- Dalla pagina su Shannon Wright di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Shannon Wright è una talentuosa cantautrice di New York, nata in Florida, che è stata a capo dei Crowsdell prima di abbandonare la vita cittadina a favore di una fattoria nella campagna del North Carolina. I Crowsdell hanno registrato Dreamette (Big Cat, 1995) e Within The Curve Of An Arm (Big Cat, 1997) in stile roots-rock alternativo. La musica prodotta da Wright come solista non potrebbe essere più diversa rispetto a questo genere. Le sue delicate ballate si caratterizzano per gli arrangiamenti sobri e tipici del tranquillo pop da camera.
Su Flight Safety (Touch & Go, 1999) l'autrice suona da sola la maggior
parte degli strumenti. Derivate dalla disillusione per l'industria musicale e
per l'amicizia in generale, le canzoni irradiano uno stato d'animo improntato
allo scetticismo ma anche alla speranza. Wright strimpella la ninnananna
incantata Floor Pile come se Donovan narrasse una delle sue favole
magiche o Leonard Cohen canticchiasse una delle sue delicate lamentazioni,
mentre un pianoforte ed un violoncello austeri abbelliscono il sottofondo. Il
dolente blues di All These Things si basa su un giro di valzer da
musica da circo e su spartane linee d'organo. Questo atteggiamento porta ad
epigrammi surreali come Hobos On Parade, in cui le sue impressioni
sulla vita sono trasfigurate in flash onirici.
Sebbene poche delle canzoni siano tranquille odi alla solitudine (Twilight
Hall), le confessioni di Wright non sono mai lamenti per il gusto di
piangersi addosso. Lei ha forza e lungimiranza, e le sue canzoni sono
più come paesaggi sonori che come viaggi, nella sua ricerca di una
terra che offra un rifugio: sulla cadenza marziale alla Neil Young di
You're The Cup il ritornello di Wright si libra con sfumature di colore
quasi religiose tra minacciosi rumori.
La conclusiva Heavy Crown ha la grazia e la leggerezza della musica
rinascimentale mentre la voce di Wright scava nella profondità
dell'animo quasi in trance e le sue liriche ermetiche acquistano le
caratteristiche di un canto di lode.
Maps Of Tacit (Touch & Go, 2000) asseconda gli aspetti più personali e concettuali di quello stile; l'impressione all'ascolto è quella di una maggior freddezza. I brani suonano più come vignette impressioniste che come racconti, scenette di spazi angusti, tetri e deserti in cui Wright inscena un tormentoso cerimoniale di autodistruzione. Absentee, Ribbons Of You, Dirty Facade procedono faticosamente lungo la loro strada come rovinose allucinazioni che assorbono tutta l'energia dalle note. Wright compone una musica da incubo, enfatica, quasi espressionista (Fences Of Pales potrebbe stare in una piece teatrale di Brecht-Weill, Flask Welder potrebbe essere un'ode di Nico) che l'ascoltatore non può prendere facilmente per quello che sembra ma è obbligato ad interpretare in maniera metaforica. La riproposizione di Heavy Crown è persino più astratta e funerea della versione originale. Wright è una sfinge che formula enigmi (musicali e lirici) che probabilmente richiedono l'intero corso della vita per essere decifrati.
L'arrangiamento ancor più intenso fa di
Dyed In The Wool (Touch & Go, 2001)
un lavoro ancor più personale e inquietante.
Wright è diventata una pianista sopraffina e una scenografa smaliziata di
ballate solenni. Non sorprende che talvolta ricordi Nico.
L'ululato della "sfinge" è al centro di composizioni semplici e
terribili come
Less Than A Moment e The Sable. Un tono teutone permea la
musica da cabaret della dolente You Hurry Wonder.
Così come Nico, Wright pesca dal proprio passato.
The Hem Around Us è costruita attorno a un carillon nostalgico,
ideale rampa di lancio per il suo trepido bisbiglio (salvo impennarsi in
un enfatico urlo alla Siouxsie Sioux). Allo stesso modo,
Bells è una tenera elegia che ha qualcosa delle canzoni natalizie.
Wright supera il modello quando lascia fluire la sua vena classicheggiante,
come nel lied teatrale Hinterland, martoriato senza pietà da una
figura "fatale" di piano, o nello strumentale
Colossal Hours, una colonna sonora dell'orrore per giornate di
solitudine, agghindata dalle noti tremende di un pianoforte a coda e dai colpi marziali di percussioni psichedeliche, o in
Vessel For A Minor Malady, che è praticamente una sonata classica
per piano e violini.
Surly Demise fonde la sensibilità di un
Leonard Cohen e la maestosità di un'aria barocca.
Sebbene questi siano i momenti più toccanti, sembrano sempre troppo brevi. Wright sembra vergognarsi dei propri successi artistici. La lunga Dyed In The Wool ha meno successo, poiché suona esagerata e tesa, così come la depressa Method Of Sleeping (annunciata da archi fluttuanti e tastiere distorte).
Facendo a meno delle proprie radici rock, Wright ha trovato una formula davvero magica, a metà strada tra la musica folk e la musica classica.
Wright continuò la sua progressione verso suoni più complessi con Over The Sun (Touch & Go, 2004), in cui i testi sono molto meno importanti della partitura strumentale. Canzoni come l'isterica With Closed Eyes e l'insicura Throw A Blanket Over The Sun bloccano l'anima di Wright contro un insieme sciolto di emozioni grezze che causano ogni sorta di turbolenze nella struttura della canzone.
Minacciosa e instabile, al limite dello psicotico, la musica di Wright guadagna in potenza ciò che perdeva in sottigliezza.
Tiersen/ Wright (Ici d'Ailleurs, 2005), una collaborazione con il compositore francese di colonne sonore Yann Tiersen, è una raccolta di austeri lieder da camera. Inizia con un tono imponente con la marziale e funebre No Mercy For She e la Dragon Fly, guidata dalla fisarmonica, che suona come un carillon rotto, ma la nevrotica mazurka per pianoforte Sound The Bells è già un'idea a metà, e la martellante Dried Sea e la jam blues-rock While You Sleep vanno fuori strada, nonostante dimostrino la versatilità dell’esperimento.
L'eleganza neoclassica viene recuperata sull'orecchiabile Ode To A Friend e nella popolare danza di chiusura di Pale White.
Let in The Light (Touch and Go, 2007) si presenta come una collezione di lieder di piano elettrico, donando un forte senso di nudità intellettuale e psicologica. Alcune canzoni sono di rilievo per il proprio construtto originale (Defy This Love che suona come una musica di pianoforte per un cabaret Brechtiano, St Pete che é reminiscente dell’urlo impetuoso di Patti Smith, sopra un ritmo estraneo di duro-boogie , Don’t You Doubt Me che gira intorno a un modello di ipnotica chitarra blues, il tourbillion neoclassico di Steadfast and True); ma soprattutto Wright intrattiene con semplicità, non complessità (le eteree canzonette When the Light Shone Down and You Baffle Me, in stile Donovan, la melodica progressione Beatles-esca di Idle Hands, perfino il veemente sproloquio Warren Zevon-iano di Everybody's Got Their Own Part to Play).
Certamente lei non esagera mai. Fa il più piccolo sforzo per trasmettere la propria intenzione e poi tranquillamente si ritira. E' la combinazione unica tra un monaco Zen, una tedesca cantante di cabaret e una moderna donna americana.
Data la natura della musica, il basso e i tamburi sembrano in qualche modo fuori contesto. Nonostante l’album fosse in vendita nella sezione "rock", qualche volta non é chiaro per quale scopo. Questo é un lavoro leggero. Non sembra che Wright abbia speso molto tempo cercando di scolpire il capolavoro della sua vita, ma sembra piuttosto che abbia messo assieme alcune canzoni facili. E' la prova delle sue abilità musicali il fatto che il risultato é sia comunque ben lontano dalla mediocrità.
Un suono aspro e ispido si infiltra nell'album di 30 minuti Honeybee Girls (2009), in particolare nel noise-rock Trumpets on New Year's Eve in stile Sonic Youth. Le canzoni gentili e folk (Tall Countryside, Black Rain) tendono a essere noiose e prive di ispirazione, riscattate solo marginalmente da elegie atmosferiche come Honeybee Girls e Asleep. Solo Father raggiunge una dimensione inquietante e ultraterrena. Avrebbe dovuto investire di più in Sympathy on Challen Avenue, un'epica riflessione basata su un pianoforte à la Billy Joel e Don McLean.
Secret Blood (2010) è invece eccessivamente sommesso (Violent Colors, On The Riverside), nonostante occasionali esplosioni di noise-punk-rock (Fractured, Commoners Saint).
Dim Reader, con melodia imponente e arrangiamenti gotici, rasenta il dream-pop, e il pezzo al rallentatore di Merciful Secret Blood Of A Noble Man avrebbe potuto essere un numero dei Cowboy Junkies. Ma gran parte degli altri brani sembrano dei riemptivi.
In Film Sound (2013), un altro miscuglio, tende verso il lato nevrotico della sua arte, in particolare con l'hard rock, Noise Parade, alla Led Zeppelin, e il turbolento boogie Tax The Patients, ma contiene anche il blues Who's Sorry Now? e una delle sue elegie per pianoforte più commoventi, Bleed.
Division (2017), composto da otto brani, registrato a Parigi e Roma nei KML Studios, segna un salto di qualità in termini di arrangiamento. Dopo la maestosa Division, l'album scatena la grandiosità operistica The Thirst. Linee di synth e drum machine decorano l'orecchiabile ballata Accidental. Se lo spettrale Seemingly dimora in un'immensa introversione, il sussurrato lieto pianoforte neoclassico Soft Noise si libra in un inno ampolloso, e il sognante, leggero Lighthouse (Drag us in) si trasforma in una frenetica sonata per pianoforte. Il momento più toccante arriva forse quando un tremante organo da strada spinge il canto agonizzante di Iodine.
Providence (2019), composto da sette canzoni, ha segnato invece una retrocessione nel formato più spartano e introverso: solo pianoforte e voce. L'elegia pianistica sussurrata Fragments dà il tono. La sua voce multitraccia crea un crescendo di angoscia su These Present Arms. La solenne meditazione di Close The Door, la più melodica Somedays e soprattutto la trance malinconica di Disguises (con dolci echi elettronici) scandagliano le profondità della sua anima. L'assolo di pianoforte Providence è una meraviglia di ansia e tenerezza a cascata. Raramente un cantautore ha evocato le sonate di Beethoven nelle proprie canzoni.
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