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Windsor For The Derby sono tre polistrumentisti (originariamente della Florida,
ma trasferitisi prima a Austin e poi a New York), ovvero Dan Matz, Jason
McNeely e Chris Goyer, che si
alternano alle chitarre e alle tastiere, piu` il batterista Greg Anderson.
Il gruppo non usa il basso, sostituito da un Farfisa.
Calm Hades Float (Trance Syndicate, 1996 - Secretely Canadian, 2006) e` un disco senza titoli.
Basta ascoltare il valzer ambientale che funge da introduzione al primo brano
per farsi un'idea della potenza di queste intuizioni: non solo e` ipnotico
come tutta la musica ripetitiva, ma ha anche un effetto stordente come nei
brani per martello pneumatico dei Neu o nelle sinfonie di Glenn Branca.
Il secondo brano fa ancora meglio, con il suo lento flusso di sonorita`
ovattate, di rintocchi e di rombi, di vibrazioni e di echi. Anche in questo
caso la trance ambientale viene ottenuta con mezzi insoliti, anzi quasi
antitetici. L'ultimo brano mescola gli accordi dimessi delle chitarra a un lungo
drone di organo e ancora una volta ottiene un flusso omogeneo di suono da
un coacervo non lineare di suoni. Tutti e sette i brani sono puramente
strumentali, e ciascuno si affida a un'idea diversa di come generare ipnosi.
A differenza del vero minimalismo, in cui l'improvvisazione e` legata a
una formula matematica, qui il brano e` ancora una "jam", in cui gli strumenti
hanno ampia liberta` di movimento. Uno dei contributi piu` interessanti degli
ultimi anni alla musica ambientale.
Sempre nel 1996 viene registrato l'EP Metropolitan Then Poland
(Trance Syndicate).
Al confronto di quelle partiture spettacolari, i cinque brani di turno sono
soltanto degli spunti a seguire. Exposito ben rappresenta l'ideologia
dell'album di esordio: i suoni disposti con accortezza lungo il percorso di
questo lungo viaggio nei dedali della trance non si ripetono meccanicamente e
non sono prolungati all'infinito;
l'idea e` invece quella di rigenerare di continuo questa tenue filigrana.
Gli altri brani tentano in un modo o nell'altro di spingersi oltre quel
canovaccio. Moving Florida fa leva sul ritmo di una batteria e sui ronzii
snervanti in primo piano; e Slow Death e` quasi un brano di garage-rock,
appena dissonante.
Il mini-album (34 minuti) Minnie Greutzfeldt (Trance Syndicate, 1997)
che fa seguito ai due EP dell'anno precedente conferma
come in seno al gruppo (a cui si e` aggiunto il bassista Adam Wiltzie degli
Stars Of The Lid) regni un po' di confusione. Stasis abbozza una canzone rock,
anche se ridotta ai minimi termini, mentre lo strimpellio freddo e dimesso di
No Techno si spinge agli estremi della pura astrazione, del gioco sulle
timbriche e dell'ambientale piu` statica. E` Useless Arm, forse, a fornire
la soluzione dell'enigma, a trovare il nesso: anche qui le chitarre improvvisano
il loro soffice baccano di accordi su un tappeto ritmico piuttosto anomalo, ma
questa volta si intuisce una melodia, frantumata in mille melodie incompiute,
che potrebbe emergere all'improvviso. Dai Feelies ai Luna questo e` una delle
innovazioni armoniche piu` sfruttate dalla new wave in poi. I Windsor non ne
fanno pero` nulla, la lasciano morire nel suo gracile tintinnio. Un'altra
strada e` segnata dalla trance subsonica di Skimming, laddove gli accordi si
polverizzano e la nebulosa decolla verso galassie lontane. Anche questa pero`
rimane un'intuizione isolata. Due o tre spunti potrebbero rappresentare il
futuro di questo ensemble, ma nell'insieme questo disco delude, cosi` come
aveva deluso il secondo EP.
Il singolo Fangface (Meridian, 1998) continua nell'operazione
di astrazione.
Il mini-album
Difference And Repetition (Young God, 1999), registrato nell'arco di
due anni, fa un uso piu` cospicuo del canto, ma
di musica rock ci sono soltanto tenui accenni in * e The Egg,
e forse qualche eco di musiche psichedeliche degli anni '60 in
** e Lost In Cycles. E, a modo suo, l'omaggio commosso al
mellotron di Nico. Ma il grosso di questi brani e` composto da suoni
rigorosamente ammaestrati, una tecnica che sfocia nelle strutture minimaliste
di Shaker e Shoes McCoat (13 minuti), che Steve Reich non disdegnerebbe.
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