where Do You Want To Fuck Today, le ondulazioni minimaliste di Lunar Landing sono composizioni criptiche che indulgono, più del solito, in scarabocchi intellettuali.


(Tradotto da Salvatore Andolina, modificato da Stefano Iardella)

TA (thrill Jokey, 2002), suona come una parodia del synth-pop anni '80, pieno di sciocche canzonette come Cold War e Basta (che attinge dal funk carioca).
Metà delle canzoni sono cantate e il risultato, nei miglkiori casi, è amatoriale (la hip-hoppish Party Station, Infinite Wavelength). Il loro genio strumentale è completamente scomparso dopo Afternight e Bonn, che sono fra l'altro le composizioni meno ovvie dell'intero album.
Guardando indietro questo sound "facile" completa semplicemente una progressione che parte dal Kraut/Progressive-Rock dei primi album e si dirige verso gli orizzonti new-age di Red Line.
Col "senno di poi" si può ritenere che i Trans Am siano stati tra le band post-rock maggiormente sopravvalutate.


(Tradotto da Stefano Iardella)

Liberation (Thrill Jockey, 2004) è un concept album politico che, come la maggior parte dei concept politici, è musica sciatta per una politica rudimentale. Il collage sonoro agit-prop di Uninvited Guest e Divine Invasion sono così noiosi che si rimane maggiormente coinvolti dai campionamenti. Ma questi non sono quelli dei Public Enemy o dei Tackhead. Total Information Awareness, Outmoder e White Rhino ravvivano il tutto con qualche ritmo aggressivo, ma qualsiasi bambino con una drum machine potrebbe fare la stessa cosa. Le canzoni che si rifanno al synth-pop degli anni '80 (Pretty Close to the Edge, Idea Machine, Music for Dogs e soprattutto Remote Control) se la passano molto meglio della cronaca pretenziosa. I Trans Am devono essere stati pagati da chi si occupa dalla campagna elettorale di rielezione di George W. Bush.

Ritornando alla premessa originale (strumentale) dei Trans Am dopo due insensate deviazioni, Sex Change (2007) suonava come una versione leggera del loro Red Line, in cui la babelica confusione di stili sconfina nella parodia invece che nella tragedia. Il loro gioco stilistico fluido spazia dalla musica pop ambient (First Words) alla musica industrial-metal (Shining Path, Triangular Pyramid). Nessuno dei brani risulta "ambizioso", poiché tutti si accontentano di dichiarare la propria identità e di concludersi rapidamente. Non esiste un tentativo epico di riformare la musica o di dare significati più alti al suono. I Trans Am intrattengono semplicemente, nel loro strano modo.

What Day Is It Tonight? (2009) documenta le esibizioni dal vivo dal 1993 al 2008.

Nel tentativo di diventare più accessibili, i Trans Am finirono per scimmiottare i maestri del prog-rock e del psych-rock degli anni '70 su Thing (2010) con pezzi come Please Wait, Heaven's Gate, Interstellar Drift e Space Dock, ma questi sono semplici schizzi, non suite complete.

Life Coach (Thrill Jockey, 2011) di Phil Manley era dedicato a strutture prog-rock intelligenti ma toccanti, come i nove minuti di Night Visions.

Norcal Values (Thrill Jockey, 2011) documenta una collaborazione tra Manley e Isaiah Mitchell degli Earthless.


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