- Dalla pagina su Banco De Gaia di Piero Scaruffi -
(Testo originale di Piero Scaruffi, editing di Stefano Iardella)
Gli afro-raga elettronici di Marks sono sempre più sofisticati su The Magical Sound Of (Six Degrees, 1999). Suite poliedriche come Harvey And The Old Ones e Touching The Void hanno un modo di spostare focus, stile e ritmo che conferisce loro una qualità fredda, intellettuale, incentrata sullo studio, non diversamente dalle suite progressive-rock di trent'anni prima. La musica dance psichedelica ed esotica di Marks è in definitiva un trucco da studio e punta all'aspetto commerciale (No Rain, Glove Puppet). Le esibizioni dal vivo dimostrano che la sua trance, una volta rimossa dagli arrangiamenti, è banale.
Marks si è recato in Egitto per registrare Igizeh (Six Degrees, 2000), un album che utilizza canti, voci e strumenti di quella terra. Seti I, Creme Egg e Drippy vanno alla deriva al confine tra tribale e ambient. Obsidian è un'orecchiabile locomotiva techno (con la voce di una cantante donna, la prima volta per Marks). Gizah è intrisa di campionamenti e presenta un romantico assolo di oboe. Fingilo finché non lo fai affonda in un vortice d'organo. Il trip-hopping Glove Puppet vola con l'epico canto di Jennifer Folker. How Much Reality Can You Take è una world-music guidata dal sitar. Nel complesso l'album è incoerente. Marks tenta nuove strade, ma non sembra rivoluzionario. Ciò che impressiona è l'abilità "architettonica", il modo in cui crea dinamiche vivaci da vicoli ciechi sonori, il modo in cui idee semplici si sviluppano in un caleidoscopio di suoni.
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