Chumbawamba
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Pictures Of Starving Children Sell Records, 6/10
Never Mind The Ballots, 6/10
English Rebel Songs, 4/10
Slap , 6/10
Shhh, 7/10
Anarchy , 5/10
Swinging With Raymond , 5/10
Tubthumper, 7/10
What You See Is What You Get , 5/10
Readymades , 5/10
A Singsong and a Scrap (2005), 4/10
The Boy Bands Have Won (2008), 4/10
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If English is your first language and you could translate my old Italian text, please contact me. I Chumbawamba nacquero nella cittadina industriale di Leeds, che era gia` stata scossa da illustri precedenti musical-politici (Gang Of Four, Mekons). Alice Nutter e Dambert Nobacon erano tipici dissindenti dell'era conservatrice di Margaret Thatcher. Attorno a loro si formo` una comune anarchico-musicale, che oscillava fra le otto e le quindici unita`. Le musiche del complesso non erano altro che una delle forme di agit-prop.

Gli esordi furono all'insegna di un sarcasmo da musichall, con le cassette Be Happy Despite It All e Another Four Years Of The Same Old Shit (riferito al governo Thatcher, non alla musica ivi contenuta), il singolo Revolution/ Liberation, l'EP We Are The World. parodia della manifestazione di solidarieta`.

Pictures Of Starving Children Sell Records (Agit-Prop, 1986) e Never Mind The Ballots (Agit-Prop, 1987), vivono di questo atteggiamento sacrilego. Il loro programma di rock militante, si traduce in un caotico accumulo di generi, in sarabande dissolute le cui uniche costanti sono le armonie a molte voci e il piglio satirico. Piu` bravi in fatto di retorica che di musica, i Chumbawamba sono di fatto figli del glorioso musichall britannico e i loro dischi sono figli tutto sommato delle operette rock di dieci anni prima, anche se con l'ambizione di fare del cabaret politico alla Brecht o del folkrock satirico alla Fugs.

La stagione dell'agit-prop selvaggio si concluse con una raccolta di canzoni folk, English Rebel Songs (Agit-Prop, 1988),

Slap (Agit-Prop, 1990) compi` invece un enorme balzo di qualita`: il gruppo si aggiorno` ai tempi, assimilando la musica da ballo moderna (funk, hip-hop e reggae). L'ennesimo proclama, I Never Gave Up, enunciato da armonie vocali femminili in un girotondo di fiati al galoppo, e l'ennesimo sketch da musichall, Cartouble (forse anche il migliore della loro carriera, rievocazione impeccabile dell'era del ragtime, con tanto di pianoforte saltellante, contrappunto petulante di tromba e tuba, frase minacciosa di contrabbasso) hanno un sound composito e fluido.
I Chumbawamba sono diventati anzi dei certosini "produttori" del proprio suono: That's How Grateful We Are ha qualcosa della demenzialita` dei primi Talking Heads (la dizione fuori misura, le progressioni ritmiche da nevrosi acuta) e un assolo esilarante di fisarmonica. Le fanfare funky della title-track e di Ulrike sono pero` composizioni ripetitive, che perdono presto l'attenzione dell'ascoltatore, riacquistandola soltanto grazie a sampling del tutto estranei al contesto. Gli spunti di Tienanmen Square (il tema sincopato di pianoforte che lo apre, l'andamento da danza di massa, il chiasso di clacson dell'intermezzo) vengono annacquati in contesti anche troppo didascalici. Il disco cancella in parte l'impressione di Public Enemy di provincia, imbevuti di confuse velleita` populiste. I Chumbawamba compongono puzzle sonori che, se non altro, sfidano le convenzioni armoniche della musica da ballo.

Shhh (Agit Prop, 1992) trasforma di colpo un discorso che era sempre stato poco musicale in un attento studio di forme musicali. Del branco di ruspanti anarchici di un tempo e` rimasta traccia soltanto nel country-valzer alla Mekons di Nothing That's New e nella filastrocca marziale di Stitch That. I loro arrangiamenti fanno leva sulle armonie vocali, reminescenti dei B52's e dei Devo, ma anche delle canzonacce vernacolari, e sui contrasti piu` oltraggiosi: le schitarrate hard-rock e il ritmo da disco-music in Shhh, il leggero ritmo funky e il campionamento di folla in Big Mouth Strikes Again, il ritornello strillato alla X e il violento boogie sudista in Sometimes Plunder. Proprio dove i contrasti sono piu` aspri, si aprono spazi per quelle discontinuita` e mutazioni irrazionali che diventano sempre piu` il loro forte.
Come in tutti i fenomeni agit-prop, la parte vocale prevale. E` la "canzone" a guidare la dinamica della partitura, anche se poi la partitura puo` permettersi qualsiasi licenza poetica. Behaved, canticchiata su una figura di pianoforte Snip Snip Snip, recitata freneticamente su un ritmo da vaudeville, puntano tutto sulle bizzarrie vocali. Vertici della loro epica comicita` e` Look No Strings, sorta di inno gospel per pianoforte, arpa e battimano che lascia presagire dove i Chumbawamba sono davvero imbattibili.
Sul disco pesano ancora le loro pose scontate e tediose (compresa la favola che il disco sarebbe l'aborto di un disco bloccato dalla censura, etc etc: non sono soltanto le fotografie dei bambini affamati che fanno vendere dischi), ma si tratta indubbiamente di un'opera intensamente musicale.

Mettendo a punto quella formula, i singoli Enough Is Enough e Timebomb fanno dei Chumbawamba un nome sempre piu` popolare.

Shhhlap (Mutt, 2003) collects the two albums.

Anarchy (One Little Indian, 1994) e la seconda parte di Swinging With Raymond (One Little Indian, 1995), la prima parte essendo soltanto ballate tradizionali, continuano il progressivo avvicinamento alle masse con un sound ancor piu` accessibile e tematiche di attualita` non troppo scottanti. Le fondamenta delle loro canzoni sono le tecniche di collage e le violente fratture ritmiche dell'hip-hop.

Quando il collettivo anarchico decide di scendere fra i comuni mortali della musica da ballo, scodella il miglior album della sua carriera: Tubthumper (Republic, 1997). Il singolo Tubthumping e` destinato a diventare un classico da party, grazie non solo a un ritornello irresistibile e una cadenza trascinante, ma anche a una struttura a intrico di tre temi: un gorgheggio celestiale della cantante, un rap sarcastico del cantante e un coro goliardo che incalza a tutta voce, il tutto infiocchettato di assoli di tromba e ritmi marziali.
Il resto del disco e` nettamente inferiore, ma non mancano sketch godibili e intelligenti, merito di due istrioni del calibro di Lou Watts e Dambert Nobacon, della tromba onnipresente di Jude Abbott, delle tastiere funamboliche di Neil Ferguson (che controlla anche le chitarre), del contralto camaleontico di Alice Nutter.
Lo stordente disco-punk di Amnesia sfoggia una fanfara caraibica di tromba, uno scorticante riff di chitarra "industriale" mandato in loop, un pulsante ritmo techno, un canto in falsetto di Nutter nello stile della disco-music e bollicine elettroniche alla Moroder. Il rap ironico di Tubthumping dilaga in Drip Drip Drip, interrotto dalla fanfara di tromba e da un coro in falsetto quasi doo-wop. Il trip-hop atmosferico di The Good Ship Lifestyle a ritmo di "drum and bass" viene sfregiato da un'impennata heavy-metal di Ferguson e da un coro politico. Outsider imita i siluri techno, puntellata da figure solenni di pianoforte e da fiondate di chitarra. Il tributo alle discoteche e` completato dalla novelty demenziale di Scapegoat (che costituisce anche uno dei vertici politici del disco).
I capovolgimenti di fronte sono spesso spettacolari. Mary Mary e` un ciclo di due brani, intervallati da un coro paradisiaco: il primo usa un break di techno e una tromba da Far West come sfondo per una recitazione di Nutter alla Romeo Void (quelli di Never Say Never), il secondo e` un forte coro maschile accompagnato da una fanfara gloriosa di tromba. L'arte di campionamento e mosaico di One By One sposa Deep Forest, Enigma e Enya: la canzone si apre con un organo e un coro da chiesa, poi si apre in un inno di stile rinascimentale e si adagia in un funereo motivo di tromba.
Sono splendidi quadretti comici, traboccanti di citazioni e riferimenti, arrangiati in maniera sapiente, che si affidano quasi sempre a questo alternarsi di "voci" e di temi. Il loro humour si e` fatto elegante e sofisticato. Le liriche sono ancora impegnate e taglienti, ma il tono non e` certo quello dei capipopolo, semmai quello dei guitti di periferia. Questo e` rock didascalico e agit-prop d'alta classe.

L'arte di mescolare politica e musica e` una delle piu` difficili. Non stupisce pertanto che a distanza di pochi anni i dischi dei Chumbawamba suonino gia' antiquati e un po' patetici, parate di cliche' sia musicali sia politici. La vera musica politica (da Dylan ai Dead Kennedys) non ha mai avuto bisogno di articolare un comizio: la musica "era" la politica. Nei Chumbawamba si cerca di trasformare la politica in musica, ma la politica non e` purtroppo un fatto molto musicale di per se'.

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Chumbawamba's pop phase reached its nadir with What You See Is What You Get (Republic, 2000), aka WYSIWYG, a 22-song tour de force of uninspired childish satires; and the hypocrisy of their previous records and populist slogans is now manifest. Jesus In Vegas, Dumbing Down, I'm Coming Out mix funny lyircs and catchy melodies and will certainly entertain wealthy college kids around the world. She's Got All The Friends could be the latest dumb hit from a dumb Brit-pop band. Mostly, the anarchists pay tribute to genres of the past (easy-listening, ska, girl-group, Merseybeat, doo-wop, country) with the musicological depth of an "American graffiti" soundtrack.

Readymades (Republic, 2002), apparently their easiest album, is actually not that easy at all. Apparently, they simply produced a childish hodgepodge of ambient house, techno and synth-pop, sprinkling the proceedings with samples from their favorite folk singers. In reality, the band still finds room for its nonsense folk-rock (Song for Len Shackeleton) and its agit-prop anthems (Don't Pass Go, enhanced with hip-hop breakbeats). Even the dance tracks (After Shelley, If It Is To Be It Is Up To Me, Jacob's Ladder) and the grand pop tunes (Home With Me, Don't Try This At Home) are not as trivial as they sound.

A Singsong and a Scrap (Edel, 2005) marked a return to their folk roots, albeit a rather shallow one; and The Boy Bands Have Won (2008) marked a return to their sociopolitical roots, with 25 brief songs that are saved from obsolete obnoxiousness only by their brevity.

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