Big Audio Dynamite


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This Is Big Audio Dynamite , 7/10
No. 10 Upping St , 6/10
Tighten Up , 5/10
Megatop Phoenix , 7/10
The Globe , 6/10
Higher Power, 5/10
F-Punk, 7/10
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Mick Jones, dopo aver lasciato i Clash, varo` i Big Audio Dynamite (o B.A.D.), con i quali propose un rock and roll da ballo al tempo stesso epidermico e sperimentale, un po' come nella tradizione intellettuale ma al tempo stesso populista dei Clash. Fondendo chitarra e campionamenti, i BAD coniarono di fatto un nuovo genere musicale.

Don Letts, disc jockey londinese oriundo giamaicano, piloto` "elettronicamente" il power-trio di This Is Big Audio Dynamite (Columbia, 1985) verso un ibrido di rock and roll, hip-hop e heavy metal che costituiva la naturale continuazione del discorso lasciato interrotto dai Clash. Ogni brano e` arrangiato con verve e humour: Medicine Show, che rigurgita di sampling demenziali, E=MC2 a imitazione di Prince, Sudden Impact a passo "industriale", il reggae-blues X Party. Il rock frivolo di Combat Rock prende il sopravvento in Stone Thames e nella filastrocca deviante di Bottom Line. Senza Strummer il sound diventa fine a se stesso, privo di spessore ideologico. Ma la parabola che ha portato all'hip-hop e` la continuazione della stessa che era iniziata con London Calling.

No. 10 Upping St (Columbia, 1986) perse gran parte di quel feroce appeal, nonostante meta` del materiale fosse composto con Strummer. C'mon Every Beatbox, tracopiata da Summertime Blues, e` l'unica canzone a vantare lo stessa effervescenza dell'esordio. Beyond The Pale e V. Thirteen mostrano semplicemente una maggior attenzione per i ritornelli orecchiabili.

La decadenza verso un sound da classifica piu` banale continuo` su Tighten Up (Columbia, 1988), sul quale soltanto Just, Play Music e Other 99 si salvano dagli arrangiamenti piu` fiacchi della carriera di Jones.

Megatop Phoenix (Columbia, 1989) e` ancor meno sperimentale, ma il soffice funky-soul da discoteca del gruppo e` perlomeno strutturato nella forma di un frenetico e surreale collage, quello che in fondo era stato il paradigma fondamentale della musica degli ultimi Clash.
Gli esperimenti melodici dei due dischi precedenti vennero a maturazione in una serie di filastrocche demenziali (Rewind, London Bridge), talvolta con accenti orientali (Dragon Town, Green Lady), che sono reminescenti di Combat Rock (ma anche di Brian Eno). Al tempo stesso, accentuando il realismo dei Clash con un audio-verite` da musica concreta, l'elettro-funk di Jones diventa un circo di attrazioni sonore. Aggiornato all'acid house (il singolo Contact, House Arrest) e al cyberpunk, questo album e` un trionfo dell'ibrido disco-rock lanciato dai secondi Clash.

Jones cambio` comunque formazione (Gary Stoneadge al basso, Nick Hawkins alla chitarra, Chris Kavanagh alla batteria) e prassi. Il mini-album Kool-Aid (CBS, 1990) contiene Free.

Su The Globe (CBS, 1991), opera frammentata e confusa, Jones si lascia prendere la mano dai campionamenti e trasforma il disco in una forma di remix perpetuo. Il riff di Should I Stay Or Should I Go domina dall'inizio alla fine Rush (che infila anche qua e la` il riff d'organo di Baba O'Riley degli Who), e la title-track (con i suoi campionamenti scipiti a ritmo sensuale). Straniante come sarebbe piaciuto a Brecht, il sound perde identita` come in un epico karahiri, diventando soffice soul da discoteca in Can't Wait, techno evanescente in Kool-Aid, bluesrock da salotto in Innocent Child; e implodendo alla fine nel paradosso orchestrale/operatico di The Tea Party.
Jones era rinato per la terza volta, sotto le spoglia di un imbonitore dei rave.

Jones cambio` di nuovo formazione, e questa volta anche nome. I ribattezzati B.A.D. si spinsero con Higher Power (Columbia, 1994) nei gorghi della musica elettronica, in un delirio di sintetizzatori e campionamenti che soffoca le melodie di Looking For A Song e Rockin' With The Caveman.

Un'altra radicale trasformazione presento` i B.A.D. nei panni dei rocker modernisti du F-Punk (Radioactive, 1995). L'album e` infatti un ginepraio di citazioni postmoderne: I Turned Out A Punk e Singapore affondano nelle sabbie mobili del salmo decadente e iper-realista dei Velvet Underground. Psycho Wing scandisce la melodia epica del disco su una forte cadenza boogie. Una tiritera degna di Bob Dylan scivola in Push Those Blues Away su un sensuale ballabile psichedelico alla Stone Roses, con tanto di campionamento di muezzin. Sono brani che, al di la` della loro genesi eterodossa, confessano un'angoscia autobiografica della mezza eta` che e` piu` parente del teatro di strada di Lou Reed che della rabbia punk. Ne risulta forse il piu` vivace conciliabolo di voci stilistiche della sua carriera.
Se gli eccessi di produzione dell'album precedente dirottano pericolosamente il ritmo ultra-sincopato di It's A Jungle Out There, il genio di Jones si esprime comunque nel modo in cui riesce a concepire le piu` subdole armonie (per esempio Gonna Try), lasciando la sezione ritmica in primo piano e doppiandola con battiti di mano (come nei vecchi hit di Sandy Nelson), o (Vitamin C) amalgamando la filastrocca di un rap demenziale con un tono ipnotico da mantra e una batteria che singhiozza rockabilly.
L'album e` anche un omaggio criptico alla leggenda del rock alternativo, grazie ai microsecondi di reperti storici infilati di nascosto qua e la` (la stecca di Wild Thing all'inizio di Gonna Try, lo staccato di I Can't Explain all'inizio di Psycho Wing e cosi` via), quando non estesi a un intero brano (la marcetta folk-rock di What About Love). La formazione si e` allineata agli ultimissimi trend, e adesso vanta un disc jockey (Mickey Constance), un tastierista (Andre` Shapps), il batterista Chris Kavanagh (ex Sigue Sigue Sputnik) e due chitarristi (Jones e Nick Hawkins).

Nel complesso l'album e` meno ballabile e piu` rock, ma i momenti migliori sono forse proprio quelli in cui riesce a fondere quei due stili.

Aumentando la Babele stilistica dei Clash con suoni trovati e tape loop, Jones pervenne a una forma estremamente spettacolare (se non sofisticata) di rock multilinguistico che in ultima analisi fonde l'estetica "dance" dei Clash con la prassi revisionista di artigiani del rock come Todd Rundgren, e al tempo stesso reinventa il synth-pop britannico alla luce della moderna musica da ballo nera.

Nick Hawkins will go on to form Dynamo-Jo.

The Clash's crossover style was continued by Mick Jones' B.A.D., or Big Audio Dynamite, particularly on This Is Big Audio Dynamite (1985) and Megatop Phoenix (1989), that focused on a fusion of rock'n'roll, hip-hop and heavy metal within a Clash-like pan-ethnic context. F-Punk (1995) would be the crowning achievement of Jones' post-modernist stylistic con/fusion.
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