I Cornershop sono un quartetto multirazziale dell'hinterland industriale
britannico, capitanato
dall'anglo-indiano Tjinder "Talvin" Singh (cresciuto a Birmingham),
che impiega anche strumenti etnici.
Gli EP del 1993, In The Days Of Ford Cortina (Wiiija), con canzoni
eterodosse ed eterogenee come Waterlogged e Kawasaki,
e Lock Stock And Double Barrell (Wiiija), con l'orecchiabile
England's Dreaming e il raga psichedelico di Trip Easy,
sono lavori complessi e sperimentali.
Gli EP
verranno poi raccolti sul minialbum Elvis Sex Change (Wiiija, 1993).
Il primo album, Hold On It Hurts (Wiiija, 1994), con
i due singoli Readers` Wives e
Born Disco Died Heavy Metal,
e il balletto punjabi di Counteraction,
li propose in una veste piu` demenziale che etnologica.
Le liriche fortemente politicizzate sono sorrette da uno stile aggressivo
ed eclettico che ricorda i Chumbawamba senza
gli atteggiamenti hippie e punk.
Woman's Gotta Have It (WB, 1995) e` un disco piu` indiano che inglese,
e piu` elegante che demenziale. Le canzoni si distendono in strutture
armoniche piu` lunghe e rilassate. L'agit-prop del disco precedente e`
diluito in un'atmosfera esotica e fiabesca.
Aperto e chiuso dalla lunga baraonda di campionamenti, sbuffi di
sintetizzatore, litanie arabiche e battiti techno di Jullandar Shere,
il disco prova quella formula un altro paio di volte, con la
chitarra rock in primo piano Jansimram King e in fedele stile
indiano My Dancing Days Are Gone, a testimoniare che Singh ha trovato
la sua vocazione, anche se deve ancora metterla a fuoco.
Looking For A Way In (otto minuti) invoca cosi` il raga-boogie dei
Velvet Underground, benche' infarcito di infinite cacofonie, per allestire
un'ipnosi transculturale; e Wog verra` remixato su EP per diventare una
lunga trance etno-elettronica.
Il resto del disco e` un po' confuso e dispersivo.
Hong Kong Book Of Kung Fu, un blues-rock alla Rolling Stones,
sembra suonato da un complesso diverso da quello che campiona canti rurali
indiani per comporre il mosaico percussivo di Camp Orange.
Gli esperimenti stanno diventando un po' stucchevoli, ma ogni tanto Singh
indovina la melodia e l'arrangiamento che fanno gridare al miracolo.
When I Was Born For The 7th Time (Wiiija, 1997 - Luaka Bop/Warner, 1997)
mette a frutto quel melange stilistico in un formato piu` commerciale.
Eliminate le cacofonie, reso professionale il sound, mimetizzate le radici
indiane, esaltate le melodie e introdotti i circuiti elettronici, quel che
rimane sono canzonette disinvolte come il singolo di successo
Brimful Of Asha (sorprendentemente cadenzato alla Velvet Underground) o
We're In Your Corner (una briosa tarantella indiana).
Sleep On The Left Side, per rap, sitar, batteria, tamburello,
loop di harmonium e basso dub.
Il grosso del disco e` ballabile ed elettronico, trasudante di ritmi da trance
e di produzioni alla moda. Funky Days Are Back Again e
Road Back Country (una ballata country!)
sono brani cromatici e mimetici, costruiti su armonie viscide che
sgusciano dai generi senza lasciar traccia.
Gli strumentali Butter The Soul e It's Indian Tobacco
sono completamente artificiali, collage di eventi sonori distesi su una
gradevole base ritmica. In altre parole: riempitivi di lusso.
D'altronde il disco nel suo insieme e` un riempitivo di lusso nella carriera
di Singh.
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