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I Gordons di Alister Parker (chitarra), John Halvorsen (basso) e Brent
McLaughlin (batteria) si misero in luce con l'EP
Future Shock (Flying Nun, 1980) e un hardcore bestiale che era
quantomeno raro in terra neozelandese.
Il loro era comunque un sound tanto violento quanto sperimentale, che dal vivo
ricordava semmai le esibizioni-shock dei Sonic Youth.
Il primo, omonimo, album che segui` nel 1982 e il Vol. 2 che chiuse la vicenda due anni dopo
attenuarono progressivamente l'impatto di quella musica, ma senza rinunciare all'idea di "far male" alle
orecchie degli ascoltatori.
Il chitarrista Parker si associo` nel 1987 al batterista dei
Clean, Hamish Kilgour, per formare i Bailter Space.
Ross Humphries al basso (amico d'infanzia di Kilgour) e Glenda Bills al
sintetizzatore completavano la formazione dell'EP
Nelsh (Flying Nun, 1987).
Quello di El Whizzo era semplicemente il sound dei Gordons sposato
alla sensibilita` pop dei Clean. Il risultato era simile al noise-pop dei
Sonic Youth.
Acquisito John Halvorsen al basso (altro ex Gordons) e persi
Humphries
(passato ai Terminals) e Bills,
l'album Tanker (Flying Nun, 1988) presento` invece un sound piu` intenso,
in linea con gli ultimi Gordons (Grader Spader).
Non a caso a quel punto Kilgour venne sostituito da Brent McLaughlin,
il batterista dei Gordons.
Il gruppo sperimenta un po' a casaccio, passando dall'insipida melodia di
The W Song
alla robusta armonia di Your Invisible Life, dall'atmosfera onirica di
Tanker al minimalismo dissonante di Titan. Ci sono le premesse
(strumentali) per lasciare il segno nel corpo del rock chitarristico, ma
manca ancora una visione.
A tutti gli effetti, pertanto, il successivo
Thermos (Flying Nun, 1990) e` un disco dei Gordons,
anche se accreditato ai Bailter Space.
La chitarra di Parker e` ancora timida, ma decora in maniera barocca
la trance di Zero Return.
Le canzoni non sono particolarmente originali, ma
le stecche metalliche che trafiggono Fused
le dissonanze alla Arto Lindsay che minano The State
i rimbombi da incubo che minacciano Hard Wired
testimoniano gia` dell'abilita` drammaturgica di Parker.
Il gruppo deve ancora trovare la propria "voce", nel senso letterale del
termine: il canto scimmiotta i complessi psichedelici degli anni '60
(il pop in falsetto di Fish Eye).
Trasferito il gruppo a New York,
Parker decise di imprimere una decisa virata verso le sonorita` di moda
introducendo il battito del techno (Unseen), i ritornelli
onirici degli shoegazer (Shine) e i riff del grunge (la title-track)
sull'EP The Aim (Matador, 1992).
L'album Robot World (Matador, 1993) ne risenti` soltanto in parte, abbracciando dal canto suo
(soprattutto in Robot World e EIP) atmosfere piu` sinistre,
alla Joy Division, e sfoggiando un minimo di grinta in
Be On Time e Get Lost.
Sempre piu` accessibile (persino aggressivo in Projects), il sound di
Vortura (Matador, 1994) formalizza la loro trance per melodie
singhiozzanti e distorsioni atmosferiche in maniera simile a quanto fatto dai
My Bloody Valentine in UK.
La musica sfocata di Process Paid, X,
e No. 2 e` in realta` perfettamente a fuoco e
e culmina nella tempesta ipnotica di Shadow.
Il raga psichedelico di Projects annaspa in un maelstrom di distorsioni,
in un incubo di Velvet Underground e Stooges. Le lente evanescenze sottovoce di
Galaxy sono sospinte da un vento ritmico che arriva da brani come
White Light White Heat.
Le chitarre bruciano passione corporale e estasi trascendente in un unico
falo`. Il sound e` assordante e penetrante.
Come se non bastasse,
le turbolenze quasi industriali di I.C.Y., le scorribande ritmiche
di Dark Blue, le metronomie aliene di Reactor
gettano un'ombra sinistra sull'operazione dei Bailter Space.
La tenebrosa Control che chiude il disco all'insegna di Big Black e
Von Lmo lascia una scia di vuoto implacabile.
Ma di quel passo il complesso finira` per
essere inghiottito nella spirale del pop neozelandese: le orecchiabili
Splat, Retro e At Five, su Wammo (Matador, 1995)
sono lontane parenti delle composizioni lambiccate di un tempo.
Halvorsen e Parker intessono densi lenzuoli di accordi, su cui si stendono
stancamente le loro timide melodie.
Kilgour aveva intanto formato i
Mad Scene.
Capsule (Turnbuckle, 1997) abbandona il manierismo pop del disco
precedente e torna ai climi gelidi dei primi tempi.
Il rude rock chitarristico fortemente cadenzato di
Shield e Capsule
coniuga la trance psichedelica dei My Bloody Valentine, il languore
esistenziale di Dinosaur Jr e la nevrosi disperata dei Nirvana.
E` la chitarra di Parker ad animare tutte le composizioni e a tener desta
continuamente l'attenzione. I suoi riff, i suoi fraseggi, i suoi arpeggi, le sue
melodie sono l'essenza di ballate amare come
Dome. "jeffesite i wanna be with you for the rest of time"
Il loro stile appartiene alla tradizione piu` canonica della canzone rock,
ma riesce a non sfigurare davanti ai classici.
Pass It Up e` un rap veemente suonato praticamente sulle parti di
batteria e di chitarra di Desire (degli U2),
il lento e ipnotico riff di Sun esce dalle pagine dell'hard-rock,
il rap di Velo risuonano Jimi Hendrix,
Gag cita i Rolling Stones di Jumpin' Jack Flash.
Le chitarre si sublimano nell'infernale cacofonia di Picking Up,
la perfetta colonna sonora per uno stato di nevrastenia acuta,
e nel lungo volo paradisiaco dello strumentale Argonaut (sette minuti),
che indugia in un fitto intreccio di riverberi, droni e scampanellii.
Proprio questi bozzetti sperimentali giustificano (esorcizzandola) la passione
per il rock classico.
Le otto canzoni dell'EP Photon (Turnbuckle, 1998) accentuano l'aspetto
onirico del sound. Particle Accelerator, Torch,
Flashback non sono canzoni, sono sogni di canzoni.
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