The Italian alt-rock band
CCCP left behind the stereotypes of punk-rock with Affinita' Divergenze (1985) and Epica Etica Etnica Pathos (1990), and reached for a genre-defying convergence of hardcore, militant rock, industrial music and even chamber music while delivering a bleak vision of humankind.
Led by vocalist Giovanni Lindo Ferretti and guitarist Massimiliano Zamboni, they
introduced elements of expressionist theater, existentialist philosophy
and industrial music into their
early EPs: Ortodossia (Attack Punk, 1984),
Ortodossia II (Attack Punk, 1984), and Compagni, Cittadini,
Fratelli, Partigiani, (Attack Punk, 1985), which collects some of the former.
Affinita' Divergenze (Attack Punk, 1985) reduced the visceral impact
of hardcore while focusing on the eerie contrast between a harsh but spare instrumental background and Ferretti's delirious cut-up texts and Brecht-ian delivery.
An eclectic stylistic range (from erotic cabaret to folk ballad, from
existential psychodrama to dance groove) helped craft an oppressing atmosphere
of angst and boredom, particularly in the centerpiece, Emilia Paranoica.
Socialismo e Barbarie (Virgin, 1987) was a less cohesive work, that
ran the gamut from Middle-Eastern music to the Soviet anthem, from
Catholic hymns to feedback workouts.
Canzoni, Preghiere, Danze del II Millennio (Virgin, 1989) replaced the
original sociopolitical emphasis with mystical overtones (and their industrial
hardcore with a far less revolutionary synth-pop).
Technically speaking, CCCP reached their zenith with the sprawling
Epica, Etica, Etnica, Pathos (Virgin, 1990), a Frank Zappa-esque
stylistic puzzle that also stands as a personal musical encyclopedia, with
complex and unpredictable suites such as Maciste Contro Tutti.
As the Soviet Union (CCCP) collapsed, Ferretti and Zamboni decided to shuffle
the line-up and adopt a less political stance. The renamed
C.S.I. (Consorzio Suonatori Indipendenti) debuted with a mediocre set of
songs, Ko' de Mondo (Polygram, 1993), and rapidly evolved towards an
intriguing form of (mostly drum-less) chamber rock music with Linea Gotica (Polygram, 1996).
Unfortunately, Tabula Rasa Elettrificata (Polygram, 1997) simply
aped the alt-rock fads of the moment.
After CSI disbanded,
Ferretti debuted solo with Co-dex (2000), then formed
Per Grazia Ricevuta and released
PGR (2002) that steered towards world-music.
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Schede di Massimo Spezzaferro e
Massimiliano Osini
Scheda di
Massimiliano Osini
Giovanni Lindo Ferretti (cantante), Massimo Zamboni (chitarrista) e Umberto Negri (bassista) formano i CCCP a Reggio Emilia (Italia) nel 1982.
Inizialmente
l'obiettivo è quello di inserirsi nella scena punk tedesca
gravitante attorno alla figura degli
Einsturzende Neubauten,
ma con l'entrata in formazione di Danilo Fatur e Annarella Giudici il
gruppo devia le proprie istanze verso il teatro espressionista. I due
nuovi innesti, infatti, non partecipano minimamente alla
musica, ma arricchiscono i concerti con esibizioni goliardiche e
performance surreali.
Se i primi ep, Ortodossia (Attack Punk, 1984),
Ortodossia II (Attack Punk, 1984), Compagni, cittadini,
fratelli, partigiani, (Attack Punk, 1985) sono ancora
musicalmente derivativi della new wave tedesca (Militanz,
Sono come tu mi vuoi) e del punk americano (il riff di
Spara Jurij è lo stesso di Sonic Reducer),
alcuni episodi segnalano le peculiarità del gruppo. In
particolare Live in Pankow e Punk Islam sono brani
programmatici che spostano il baricentro creativo verso
sonorità e culture alternative a quelle anglo-americane, con
una particolare simpatia per i popoli medio-orientali. Gran parte del
fascino di queste canzoni deriva dai testi di Ferretti il cui cut-up
produce effetti straordinariamente evocativi attraverso un
disinvolto miscuglio di citazioni colte, slogan pubblicitari,
stereotipi abusati e immagini poetiche. L'impianto ideologico trova
il suo compimento nell'adozione di un'iconografia ispirata al kitsch
est-europeo e nell'elaborazione di manifesti teorici nei quali i CCCP
si proclamano "punk filo-sovietici".
Più dei dischi ufficiali sono i concerti del gruppo a fare
sensazione. Sia che si spostino a bordo di un furgone scoperto per
piccoli paesi di provincia, sia che si esibiscano in fumosi club
berlinesi, i CCCP si segnalano ovunque come eccezionali istrioni.
Annarella assurge al ruolo di "Soubrette del popolo" indulgendo in
pantomime surreali e travestimenti improbabili. Fatur incarna
l'animale da palcoscenico nel senso più letterale del termine,
esibendosi in spogliarelli demenziali, sfoggiando abbigliamenti
sado-maso, armeggiando con ogni sorta di utensile, ingaggiando
diverbi fisici e verbali con il pubblico, eccetera.
Quando finalmente esce il primo album, Affinità -
divergenze fra il compagno Togliatti e noi: del conseguimento della
maggiore età (Attack Punk, 1985), questo si segnala subito
come uno dei capolavori del rock europeo. Le varie fonti ispiratrici
del complesso (il punk americano, i cantautori italiani, la musica
industriale europea, il dark britannico) si sublimano in uno stile
assolutamente personale nel quale una batteria elettronica spartana,
un basso indolente e una chitarra gracchiante forniscono
l'accompagnamento ideale per le illuminazioni visionarie di Ferretti.
Il suo canto abulico, costantemente sovratono, è il vero
protagonista del disco. In particolare Ferretti si dimostra il primo
cantante italiano in grado di adattare la propria lingua alle esigenze
ritmiche e armoniche della musica rock.
Le sfuriate hardcore si fanno più rare e comunque sono
inficiate da elementi che ne stravolgono l'impeto fisico verso una
dimensione surreale. Il tono sarcastico è del resto
predominante e si manifesta soprattutto nello xilofono onirico a ritmo
marziale di Curami, o nei ritornelli idioti di Mi ami?,
vero e proprio jingle da avanspettacolo erotico. Il ritmo sconnesso
di Fedeli alla linea e l'intermezzo folk di Valium
Tavor Serenase (entrambe squarciate da brutali distorsioni) sono
due mirabili esempi di come sia possibile diffondere presso altre
culture l'idoma del punk senza stravolgerne l'impeto eversivo.
Trafitto, Morire e Noia, tutte pervase da un
clima thriller, portano in primo piano una depressione senza fondo
che in ultima analisi rappresenta il tema portante del disco. Il
ballabile Io sto bene, è l'hit del gruppo, forte di uno
dei ritornelli simbolo degli anni ottanta: "Non studio, non lavoro,
non guardo la TV, non vado al cinema, non faccio sport". Assieme al
tango modernista di Allarme rappresenta l'ideale introduzione
a Emilia Paranoica, il lungo brano che chiude l'opera.
Un urlo squarcia il cielo, una voce blatera incomprensibile, un ritmo
meccanico e un basso pulsante iniziano a protrarsi insistenti, mentre
Ferretti declama, con un tono tra il Jim Morrison di The End e
il John Lyndon di Second Edition, "il" poema epico della
provincia italiana. Va in scena un popolo di sbandati annoiati che
vagano come zombi senza speranza nella notte, imbottendosi di
psicofarmaci, mentre in lontananza si odono gli echi di guerre
altrettanto insensate. Le chitarre di Zamboni sventagliano nel
panorama stereofonico e il ritmo accelera, come in preda a una
convulsione. Ma è solo un attimo. L'accompagnamento ritorna a
ripetersi indolente fino al finale nel quale Ferretti sentenzia la
diagnosi della propria generazione: "Aspetto un'emozione sempre
più indefinibile." Elevando la paralisi psichica a una
dimensione epica, azzerando le distanze che separano la provincia
dalla simbologia classica delle metropoli (l'autostrada, i locali
notturni, la droga...), Emilia paranoica si pone come il
capolavoro dei CCCP e uno dei vertici assoluti della musica rock
italiana.
A dispetto delle sonorità scostanti, i CCCP vedono allargarsi
notevolmente il proprio seguito. Si occupano di loro anche alcuni
quotidiani nazionali, peraltro colpiti più dall'aspetto
scenografico che da quello musicale. Il secondo album, Socialismo
e barbarie (Virgin, 1987) esce per una major e il fatto aliena
i fan della prima ora i quali coniano lo slogan "Fedeli alla Lira".
Tuttavia i testi sono ispirati come al solito e se le sonorità
sono innegabilmente più accessibili, i CCCP le utilizzano per
esprimere al meglio i loro aneliti esotici e allargare la gamma delle
ispirazioni. Sfilano così una versione elettronica dell'inno
nazionale sovietico (A Ja Ljublju SSSR), una danza suadente
per dervisci rotanti (Radio Kabul), una raffinata canzone in
francese (Inch'Allah - Ça va), un inno religioso
(Libera me Domine). La produzione levigata pesa soprattutto
su i brani aggressivi (Per me lo so, Tu menti,
Rozzemilia) che deludono chi si aspettava una recrudescenza
delle distorsioni. Fa eccezione l'epilettico vortice di feedback di
Stati di agitazione, degna appendice alla psicosi paranoica
che aveva alimentato Affinità e divergenze.
Canzoni, preghiere, danze del II millennio - Sezione Europa
(Virgin, 1989) scende la china della musica di consumo, confermando
gli stessi pregi e difetti del disco precedente. I CCCP sono
però ancora capaci di stupire e lo fanno nel modo più
imprevedibile: abbandonando gradualmente le tematiche politiche in
favore di un misticismo religioso dai toni a tratti ridondanti. La
musica si adegua spostandosi verso sonorità acustiche e
dimesse. Madre è il vertice del disco, una banale nenia
da oratorio che il canto vibrante di Ferretti e un attento
accompagnamento sintetico trasfigurano in una elegia commossa e
raffinata. And the Radio Plays con il suo ritmo in levare,
l'accompagnamento acustico e il testo oltremodo affettato segnala i
percorsi futuri del gruppo. Al tempo stesso Huligani dangereux
è una delle ultime testimonianze della goliardia che fu.
Epica, Etica, Etnica, Pathos (Virgin, 1990) viene registrato
con una formazione estesa che vede Gianni Maroccolo al basso,
Francesco Magnelli alle tastiere, Ringo de Palma alla batteria,
Giorgio Canali alla chitarra. La sintonia tra i musicisti è
particolarmente felice e fa sì che le numerose istanze si
sovrappongano con fluidità. Il risultato è un album
doppio, ricco e variegato, che sfrutta la tecnica del collage
secondo i dettami del maestro
Frank Zappa.
Ognuno dei quattro lati è dedicato ai temi espressi nel
titolo.
La sezione "Epica" inizia con Aghia Sophia, un articolato
patchwork di stili che vanno da una melodia mitteleuropea per
fisarmonica, a una canzone napoletana, da un riff distorto di musica
industriale, a un coro da operetta, il tutto squisitamente alternato
e cesellato. Paxo de Jerusalem è la parentesi
mistico-religiosa di turno, mentre Sofia è una danza
mediterranea per organetto. Ancora più vario è il lato
dedicato alla "Etica", forte di sfuriate rumoriste al limite del
cyberpunk (Narko $), surreali canzoni da piano bar (Baby
Blue, con Fatur alla voce) e stranianti romanze pastorali
(Campestre e Depressione Caspica). "Etnica" è in
sostanza è un altro collage vorticistico in grado di cannibalizzare
quante più culture e idiomi mediterranei. Si va dal
tradizionale calabro In occasione della festa, al tango di
Amandoti, dalla tarantella sfrenata di Mozzill'o Re
alla danza araba di Al Ayam. "Pahtos" è dominato dalla
lunga suite Maciste contro tutti, sorta di Emilia
Paranoica della maturità, nella quale si sintetizzano
tutti i percorsi di una carriera decennale, dalle distorsioni
virulente alla musica chiesastica, dalle filastrocche infantili alle
citazioni intellettuali. Chiude Annarella, tenera ninnananna
dai toni eleganti.
Senza più la ruvida istintività di Affinità e
divergenze, ma con un sincero anelito orchestrale in grado di
rendersi enciclopedico, Epica Etica Etnica Pathos è il
secondo capolavoro dei CCCP che chiude la prima fase della loro
carriera.
Consorzio Suonatori Indipendenti
I CSI nascono in contemporanea con la caduta del muro di Berlino e la
dissoluzione dell'Unione Sovietica. Il cambio di nome è
inevitabile. Ferretti e Zamboni sono ormai lontani dall'impeto
dissacrante che caratterizzava le loro prime opere e non chiedono
altro che costruirsi una più normale carriera di cantautori
raffinati. Annarella e Fatur vengono gentilmente messi alla porta,
essendo il loro spettacolo del tutto obsoleto (se non dannoso) in un
simile contesto. In formazione entrano stabilmente Gianni Maroccolo,
Giorgio Canali, Francesco Magnelli e Ginevra di Marco (cori).
Ko de mondo (Polygram, 1993) delude oltremodo le attese che
questa formazione aveva provocato con la prova precedente.
Le ambizioni artistiche sono frustrate da una povertà di idee
e una pretenziosità di fondo che si manifestano soprattutto
nei testi di Ferretti il quale non riesce a formulare niente di
meglio di qualche tautologia: "Chi c'è c'è, chi non
c'è non c'è" da A tratti. A dare il tono al
disco sono la ballata moderata Del mondo, la danza tzigana
Occidente, il pop elettrico di In viaggio e quello
acustico di Fuochi nella notte, buone prove
cantautoriali, ma che rimangono isolate nella mediocrità
generale.
Linea gotica (Polygram, 1996) ripropone un gruppo affiatato
in grado di amalgamare al meglio i contributi strumentali dei
singoli. La novità è l'assenza quasi totale della
batteria il cui apporto ritmico è surrogato da un'attenta
orchestrazione di ascendenza sinfonica. Dedicato al mito della
Resistenza (in particolare quella italiana della seconda guerra
mondiale e quella bosniaca di Sarajevo) Linea Gotica è un
album lento e sofferto, che dipana la sua
forza evocativa in una serie di episodi di notevole spessore. Il
vertice è sicuramente Cupe vampe, sorta di musica da
camera per cyberpunk, con tanto di violini sgraziati e un testo che
alterna disinvolto un poema lirico a una filastrocca caustica. I
brani senza batteria sono tutti estremamente plumbei. Tra questi
spiccano il dub subsonico di Sogni e sintomi, l'incedere
sospetto di Linea gotica, la lunga estenuante L'ora delle
tentazioni. Dove la batteria è presente si assiste a
cadenzati slo-core memori dei Codeine (Esco,
Blu). Rimarchevoli sono anche la cover di Franco Battiato
E ti vengo a cercare, con uno splendido contrappunto di
feedback stereofonico; e l'irregolare giro di accordi di Irata
che si protrae a lungo in chiusura del disco.
Tabula rasa elettrificata (Polygram, 1997)
è viceversa un album scadente, a tratti inscoltabile, che
cerca di riproporre i climi ruvidi degli esordi, ma si risolve in una
serie di canzoni troppo enfatiche per risultare anche solo
interessanti. I brani che mettono in evidenza le chitarre distorte
(Mimporta 'nasega, Matrilineare) non sono nemmeno
l'ombra del glorioso punk di Ortodossia. Unità di
produzione fa il verso ai
Nine Inch Nails,
riciclando le linee vocali di Cupe vampe. Forma e
sostanza è l'hit del momento, un trip-hop di ascendenza
britannica confezionato a misura per il pubblico di MTV. Il resto del
disco si spartisce tra pomposi mantra orientali (Gobi,
Accade) e noiosi esercizi gratuiti di new age
(Bolormaa, Ongii). Manco a dirlo l'album raggiunge il
primo posto in classifica consacrando i CSI quali padri putativi di
tutti i nuovi gruppi rock italiani.
In realtà, a questo punto, i CSI/CCCP hanno esaurito tutto
quello che avevano da dire e non rimane loro altro da fare che
monetizzare questa carriera encomiabile. In questi anni si
succedono le antologie: la raccolta Enjoy CCCP
(Virgin, 1994), il live unplugged In quiete (Polygram, 1994),
il bootleg ufficiale Live in Pankow. Ferretti e Zamboni si
dedicano inoltre alla loro etichetta discografica, promuovendo una
serie di gruppi (Ustmamo', Est-asia, AFA...) che senza le loro
raccomandazioni sarebbero giustamente rimasti sconosciuti ai piu'.
Con il ritiro di Zamboni a vita privata nel 2001 finisce anche la
storia dei CSI. Sempre nel 2001 Ferretti pubblica un disco solista
che passa quasi inosservato e l'anno successivo si fa coinvolgere in
una sorta di rimpatriata (senza Zamboni) sotto il nome di
Per Grazia Ricevuta, il cui disco omonimo mostra solo la
malavoglia con la quale è stato inciso.
I meriti dei CCCP/CSI sono essenzialmente quelli di aver creato uno
stile in grado di emanciparsi dai canoni stilistici anglo-americani
attraverso una consapevole rielaborazione della tradizione melodica
italiana. L'influenza sui propri conterranei è stata immensa,
anche se in pochi hanno raggiunto il loro livello. Al pari dei film
di Fellini le canzoni dei CCCP/CSI sono lo specchio di una
provincialità in grado di trascendere la propria
condizione per assurgere a un livello universale. Ferretti e
Zamboni vanno inoltre annoverati tra i più importanti autori
del proprio tempo con una manciata di titoli del loro
repertorio (Punk Islam, Emilia Paranoica, Stati di
Agitazione, Madre, Maciste contro tutti,
Occidente, Cupe vampe) da annoverarsi tra i vertici
del rock italiano.
Scheda a cura di
Massimo Spezzaferro
Il disco è qualcosa di totalmente nuovo per i CCCP. C’è una diversa competenza strumentale, non ci sono i sapori di plastica del disco precedente, la violenza e rudezza dei primi dischi sembra essersi si stemperata ma anche compattata in un suono meno selvaggio e straziato ma austero e solido, la qualità del suono è decisamente migliorata. Con questo disco nasce una entità nuova, è l’ultimo disco dei CCCP ma in realtà è il primo disco di un gruppo nuovo. Fanno capolino le fisarmoniche e , i testi si sbilanciano definitivamente verso il misticismo, le chitarre di Zamboni si addolciscono e per la voglia di distorsione deve fare il suo ingresso nella band Giorgio Canali. Ci sono alcune cose fra le più affascinanti suonate dal gruppo: "Depressione Caspica" con le sue chitarre amplissime e taglienti che potrbbe sembrare una "Io sto bene" suonata a velocità dimezzata, "Amandoti" ¾ liscio popolare con la voce narrante e terribile di Ferretti, "Campestre" improbabile ballata bucolica, l’infinita cavalcata di "Maciste contro tutti" ed il canone "Annarella" come testamento del gruppo "lasciami qui lasciami stare lasciami così, non dire una parola che non sia d’amore"… che sentita dal più devastante e devastato gruppo punk italiano sinceramente commuove. Così nel 1990 il gruppo a cui chiunque oggi suoni in Italia deve almeno un piccolo grazie chiude la sua esistenza. Quello che resta sono sicuramente le parole di Ferretti con la consapevolezza di non essere per sempre legati alla dimensione cantautorale per esprimere in italiano qualcosa che vada oltre la banalità, ed un suono semplice ma dannatamente efficace che fa della sua povertà la sua maggiore dote mostrando nude le personalità fortissime di quelli che lo hanno creato. Ci sarà una lunga pausa, poi gli stessi attori di questo ultimo disco si reincontreranno e ripartiranno insieme con il progetto C.S.I. ma è questa è un’altra storia.
C.S.I. "Tabula rasa elettrificata" (1997 Poligram Italia)
I C.S.I (ex C.CC.P.) sono uno dei gruppi rock italiani piu` importanti
di sempre.E "Tabula rasa elettrificata" e` uno dei loro capolavori,insieme a
"Ca' Mondo",con cui ridefiniscono i confini del rock nostrano e non;forse il
loro apice creativo,dopo una carriera lunga vent'anni.Basterebbe solo "Forma
e sostanza" a farne un classico:una piccola "Smell like teen spirits",in cui
il basso di Gianni Maroccolo e` sempre in evidenza,grazie ad un riff rombante
e coinvolgente.Maroccolo e` ancora protagonista nel lungo finale psichedelico
di "Ongii",insieme alla chitarra di Giorgio Canali:i due creano un delicato
tappeto sonoro,un viaggio in cui riecheggiano sapori orientali,quasi
mistici.L'album e` impreziosito inoltre dalla voce di Ginevra Di Marco,che
aggiunge phatos alle canzoni.I testi di Giovanni Lindo Ferretti sono
visionari e poetici piu` che mai.Un'ultima menzione per le tastiere di
Francesco Magnelli,che contribuiscono a creare l'atmosfera adeguata in ogni
pezzo."Forma e sostanza" e` l'album dei C.S.I. che ha avuto maggior successo
commerciale:un'eccezione nel mare di medicrita` della musica italiana.Voto
8/10.
Luca Di Meco
C.S.I.: Linea Gotica
Uscito durante il periodo della guerra nei balcani, il disco apre con una
aperto riferimento a quegli avvenimenti. "Cupe Vampe" e' una maestosa
composizione, emozionante ed elettrica dove tutto e' propedeutico a
sollevare un pathos, un'ira viscerale e vulcanica. Ma laddove questo primo
brano insorge ed infiamma, il resto del disco galleggia in un limbo
emozionale sottile e piatto, increspato qua e la' da brevi sfoghi di
orgoglio. Cosi' in "Sogni e Sintomi", dove e' un basso cardiopatico a
reggere tutta la struttura, o nella cover di Battiato "E ti vengo a
cercare", sommessa e delicata. Il titolo del disco puo' trarre in inganno:
come l'architettura gotica qui la musica dei C.S.I. e' protesa verso l'alto,
ma la contrario di essa non e' vistosa ed elaborata, bensi' rinchiusa in se'
stessa, minimale e illusa di poter toccare corde intestine con pochi
accennati accordi azzecati, con partiture che hanno piu' della monotonia che
non del talento espresso nel primo disco. Emoziona solo se siamo noi ad
autoconvincerci e a permetterglielo, come nella tediosa "Esco" e nella
ostentata sofisticita' di "Millenni", in realta' totale mancanza di idee.
Fortunatamente si intravedono ancora sprazzi di idee convincenti come in
"Blu": dove gli strumenti cercano di agitarsi riescono a convincere,
altrimenti si afflosciano su loro stessi senza il minimo orgoglio. Gotico
disco nel senso evocativo della parola semmai: monasteri di clausura, musica
di confine tra sacro ed eresia, immensi spazi immobili privi di rotte di
comunicazione, senso di asfissia contrastato solo da una febbricitante
fantasia: si viaggia con la mente ("Linea Gotica") e si attendono nove
minuti per qualche emozione ("L'ora delle tentazioni") che fatica a venire.
Il gruppo annaspa cosi' verso la fine del disco perdendosi in re-iterati
cori e moscie distorsioni ("Io e Tancredi") fino a tuffarsi nell'ultima
"Irata", che dovrebbe risollevare un po' il morale del disco ma in realta'
ne acuisce il senso di deprimente trascuratezza e monotonia: un disco di
riempitivi che potra' pure piacere ai fans, sempre alla ricerca del lumicino
nel buio totale, ma che si salva solo grazie alla, quella si', stupenda
prima canzone e a pochissimo altro
Voto: 5.5
Fabio Tonti
C.S.I.: Ko' de Mondo
I C.S.I. (Consorzio Suonatori Indipendenti) sono la creatura di Giovanni
Lindo Ferretti, ex-leader dei C.C.C.P., band che col loro punk irriverente e
politicizzato imperverso' nei tardi anni '70. Accompagnato da straordinari
musicisti ininzia un percorso di sperimentazione sonora e poetica forse
unica nel suo genere in Italia, fondendo stili e sonorita' provenienti da
vari continenti e proponendo un alchimia sofisticata e raffinata. Il loro
primo disco e' la ricerca di una direzione compiuta in questo marasma di
idee e cosi' si agita tra varie tendenze e continui ammiccamenti. Si inizia
con "A tratti", mantra ossessivo scosso da una batteria mon•tona e immerso
in una atmosfera psichedelcia creata dalle chitarre in sottofondo, mentre le
voce quasi monot•na di Giovanni Lindo si libra e viene a diventare un
ulteriore strumento del complesso. Altra cosa la seguente "Palpitazione
tenue", funk disidratato e scarnificato mentre a conti fatti il il singolo
"Del mondo" appare forse come il pezzo piu' lineare, con Giovanni che
accenna finalmente un tentativo di canto, rispetto all tonsilla quasi
monocorde sfoggiata in tutto il disco. Influocano le chitarre in "Home Sweet
Home" e in "Celluloide" (sempre con grande compostezza e calibrazione), ma
lo spettro di stili che sperimentano e' davvero ampio: dai dolci e millenari
paesaggi asiatici di "Intimisto" alla tradizione popolar-mediterranea di
"Occidente", fino alla onirica e eterea "Memoria di una testa tagliata",
dove si ritrova l'utilizzo di due voci parallele ma a toni diverse. A
svegliarci dalla sensazione di stasi e dormiveglia che quest'ultima provoca
arriva la elettrica "Finistere", incendio gotico che anticipa le sonorita'
del seguente disco. La costante in tutti i brani e' la catarsi: la ricerca
di una purificazione e di una liberazione attraverso la poesia dei testi e
degli strumenti che si impongono per perfezione e ricercatezza sonora, come
fantasia calibrata da dura e dogmatica scuola e dai forti richiami orientali
(balcani e asia soprattutto). Merita una parola di rigurado la voce del
cantante, certamente abbastanza "statica" ma unica, potente e preponderante,
si fonde con la musica, la guida creando un effetto tipo "ohm" che tutto
avvolge ed esalte.
I C.S.I. sono un riuscitissimo esperimento che puo' essere riassunto in una
sola parola: talento.
Voto: 7
Fabio Tonti
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