Alboth!
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Amour 1991, 7/10 (EP)
Liebefeld , 7/10
Ali , 7/10
Amor Fati , 6/10
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Al versante piu` sperimentale della musica industrial-metal appartengono gli svizzeri Alboth!, un trio di pianoforte, basso e batteria che prende lo spunto dal rock da camera dei Birdsongs Of The Mesozoic, ma interpreta il crossover nella maniera delirante di John Zorn. Lo stile del pianista Peter Kraut e` un misto dei cluster tonali di Schonberg e del free-jazz di Cecil Taylor, quello di Michael Werthmuller (residente a Berlino) alla batteria e quello di Christian Pauli al basso sono un connubio esplosivo di jazz e di speedmetal.

Nella piu` gloriosa tradizione del "progressive" tedesco gli Alboth! hanno registrato alcuni dei dischi piu` rivoluzionari degli anni '90: il mini-album Amour 1991 (Permis De Construire), registrato in un solo giorno, il singolo Barschel, Moro, Rentsch e l'album Liebefeld (Permis De Construire, 1992), prodotto da Kevin Martin e suonato dal trio con l'aggiunta di tre sassofonisti free-jazz e del cantante tedesco Daniel Lieder. L'effetto a cascata di quelle masse sonore in rapido movimento e` terrificante.

Le microscopiche piece strumentali del mini-album Amour 1991 (Permis De Construire) non hanno nulla da invidiare alla foga del punk-rock. Esasperando gesti sonori della musica classica e del jazz, raggiungono livelli demenziali di violenza. Lo strumento dominante e` il pianoforte, usato pero` in maniera talmente percussiva da far passare in secondo piano la batteria. I brani non hanno svolgimento drammatico, dinamica o altro: si limitano a pestare sui tasti e sui tamburi fino allo sfinimento. Villiger impiega ritmiche da martello pneumatico e cascate torrenziali di accordi di pianoforte; TT gioca in maniera infantile e clownesca con i tasti; Diego Maradona lambisce il grindcore; Un minimo di metodo si delinea nei brani che riescono a superare i tre minuti: Dellper, costruito attorno a una serie di corse frenetiche del pianoforte lungo scale jazzate, o Juerg Solothurnmann, uno degli esperimenti piu` concettuali e dissonanti, o Estee Lauder, una jam di free-jazz davvero caotico e frenetico. Il canto e` limitato a qualche urlo da cavernicolo. Queste composizioni tempestose ed epilettiche fanno sembrare i Neu un ensemble di musica barocca.

Dopo composizioni interlocutorie come i cinque brani del mini-album Leib (Permis De Construire, 1993) e i quattro brani dell'EP Yorn (Submission, 1995), usci` il secondo vero album, Ali (Submission, 1996).

Stefano Villa scrive:

Secondo me hai un p• snobbato Ali. Io ho tutti i loro cd e penso che sia il loro migliore, il pi— devastante e maturo, dove tutte le componenti della loro musica vengono fuori al meglio: le accelerazioni di pianoforte alla Cecil Taylor, il cerebralismo dei King Crimson, le cacofonie degne degli Einsturzende Neubauten (Berger ad esempio) e gli psicodrammi memori degli Young Gods incrociati con gli assalti free di John Zorn nei Naked City. Il tutto insieme crea un genere nuovo che appartiene agli Alboth! al 100%, completando il discorso iniziato con l'ottimo Leibefeld. Canzoni come Lalas e Freivogel sono memorabili, oltre che geniali.

Con la formazione ormai ufficialmente divisa fra Berna e Berlino, il quartetto ha dato vita all'ancor piu` complesso, ma molto meno irruente, Amor Fati (Submission, 1998).

Affermatisi un po' come gli Young Gods dell'era dei Napalm Death e dei Boredoms, gli Alboth! hanno coniato un genere (che una rivista svizzera ha battezzato "death-jazz") fra i piu` violenti e al tempo stesso fra i piu` influenzati dal free-jazz.

Ecco La Fiera (1999) replaces the piano with electronics over five lengthy tracks.

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