Cristina Dona`
is a singer-songwriter from Italy who established her
reputation with the aggressive, punkish roots-rock ballads of
Tregua (Mescal, 1997). Without sacrificing the verse of her debut,
Nido (1999) refined the concept. Dona` came through as a
romantic version of
P.J. Harvey and
Liz Phair, not so wild and possibly more
pessimistic, but also a lot more interested in the sonic aspect of her
stories.
That attention to detail led to the sleek (and subtly electronic) production of
Dove Sei Tu (2003).
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(Translation by/ Tradotto da Daniele Resta)
Cristinà Donà è una cantautrice italiana che ha costruito la propria
reputazione con le grintose ballate punk roots-rock dell’album Tregua (Mescal, 1997). Senza
sacrificare i versi dell’album d’esordio, Nido
(1999) ha rifinito il concetto. La Donà si è imposta come la versione romantica
di PJ Harvey e Liz Phair, meno turbolenta e forse più pessimista, ma allo
stesso tempo molto più attenta all’aspetto sonoro delle sue composizioni.
Un’attenzione ai dettagli che l’ha portata alla produzione elegante (e sottilmente
elettronica) di Dove sei tu (2003).
Cristina Dona`: Tregua (Mescal, 1997)
Cantautrice forse unica nel suo genere in Italia, Cristina Donà debutta nel
'97 con "Tregua". A prima vista lo stile pare essere quello di una P.J.
Harvey sotto pesante effetto di camomilla ma in realta' tra le due vi sono
sostanziali differenze, soprattutto sulla modialita' di interpretazione:
mentre Polly Jean concepisce la musica come sfogo, Cristina e' molto piu'
vicina ad uno stile cantautoriale, sebbene gli accompagnamenti siano molto
meno "canonici" per quel genere (almeno in Italia). Le musiche sono una
miscela di rock quasi da classifica, sospeso tra gli anni 70 ed i primi 90
(avete presente Grant Lee Buffalo?), leggero e sentimentale ma straniato
quel tanto che basta a dargli un tocco di particolarita', sopra il quale la
voce di Cristina si libra con maestria, spessore e carattere, dando prova di
un buon "tocco" vocale. Ma non e' tutto qui: "Stelle Buone" per esempio e'
costruita su una ballata alla Calexico, "Labirinto" si proietta in
un'atmosfera allo stesso tempo onirica e noir, mentre "Le solite cose" si
colloca in oriente grazie ad un violino arabeggiante ed alle lente
percussioni ipnotiche. La voce della cantante e' dolcissima e suadente,
calda come poche ed ha quel tocco tutto femminile al tempo stesso leggero e
profondo, un po' sbarazzino ma in realta' intenso e sentito come in "Piccola
faccia", ed ha il notevole pregio di non dilungarsi troppo: al contrario le
canzoni sono essenziali, senza inutili prolungamenti e reiterazioni. "Senza
disturbare" inizia come un lento blues dimesso e oscuro per finire con un
assolo alla Jimmi Page, mentre "Ogni sera" mostra gli artigli proponendo un
robusto rock, che pero' non colpisce piu' di tanto.
Tirando le somme penso che, fermo restando il giudizio tecnico discreto, si
possa fare decisamente di piu'. E' comunque un ottimo disco se volete fare
colpo su una ragazza.
5/10. Fabio Tonti
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