- Dalla pagina sugli Appendix Out di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Gli Appendix Out sono un trio scozzese scoperto da Will Oldham che eseguono un tenue folk-rock da lume di candela per chitarra, violoncello e batteria. Il cantante (e chitarrista, nonchè unico maschio) Ali Roberts si esprime con il lamento "canadese" del giovane Neil Young. L'accompagnamento è non solo spartano ma anche cadaverico.
Dopo il singolo Ice Age/ Pissed With You (Palace, 1996), esce l'album The Rye Bears A Poison (Drag City, 1997). Questa musica introversa eccelle nelle lugubri meditazioni di Our Sea e Wild I Lived In Flanders. Cade quasi in trance nelle catalessi di East Coast Wedding e Autumn. S'inalberta soltanto negli accordi maggiori di Frozen Blight. La lezione di Nick Drake è stampata in ogni nota. "Suolo ovunque", come mormora alla fine Roberts: ne' paradiso ne' inferno, soltanto tetra e monotona quotidianità.
Le somiglianze con i Palace aumentano su Daylight Saving (Drag City, 1999), album ancor più malinconico e persino gotico. Le fragili elegie del gruppo (Foundling, il valzer malinconico Merchant City) e le sue delicate serenate (The Scything, Row Upstream) sembrano appartenere più agli Appalacchi che alle colline scozzesi.
Il singolo Lieder Fur Kaspar Hauser (Western Vinyl, 2000) è ancora più astratto e rarefatto. La ballata Ein Grauerstar In Der Kavallerie è appena sussurrata in un'atmosfera da sogno. La strumentale acustica An Den Nachthimmel Gewohnt fluttua nelle galassie.
La progressione verso una musica trance-y, rarefatta, e sterile
continua in The Night Is Advancing (Drag City, 2001)
con brani come A Path To Our Beds, la cui cantilena angosciata scompare in un mare di strimpellamenti
ipnotici e leggeri rullii jazzati,
Year Waxing Year Waning, un'invocazione ispirata da musica rituale Buddista,
Home, una ninna nanna che sembra venire da tempi lontani,
e il mantra immobile di Campfire's Burning.
Senza sorprendere, alcuni brani raggiungono la semplicita' e la bellezza classiche della musica da camera (The
Groves Of Lebanon).
L'intero spirito di questa album rappresenta un salto quantico in avanti per la band,
ma un pezzo in particolare emerge come fosse il picco massimo della loro carriera, fino ad ora:
Fortified Jackdaw Grove,
un emozionante buco nero di flussi di preghiera lenti e allucinati su uno sfondo di suoni strumentali
aggiuntivi(principalmente pianoforte e clarinetto)
contro il ronzio di cornamusa. Ricorda il playback al rallentatore di un'improvvisazione di un brano jazz
Le limitate capacita' vocali di Ali Robert, d'altra parte, soffocano il
brano folk Golden Tablets Of The Sun e
Cyclone's Vernal Retreat. Nel momento in cui il trio inizia a suonare,
perde il 90% del suo fascino.
L'eccezione alla regola e' rappresentata dall'ode di chiusura, Organise A March, che
(preso in prestito il tema melodico di Donovan Celeste)
raggruppa tutte le emozioni accuratemente rimosse dal resto dell'album.
Il primo album solista di Alisdair Roberts, The Crook Of My Arm (Secretely Canadian, 2001), è una raccolta di traditionals folk inglesi e scozzesi.
L'EP A Warm and Yeasty Corner (Shinglestreet, 2002) contiene cinque covers.
Amalgamated Sons of Rest (Galaxia, 2002) è stata una collaborazione tra Will Oldham, Jason Molina di Songs:Ohia e Alasdair Roberts degli Appendix Out.
Il secondo album di Alasdair Roberts, Farewell Sorrow (Drag City, 2003), è un miglioramento del primo (che non era realmente "suo", essendo una mera collezione di standards). Alasdair Roberts aveva già rivelato il suo cantato cadaverico on gli Appendix Out, ma entro contesti per lo più malinconici. Il nuovo album sa essere triste quando serve, ma sarebbe fuorviante etichettare l'intero lavoro come "malinconico". C'è un senso di orgoglio, dignità e solennità che affiora dalla pena del bardo. Di fatti, molte canzoni irradiano un'ostentazione austera. Il sentimento è quello di temi ancestrali, ben rappresentato dalla lenta litania spartana dalle tinte medioevali di Farewell Sorrow. Il suo equilibrarsi tra il maestoso e il delicato ricorda Donovan. Il tema "medioevale" è presente in tutto il disco, particolarmente seduttivo nel madrigale I Fell In Love, impreziosita da un accordion e un flauto, e nell'orecchiabile When A Man's in Love He Feels No Cold. Lungi dall'essere monotono e profetico, ciascuna composizione poggia su una posa diversa. I punti culminanti dell'album, il ritornello quasi valzer di Join Our Lusty Chorus (imbastita su un traditional) usa una soffice cantilena mediorientale. Un altro ritornello valzerino, The Whole House Is Singing, la sua migliore serenata, riesce a trasmettere veramente i sentimenti di un felice focolare domestico. La pianistica I am a Young Man ha la nonchalance di una music-hall. Sporadicamente, Roberts non riesce a fare a meno delle sue liriche eleganti (influenzate dalle favole e dalla poesia romantica) e costruisce una canzone attorno un bel concept senza una sufficiente base musicale, ma in generale è riuscito a confezionare una convincente rielaborazione degli stili narrativi del vecchio secolo. Questa è la raccolta più espressiva e affascinante di Roberts.
No Earthly Man (Drag City, 2005) di Alasdair Roberts mostra le stesse virtù del suo predecessore, ma il materiale è generalmente più debole (tratto da tradizionali ballate death), e troppe canzoni sembrano influenzate dalla moda passeggera alt-country degli USA.
The Amber Gatherers (Drag City, 2007) di Roberts suona più allegramente pastorale rispetto ai suoi album solisti precedenti.
Riddle Me This e Where Twines the Path suonano come una versione vintage di Donovan, prima che diventasse hippy.
I punti salienti di Spoils (Drag City, 2009) sono i sette minuti solennemente medievali di The Flying of Grief and Joy e gli otto minuti delicatamente malinconici di Under Nessun incantesimo. Questi sono entrambi pezzi scarsamente arrangiati. Sono molto nella tradizione del folk revival britannico degli anni '60, come se Roberts avesse viaggiato indietro nel tempo, verso le radici di tutti i bardi della sua generazione. Le canzoni più brevi sono più vivaci e ritmate (You Muses Assist, Unyoked Oxen Turn), ma difficilmente rivoluzionarie.
L'EP Wyrd Meme ( Drag City, 2009) contiene il suo primo pezzo rock, The Royal Road At The World's End
Too Long In This Condition (Drag City, 2010) di Alasdair Roberts è stata la sua terza raccolta di brani tradizionali, e probabilmente la più tradizionale di tutte
Urstan (2012) è stata una collaborazione tra Roberts e la cantante folk gaelica Mairi Morrison.
Roberts è tornato alle composizioni originali per A Wonder Working Stone (Drag City, 2013). Se diverse canzoni evocano classici folk-rock degli anni '70, dai Fairport Convention (Brother Seed, con un emozionante ponte guidato dall'organo) alla Incredibile String Band (The Merry Wake), culminante con la lugubre meditazione alla Van Morrison di Fusion of Horizons e il pezzo alle Leonard Cohen Gave the Green Blessing.
C'è senza dubbio più sostanza del solito negli otto minuti della ballata esistenziale The End of Breeding e nella ninna nanna Bob Dylan-iana di nove minuti The Wheels of the World/Conundrum. Musicalmente, lo zenit è forse rappresentato dal pastiche umoristico dixieland-jazzy, barshouse-blues e marching band di Scandal and Trance, come se i Pentangle suonassero con Taj Mahal.
Peccato che non possa resistere alla tentazione di lanciarsi in jig e reels anche quando è nel suo mood più filosofico.
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