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Bevis Frond (Nick Saloman) e` un appassionato britannico del rock psichedelico
degli anni '60, genere a cui ha praticamente dedicato la sua esistenza.
Il suo hobby gli frutto` un minimo di popolarita` durante il revival degli
anni '80, quando fini` per diventare
un'istituzione della new scena alternativa.
Il suo limite maggiore e` quello di aver prodotto una quantita` abnorme di
musica mediocre, anche se nel mucchio si nascondono occasionalmente idee
pregevoli. Nei momenti peggiori (molti), Bevis Frond e` piu` che altro un
abile manipolatore degli aspetti piu` deleteri del fenomeno del collezionismo
discografico. Nei momenti migliori e` l'equivalente musicale di
un antropologo a caccia delle origini di una civilta` (quella rock).
I suoi dischi non sono il massimo della varieta`, ma hanno il pregio di essere
eseguiti in maniera impeccabile (generalmente da lui solo).
"Riscoperto" da una rivista influente e lanciato da un'accorta campagna
pubblicitaria fondata sui concetti di "tiratura limitata" e "disco per
collezionisti", e su altre baggianate del genere, Saloman e` in realta`
soltanto un onesto reduce di secondo piano: qualunque musicista di serie B
degli anni '60 potrebbe fare le stesse cose, ma, un po' per pudore un po'
perche' gli altri hanno trovato di meglio da fare, nessuno ci aveva pensato
prima.
Erano vent'anni che cercava di sfondare come chitarrista (la sua prima
registrazione risale al 1974), quando lancio` la
sigla Bevis Frond su vinile.
L'opportunita` gli si presento` dopo un incidente motociclistico: con i soldi
dell'assicurazione finanzio` la registrazione del primo album,
Miasma (Woronzow, 1986 - Reckless, 1987 - Rubric, 2001).
L'album era l'opera di un dilettante del rock che annoverava
qualche buona canzone (Maybe)
e diverse imitazioni dei Byrds
(Splendid Isolation, Newgate Wind)
e di Jimi Hendrix (Wild Afterthought), ma nulla di trascendentale.
Un'accorta campagna pubblicitaria (merito tutto suo) ne fece un fenomeno
di culto.
Inner Marshland (Woronzow, 1987 - Rubric, 2001) funse da compendio piu`
serio della sua carriera "sotterranea" di epigono di Syd Barrett
(Hey Mr Undecided), di Hendrix
(Reflection In A Tall Mirror,
Once More), dei Seeds
(I've Got Eyes In The Back Of My Head).
La canzone piu` orecchiabile e` invece Termination Station Grey, che
rimane una delle sue migliori.
Questi collage di luoghi comuni dell'era psichedelica hanno un fascino puramente
necrofilo.
Nel frattempo Saloman ha dato vita con il fido Bari Watts (altro chitarrista)
agli Outskirts Of Infinity, ancor meno originali nei loro "calchi" da Cream,
Hawkwind e Pink Fairies (Lord Of The Dark Skies, Gemini Machine,
Stoned Crazy)
sul loro primo album,
Lord Of The Dark Skies (Woronzow, 1987).
Il doppio Through The Looking Glass (Woronzow, 1987) documenta
invece l'alter ego di Saloman, il folle sperimentatore di jam astratte.
A dominare e` la messa psichedelica di Shrine, tanto pomposa quanto
scontata. Nell'insieme il disco si rivela un'inesauribile sorgente
di sbadigli.
Triptych (Woronzow, 1988) e` destinato a rimanere forse il
suo lavoro migliore, anche se e` forse il suo lavoro meno personale, piu`
"retro`". Saloman rispolvera il folkrock (in Lights Are Changing, uno
dei suoi capolavori, sembra
di ascoltare i Byrds che cantano Dylan, e infatti verra` ripresa da una
cantautrice americana, Mary Lou Lord) e il bluesrock (nello strumentale
Into The Cryptic Mist sembra di ascoltare un Santana convertito alle messe nere),
prima di sprofondare nella soporifera suite Tangerine Infringement Beak
di 19 minuti. Buon talento melodico,
Saloman non dice nulla che non sia gia` stato detto mille volte, ma lo dice nel posto giusto (la Gran
Bretagna) al momento giusto (la fine degli anni '80). Come chitarrista, per la verita`, ricorda lo Zappa
piu` logorroico e il Santana piu` atmosferico.
Sulla stessa falsariga si muove il coevo Acid Jam (Woronzow),
che sembra una raccolta di pezzi esclusi dal precedente, ovvero ancor meno
interessanti (vedi Growing Weed)).
Auntie Winnie Album (Reckless, 1988) torna invece all'approccio
piu` melodico, ma riesce a catturare l'attenzione soltanto nelle lunghe Malvolio's Dream Journey To
Pikes e City Of The Sun, fra movenze medievali e profumi orientali. Il resto e` la solita
zavorra che Saloman infila in tutti i dischi per poterli vendere al prezzo di un album.
Gli Outskirts Of Infinity pubblicano a loro volta
Scenes From The Dreams Of Angels (Circuit, 1989), un disco di
hardrock ridicolo.
Quando il fatto di registrare i dischi in maniera approssimativa perde il suo
valore marketing, Saloman decise saggiamente di passare a un sound piu`
professionale con l'album Any Gas Faster (Reckless, 1990):
brani come Old Sea Dog e Ear Song lo presentarono a
un pubblico piu` ampio.
Nello stesso anno Saloman ha l'onore di pubblicare Magic Eye (Woronzow, 1990)
in coppia con il veterano John "Twink" Alder. Il disco e` infelice come pochi,
ma omologa Saloman nei salotti dei nostalgici psichedelici.
Analogamente Gulp (Woronzow, 1991), accreditato ai Magic Muscle, un
supergruppo di reliquie viventi dell'era psichedelica fra cui Simon House
al violino e Steve Broughton alla batteria.
La trilogia, interrotta dagli EP Ear Song (Reckless, 1990) e
Snow (Woronzow, 1991),
viene completata da un
altro omaggio agli anni '60, sotto lo pseudonimo di Fred Bison Five,
Beatroots (Woronzow, 1992).
Il doppio New River Head (Woronzow, 1991 - Rubric, 2003) apre la stagione piu` adulta
(e forse onesta) del cantautore, vedi le meditazioni di
New River Head e Thankless Task.
God Speed You To Earth e` un piccolo gioiello nello stile rilassato dei
Mazzy Star.
Gli scarti di questo album si trovano su A Gathering Of Fronds (Woronzow, 1992).
Per effetto di una maggior autocensura, gli album
si fanno piu` coesivi e la qualita` media migliora.
Anche lo stile cambia drasticamente, passando al possente blues-rock di
London Stone (Woronzow, 1993 - Rubric, 2005), con l'orecchiabile
Coming Round,
e
di It Just Is (Woronzow, 1993), sul quale Saloman suona quasi tutti
gli strumenti,
dischi di una banalita` imbarazzante.
Sul secondo si distinguono ancora le orecchiabili I Can't Catch Up With You e
Everyday Sunshine.
Il quarantenne Saloman trova ancora il coraggio di collaborare al
nuovo disco degli Outskirts, The Altar Of Elements (Dark Skies, 1993),
con la
suite Infinite Madness a rinnovare i difetti di sempre.
Sono auto-indulgenti fino alla nausea
Sprawl (Woronzow, 1994), con i venti minuti di Right On,
e Superseeder (1995), con
la non meno logorroica House Of Mountains,
dischi che diventano campionari di interminabili masturbazioni chitarristiche
e di stucchevoli arie da "sballo".
Meglio l'EP Summer Holiday (Woronzow, 1993) e il singolo
Dolly Bug (Woronzow, 1995).
Superseeder (Woronzow, 1995) mostra finalmente un minimo di varieta`,
accostando all'ennesima, scontata jam (Superseded) qualche numero
sbilenco di folk-rock (Stoned Train Driver, Animal Tracks).
Incident At Pilatus e` il nuovo disco degli Outskirts, con Watts sempre
piu` invasato, degno alter ego di Saloman.
Con Bevis Frond nasce la psichedelia di serie B, che, analogamente ai
"B-movies", non ha pretese di "auteur", ma si limita a riciclare all'infinito il
canone piu` corrivo della psichedelia classica, cercando al tempo stesso di
approfittare al massimo delle libidini dei collezionisti di "dischi da culto".
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