Summary.
Windy & Carl was the project of Detroit's guitarist Carl Hultgren and vocalist/guitarist Windy Weber. Portal (1994) indulged in the angelic hypnosis of the shoegazers, but the drifting nebulae of Drawing Of Sound (1996) created friendly soundscapes for vocals to roam, despite the monumental spires of guitar distortion and the absence of rhythm. By demoting the guitars to the background and promoting the electronic keyboards to the forefront, the three lengthy tracks of Antarctica (1997) veered towards German "kosmische musik" of the 1970s. The organic and fibrillating Depths (1998) developed that idea into a full-fledged marriage of heaven (the cosmic drones) and hell (the menacing density of the sound).
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Carl Hultgren (da Detroit, Michigan) inizio` nel 1993 a inseguire la trama di
gruppi ultra-psichedelici come
Spacemen 3 e
Flying Saucer Attack.
In breve
capi` che il segreto stava nel produrre suoni fantagalattici con la sua
chitarra elettrica e attorno a questa intuizione costrui` il sound del suo
gruppo. A Windy Webber affido` il basso e le (rare) parti canore. Nel 1994
i loro due compagni li lasciarono per andare a formare i
Fuxa e il duo si
battezzo` semplicemente Windy & Carl.
La cassetta di Portal, autoprodotta nel 1994, viene ristampata su CD con
l'aggiunta di tre (lunghi) brani su Portal (Ba Da Bing, 1995).
Il mix ha fatto in modo che ogni brano sfumi nel successivo
senza discontinuita`. La musica, ipnotica e onirica, deve molto al rock
psichedelico degli anni Sessanta e qualcosa al rock tedesco degli anni Settanta.
Preparation ha qualcosa della suspence di Astronomy Domine (Pink Floyd),
ma senza mai librarsi in volo lisergico. I feedback si avvitano su se stessi,
scanditi da un battito inquietante di chitarra acustica.
Ode To Spaceman ha l'intensita` e il passo maestoso di un inno religioso,
sospinto questa volta dalle volute spaziali del sintetizzatore,
qualcosa a meta` strada fra l'Hosianna Mantra dei Popol Vuh e il teatro
elettronico di Laurie Anderson.
Firebursts colpisce per il modo in cui
la pirotecnica di suoni chitarristici acuti (al limite dei piu` spregiudicati
glissando di Hendrix) armonizza in maniera quasi celestiale.
Sound Ignition accentua la cacofonia, trasformando le poesie dei brani
precedenti in zolle di disturbi amplificati, terribile
colonna sonora della civilta` urbana.
Hultgren fa cosi` irruzione nella musica d'avanguardia.
Il tumulto si attenua in Approach/ Descend, ridotto a turbolenza di
sottofondo, a magma in ebollizione sul fondo del cratere, mentre Webber prende
a declamare con il tono dolce di un Donovan al femminile.
In Exploration le chitarre si perdono in vaneggiamenti extra-galattici,
in tintinnii che sanno di "om", di nuovo con un afflato quasi new age.
Forse per la presenza delle percussioni, Gravital Loft sembra un ritorno
a una dimensione piu` umana, quasi etnica.
I quattordici minuti di Glowing, con le sue bordate oceaniche che si
innalzano in spire monumentali di feedback,
e i dodici di Through The Portal, con il suo calmo sciaquio che si placa in
echi soprannaturali, coronano questo lungo, estenuante
viaggio al tempo stesso cosmico e psicologico.
Nel frattempo sono usciti i singoli Instrumentals (Burnt Hair, 1994),
Water Song/ Dragonfly (Blue Flea, 1994) e
Emerald (Enraptured, 1995), sui quali la loro trance quasi mistica
risalta ancor meglio.
Su Drawing Of Sound (Icon, 1996), contenente soltanto cinque brani,
il duo mette a fuoco la propria arte di trance per chitarre iper-distorte.
Hultgren ha grandiosamente raffinato la sua tecnica alla chitarra e ha
giudiziosamente imparato a costruire delicati arrangiamenti di elettronica.
Il sound e` ancor piu` morbido e subliminale. Su You (l'unico brano
breve) l'arrangiamento e` un lungo drone in lieve crescendo.
Awhile (dieci minuti), con il suo torpore allucinogeno di riverberi
smussati e il suo finale di minacciose nuvole elettroniche, e` emblematica
del loro modo di concepire la canzone come una deriva di melodie lontane,
come un eco confuso e appannato di una canzone, cantata milioni d'anni fa
su una galassia distante milioni d'anni luce. Le loro non sono canzoni,
sono radiazioni cosmiche di fondo. Webber si limita a socchiudere le
labbra, facendosi cullare dai timbri ultraterreni della chitarra.
Le sue parole durano pochi secondi. Prima e dopo, la voce umana e` silente,
regnano sovrane le sensazioni.
I rintocchi che sospingono la fragile zattera armonica di
Whisper (gli undici minuti di chiusura) conferiscono al disco
un senso epico e patetico, come se uno struggente messaggio universale
fosse stato inghiottito da un immane buco nero.
Windy & Carl recuperano il senso della canzone rock, ma apportandovi il
climax disperatamente eroico del disco precedente.
Stanno ai Mazzy Star come i primi Pink Floyd ai Beatles di Sgt Pepper.
Lighthouse (nove minuti) travolge anche quell'argine e scatena
uno dei loro maelstrom piu` spettacolari: l'arrangiamento
e` levigato e maestoso fino al barocco, il ritmo e` rallentato fino alla
narcosi, il canto e` bisbigliato nel registro arcaico di Nico.
L'atmosfera epica e le distorsioni di viola danno l'impressione di
un'allucinazione dei Velvet Underground al rallentatore.
Lo strumentale Venice (otto minuti) e` uno dei picchi "ambientali"
della loro carriera, un fitto tintinnio di accordi su un fastidioso ronzio
di sottofondo.
In parallelo e` stata stampata la cassetta Dragonfly (Blue Flea, 1996),
contenente cinque lunghe jam dal vivo.
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On the three lengthy tracks that form Antarctica (Darla, 1997)
Windy & Carl took inspiration from German "kosmische musik" of the 1970s.
Demoting the guitars to the background and promoting the electronic
keyboards, the duo weaves thin, ethereal, slowly fluctuating texturess.
The 22-minute title-track is the perfect soundtrack for a sea documentary,
soothing melodies refracted and dilated with a technique that is not too
different from Terry Riley's classic Persian Surgery Dervishes, just
a lot slower. After ten minutes, the piece enters a state of frantic resonance
and then slowly fades away.
Traveling crowds space with warm harmonics and the effect is even more
"cosmic". From the floating debris of sound, a melody materializes in the fog,
but then gets stretched in all directions by galactic drifts.
Sunrise is a humbler piece, the intense strumming of the guitars
creating the feeling of a hymn or prayer worthy of
Popol Vuh's Hosianna Mantra.
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Il duo del Michigan, consacrato dagli ottimi Portal (Ba Da Bing, 1995) e
Drawing Of Sound (Icon, 1996) fra i classici della
musica da trance per chitarra ed elettronica, approda a
Depths (Kranky, 1998), un album di settanta
minuti che vorrebbe esprimere le loro massime ambizioni. Detto che il fatto
saliente e` la lunghezza dei brani, e non la svolta stilistica a cui aveva
alluso l'Antarctica (Darla, 1997) dell'anno prima,
cio` che viene talvolta
a mancare e` quel qualcosa di indefinibile che trasforma la monotonia in
spettacolo. Hultgren e Webber (adesso co-responsabili della musica e delle parti
chitarristiche) hanno certamente profuso forze e pensieri nella composizione
e registrazione di questi ammassi organici di rumori chitarristici (mai cosi`
fitti e formicolanti), ma hanno forse dimenticato di lasciare qualche traccia
per l'ascoltatore circa il significato del tutto e di ciascun brano. Si procede
alla cieca in questa selva di feedback lancinanti e di distorsioni da capogiro.
Si capisce il suo desiderio di stordire e di stupire facendo musica di tanto
caos, ma al di la` delle acrobazie armoniche rimane ben poco.
Cosi` Sirens incute rispetto per il mago del suono, ma non fa altro che
erigere pareti su pareti dello stesso suono.
In quasi venti minuti Depths
dipinge certamente un panorama imponente e minaccioso, non soltanto per i lunghi
e chiassosi droni in liberta`, come ombre in espansione di stormi di mostri
rapaci, ma anche per i rintocchi spettrali di campane nascosti nel mix, e forse
riscatta la monoliticita` dell'architettura con la febbrile stasi del tutto,
ma non ne approfitta per articolare un minimo di dramma. Viene in mente il
primo Klaus Schulze di Irrlicht, depurato delle scorie wagneriane e
rivitalizzato da tonnellate di esplosivo.
Il quarto d'ora di Aquatica e` ancora piu` spietato, proteso per meta` del
tempo a perforare i timpani alle frequenze piu` impossibili e soltanto verso
la fine prostrato in ondulazioni mantriche (ma anche queste diluite in
freddi minimalismi).
Surfacing (tredici minuti) chiude il disco all'insegna invece del suono
piu` naif ma anche piu` umano del primo disco. Un accordo d'organo lasciato
suonare per un'eternita`, mentre la chitarra cincischia poeticamente, poi
un riff che apre il salmo di Webber, e tutto sfuma nel nulla. "Hosianna mantra",
come dicevano i Popol Vuh.
Gli alveari in moto continuo di Hultgren rappresentano (nel bene e nel male)
il barocco di questa musica ambientale per chitarre.
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(Clicka qua per la versione Italiana)
An almost new age feeling has taken over Hultgren's rock symphonies.
Consciousness (Kranky, 2001) is not a departure, but a natural
continuation, a growing up of a creative spirit who is leveraging on
all he has experimented with before.
The short The Sun that opens the album is an impressionistic
masterpiece: the guitar's frenetic
strumming (Windy Webber on guitar) dissects a peaceful melody and bestows deeper meaning to it.
Even more paradisiac is The Llama's Dream, a braid of
slower tempo melodic figures.
Hultgren's kind of counterpoint relies heavily on
thick textures achieved by overflowing the sonic space with
cascading, twitching tones and interweaving melodic patterns.
The drawback is that sometimes nothing happens: Hultgren does not play music,
but merely projects a photograph.
The wallpaper of Balance is a multiple refraction of the
low-pitch fluttering buzz of a helicopter. The track is eight minutes of
fibrillation.
Elevation, that stretches over ten minutes, is a more interesting
experiment in classical minimalist.
A Terry Riley-like wavering pattern shifts into a Steve Roach-like revolving
galactic cloud.
Inevitably, as Windy & Carl's sound cools down and glides towards fabled
edens, the compositions transpire more spirituality. The transcendental peak is
Consciousness, the longest track, the most relaxed, fluid and
free-form. The closing Resolution is basically a coda to
Consciousness, an "om"-like instrumental prayer of languid drones
that recalls Popol Vuh's
Hosianna Mantra.
Windy & Carl now share with Flying Saucer Attack
a flair for luminous frescos and the limitation of tedious repetition.
Add another fault in Hultgren's program: Webber's vocals. Regardless of their
technical merit (dubious at best), the vocal parts detract from the atmosphere.
They ground songs back in the tradition of rock and roll, but one hopes that
this is precisely what Windy & Carl are "not" about.
Luckily, Webber sings only two tracks,
Consciousness and The Llama's Dream.
May instead Elevation and The Sun be the future of the duo.
Windy & Carl & The Lothars (2001) documents live performances with
the quartet led by Kris Thompson and Jon Bernhardt.
Introspection (Blue Flea, 2002) is a triple disc of singles, EPs,
compilation tracks and assorted rarities.
The EP Dedications to Flea (Brainwashed, 2005) contains two lengthy
pieces (19' and 18') dedicated to their dead dog. The first part of guitar
doodling is a nice simple requiem, while the second part, that uses recordings
of the dog, builds up with the apocalyptic intensity of the pipe organ of a
cathedral, contrasting the dog when it was alive and the sense of eternal death
in an intriguing way. The effect can also be amusing (probably not the
musicians' intention!).
The Dream House (Kranky, 2005) contains
the two parts of The Dream House, only vaguely related to
LaMonte Young's static, droning minimalism of the 1960s, as Windy & Carl's version grows in volume and density to
acquire an extragalactic quality more akin to
Klaus Schulze's
kosmische musik, and then fades away in a gentle tinkling of bells.
The shorter second part is even more romantic, revolving around a Tibetan-style melodic languor.
The CD version is packaged together with Dedications to Flea.
Songs For The Broken Hearted (Kranky, 2008) was a lame collection
of regular songs (with lots of singing, which never was their forte).
Instrumentals For The Broken Hearted (Blue Flea, 2009)
collects unreleased instrumental versions of songs from Songs For the Broken Hearted.
Windy Weber debuted solo with I Hate People (2008).
We Will Always Be (2012) is the mere routine of two skilled
veterans who can craft classic-sounding music virtually blindfolded:
the hypnotic, cathartic, skeletal 19-minute Fainting in the Presence of the Lord,
the tender eight-minute The Smell of Old Books
and the glacial twelve-minute Looking Glass are technically
redundant but physically impeccable; whereas Remember demonstrates
their craft in the shorter format.
Blues for a UFO (2017) contains three lengthy compositions:
the 47-minute Blues for a UFO,
a requiem of sorts for a historical Detroit venue, the UFO Factory, that was to be demolished, which begins with a ten-minute ethereal dirge,
followed by ten minutes of a robotic drone,
followed by ten minutes of a slow build-up, followed by ten minutes of
anguished distorted variations;
the gentle dense instrumental Zen-inspired droning filigree
of the nine-minute Watching the Stars;
and the
melancholy slo-core hymn-like chant
of the eight-minute A New World in the vein of
Low.
Carl Hultgren debuted solo with Tomorrow (2014). Rather than the
droning pieces and the melodic pieces, the most interesting moments come with the the rocking riff of Ledge and the Ennio Morricone-inspired Evening that rely on intricate guitar patterns.
The centerpiece, the 18-minute Transparency and Light, is a gently rolling guitar dronescape that affords magnificent views on a mysterious land.
The eight-minute Invisible combines that oneiric atmosphere with
piano notes so that the cosmic yearning weds a sense of intimacy.
The album closes with the more obviously cosmic panorama,
Found My Home.
There exists also a 19-minute version of Found My Home.
Six years in the making, Allegiance and Conviction (2020) veered
towards more conventional "pop" songs.
Nonetheless, Recon is more notable for the ringing guitar tones
that drown the singing than for the melody itself, just like
the nine-minute Moth to the Flame is mainly notable for the fluttering instrumental coda.
A loud droning distortion blankets Alone, perhaps the most emotional
piece. It is a very minot work.
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