Bevis Frond


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Miasma , 6/10
Inner Marshland , 6/10
Through The Looking Glass , 6/10
Triptych , 7/10
Acid Jam , 5/10
Auntie Winnie Album , 5/10
Any Gas Faster , 5/10
Bevis Frond & John Twink: Magic Eye , 5/10
Magic Muscle: Gulp , 5/10
Fred Bison Five: Beatroots , 4/10
New River Head , 6.5/10
London Stone , 4/10
It Just Is , 4/10
Outskirts Of Infinity: The Altar Of Elements , 4/10
Sprawl , 4/10
Superseeder , 4/10
Son Of Walter , 6.5/10
North Circular , 6/10
Vavona Burr , 4/10
Acid Jam 2 , 5/10
Valedictory Songs , 5/10
What Did For The Dinosaurs , 5/10
Hit Squad (2004), 4/10
The Leaving of London (2011), 4/10
White Numbers (2013), 4/10
Example 22 (2015), 4/10
We're Your Friends, Man (2018), 4/10
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Bevis Frond (Nick Saloman) e` un appassionato britannico del rock psichedelico degli anni '60, genere a cui ha praticamente dedicato la sua esistenza. Il suo hobby gli frutto` un minimo di popolarita` durante il revival degli anni '80, quando fini` per diventare un'istituzione della new scena alternativa. Il suo limite maggiore e` quello di aver prodotto una quantita` abnorme di musica mediocre, anche se nel mucchio si nascondono occasionalmente idee pregevoli. Nei momenti peggiori (molti), Bevis Frond e` piu` che altro un abile manipolatore degli aspetti piu` deleteri del fenomeno del collezionismo discografico. Nei momenti migliori e` l'equivalente musicale di un antropologo a caccia delle origini di una civilta` (quella rock).

I suoi dischi non sono il massimo della varieta`, ma hanno il pregio di essere eseguiti in maniera impeccabile (generalmente da lui solo). "Riscoperto" da una rivista influente e lanciato da un'accorta campagna pubblicitaria fondata sui concetti di "tiratura limitata" e "disco per collezionisti", e su altre baggianate del genere, Saloman e` in realta` soltanto un onesto reduce di secondo piano: qualunque musicista di serie B degli anni '60 potrebbe fare le stesse cose, ma, un po' per pudore un po' perche' gli altri hanno trovato di meglio da fare, nessuno ci aveva pensato prima.

Erano vent'anni che cercava di sfondare come chitarrista (la sua prima registrazione risale al 1974), quando lancio` la sigla Bevis Frond su vinile. L'opportunita` gli si presento` dopo un incidente motociclistico: con i soldi dell'assicurazione finanzio` la registrazione del primo album, Miasma (Woronzow, 1986 - Reckless, 1987 - Rubric, 2001). L'album era l'opera di un dilettante del rock che annoverava qualche buona canzone (Maybe) e diverse imitazioni dei Byrds (Splendid Isolation, Newgate Wind) e di Jimi Hendrix (Wild Afterthought), ma nulla di trascendentale. Un'accorta campagna pubblicitaria (merito tutto suo) ne fece un fenomeno di culto.

Inner Marshland (Woronzow, 1987 - Rubric, 2001) funse da compendio piu` serio della sua carriera "sotterranea" di epigono di Syd Barrett (Hey Mr Undecided), di Hendrix (Reflection In A Tall Mirror, Once More), dei Seeds (I've Got Eyes In The Back Of My Head). La canzone piu` orecchiabile e` invece Termination Station Grey, che rimane una delle sue migliori. Questi collage di luoghi comuni dell'era psichedelica hanno un fascino puramente necrofilo.

Nel frattempo Saloman ha dato vita con il fido Bari Watts (altro chitarrista) agli Outskirts Of Infinity, ancor meno originali nei loro "calchi" da Cream, Hawkwind e Pink Fairies (Lord Of The Dark Skies, Gemini Machine, Stoned Crazy) sul loro primo album, Lord Of The Dark Skies (Woronzow, 1987).

Il doppio Through The Looking Glass (Woronzow, 1987) documenta invece l'alter ego di Saloman, il folle sperimentatore di jam astratte. A dominare e` la messa psichedelica di Shrine, tanto pomposa quanto scontata. Nell'insieme il disco si rivela un'inesauribile sorgente di sbadigli.

Triptych (Woronzow, 1988) e` destinato a rimanere forse il suo lavoro migliore, anche se e` forse il suo lavoro meno personale, piu` "retro`". Saloman rispolvera il folkrock (in Lights Are Changing, uno dei suoi capolavori, sembra di ascoltare i Byrds che cantano Dylan, e infatti verra` ripresa da una cantautrice americana, Mary Lou Lord) e il bluesrock (nello strumentale Into The Cryptic Mist sembra di ascoltare un Santana convertito alle messe nere), prima di sprofondare nella soporifera suite Tangerine Infringement Beak di 19 minuti. Buon talento melodico, Saloman non dice nulla che non sia gia` stato detto mille volte, ma lo dice nel posto giusto (la Gran Bretagna) al momento giusto (la fine degli anni '80). Come chitarrista, per la verita`, ricorda lo Zappa piu` logorroico e il Santana piu` atmosferico.

Sulla stessa falsariga si muove il coevo Acid Jam (Woronzow), che sembra una raccolta di pezzi esclusi dal precedente, ovvero ancor meno interessanti (vedi Growing Weed)).

Auntie Winnie Album (Reckless, 1988) torna invece all'approccio piu` melodico, ma riesce a catturare l'attenzione soltanto nelle lunghe Malvolio's Dream Journey To Pikes e City Of The Sun, fra movenze medievali e profumi orientali. Il resto e` la solita zavorra che Saloman infila in tutti i dischi per poterli vendere al prezzo di un album.

Gli Outskirts Of Infinity pubblicano a loro volta Scenes From The Dreams Of Angels (Circuit, 1989), un disco di hardrock ridicolo.

Quando il fatto di registrare i dischi in maniera approssimativa perde il suo valore marketing, Saloman decise saggiamente di passare a un sound piu` professionale con l'album Any Gas Faster (Reckless, 1990): brani come Old Sea Dog e Ear Song lo presentarono a un pubblico piu` ampio.

Nello stesso anno Saloman ha l'onore di pubblicare Magic Eye (Woronzow, 1990) in coppia con il veterano John "Twink" Alder. Il disco e` infelice come pochi, ma omologa Saloman nei salotti dei nostalgici psichedelici. Analogamente Gulp (Woronzow, 1991), accreditato ai Magic Muscle, un supergruppo di reliquie viventi dell'era psichedelica fra cui Simon House al violino e Steve Broughton alla batteria. La trilogia, interrotta dagli EP Ear Song (Reckless, 1990) e Snow (Woronzow, 1991), viene completata da un altro omaggio agli anni '60, sotto lo pseudonimo di Fred Bison Five, Beatroots (Woronzow, 1992).

Il doppio New River Head (Woronzow, 1991 - Rubric, 2003) apre la stagione piu` adulta (e forse onesta) del cantautore, vedi le meditazioni di New River Head e Thankless Task. God Speed You To Earth e` un piccolo gioiello nello stile rilassato dei Mazzy Star. Gli scarti di questo album si trovano su A Gathering Of Fronds (Woronzow, 1992).

Per effetto di una maggior autocensura, gli album si fanno piu` coesivi e la qualita` media migliora.

Anche lo stile cambia drasticamente, passando al possente blues-rock di London Stone (Woronzow, 1993 - Rubric, 2005), con l'orecchiabile Coming Round, e di It Just Is (Woronzow, 1993), sul quale Saloman suona quasi tutti gli strumenti, dischi di una banalita` imbarazzante. Sul secondo si distinguono ancora le orecchiabili I Can't Catch Up With You e Everyday Sunshine.

Il quarantenne Saloman trova ancora il coraggio di collaborare al nuovo disco degli Outskirts, The Altar Of Elements (Dark Skies, 1993), con la suite Infinite Madness a rinnovare i difetti di sempre.

Sono auto-indulgenti fino alla nausea Sprawl (Woronzow, 1994), con i venti minuti di Right On, e Superseeder (1995), con la non meno logorroica House Of Mountains, dischi che diventano campionari di interminabili masturbazioni chitarristiche e di stucchevoli arie da "sballo". Meglio l'EP Summer Holiday (Woronzow, 1993) e il singolo Dolly Bug (Woronzow, 1995).

Superseeder (Woronzow, 1995) mostra finalmente un minimo di varieta`, accostando all'ennesima, scontata jam (Superseded) qualche numero sbilenco di folk-rock (Stoned Train Driver, Animal Tracks).

Incident At Pilatus e` il nuovo disco degli Outskirts, con Watts sempre piu` invasato, degno alter ego di Saloman.

Con Bevis Frond nasce la psichedelia di serie B, che, analogamente ai "B-movies", non ha pretese di "auteur", ma si limita a riciclare all'infinito il canone piu` corrivo della psichedelia classica, cercando al tempo stesso di approfittare al massimo delle libidini dei collezionisti di "dischi da culto".

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For better and for worse, Saloman's eclectism does not fade away. Bevis Frond's 80-minute Son Of Walter (Woronzow, 1996) is one of his best balanced albums in a long time. Saloman occasinally understands that the ballads Dead Man Sitting On A Train and Raining On TV, and the catchy power-pop of It's Not Like You and Winner's Way are his most likely medium. With self-restraint, comes wisdom. Even the jam All Hope Is Gone With You Away and the psychedelic workout Requiem sound perfectly appropriate in a more modest context. The driving Red Hair and Garden Aeroplane Trap complete the picture. No masterpiece, but a pleasant collection from someone who specializes in unpleasant ones.

The single Little Town Pier (Spare Me, 1997)

Except for the 12-minute The Pips, that displays his usual self-indulgence, the double album North Circular (Woronzow, 1997) is a monumental surprise. Not only is the artist at the peak of his inspiration, but he even manages to control himself and limit his sprawling eccentricity to sweet ballads like Stars Burn Out and Gold And Silver.

Returning to his inconsistent standards, Vavona Burr (Flydaddy, 1999) is the same style but somehow comes off as an opposite. It shows a senile hippie who sings sentimental ballads that he can't play (To The Lighthouse, Caught In The Headlights).

Acid Jam 2 (Woronzow, 2000) is a double album that revives the 1988 idea with the help of a bunch of friends.

The unusually well-produced and varied seventeen-songs collection Valedictory Songs (Rubric, 2000) is Saloman's most obvious shot at meainstream accessibility. This time saloman swims through hard-rock (the lengthy Can't Feel It), pop (Early Riser, Artillery Row) and folk-rock (By The Water's Edge, Confession) with nods to the Kinks (Portobello Man), Free (China Fry) and many other classics, with the relaxed pace of a veteran of the charts.

A couple of memorable riffs in God Enough For You and Breathe Out highlight What Did For The Dinosaurs (Woronzow, 2001) that also contains the eight-minute What Did for the Dinosaurs and the 13-minute acid-trip Dustbins in the Rain (that halfway mutates into a stately country-pop anthem).

Hit Squad (Rubric, 2004) is one of his most trivial and uninspired records, despite the romantic pop ballad Way Back When, the nine-minute Through the Hedge and the eleven-minute dirge Fast Falls the Eventide (with an odd electronic coda).

After an unusual hiatus of seven years, Bevis Frond returned with The Leaving of London (2011), a collection of 18 mediocre songs that perhaps could have been trimmed down to... just one, Johnny Kwango. The double album White Numbers (2013) is an overdose of Bevis Frond-ian stereotypes culminating with the 42-minute Homemade Traditional Electric Jam.

The 16-song double-LP Example 22 (2015) contains the eight-minute Are We Nearly There Yet?, which sounds like a really bad cover of a Cream song, and the stately nine-minute Pale Blue Blood , that sounds like some country-rock of the 1970s (check out the Outlaws). Having learned nothing from his past mistakes, Saloman then released the 20-song We're Your Friends, Man (2018), that contains the 13-minute Neil Young-ian jam You're On Your Own, probably his best homage to the Canadian master.

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