Eat Static
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Prepare Your Spirit, 6/10
Abduction, 6.5/10
Implant, 7/10
Epsylon, 6.5/10
Science Of The Gods, 7/10
Crash And Burn , 6/10
In The Nude , 6/10
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Gli Eat Static (il batterista Merv Pepler e il tastierista Joie Hinton degli Ozric Tentacles) sono protagonisti di una musica da ballo felicemente emancipata dagli stereotipi degli anni '90. Il loro e` techno, ma non ha nulla della glaciale alienazione del genere. Il loro e` hip-hop, ma non ha lo spirito arrabbiato di strada. Cio` che rende diversa la loro musica, e` da un lato l'ebbrieta` quasi infantile e dall'altro gli scenari da ciberspazi alieni, due aspetti che, messi assieme, rimandano alla follia hippie dei Gong.

Nel 1991 il gruppo esordi` con due singoli (Inanna/ Medicine Wheel, Monkey Man/ Habi Beep), seguiti dall'EP Alien (1993), con Almost Human, The Fourth Dimension, Pupae and Mother Planet, e una cassetta riedita anni dopo su un doppio CD, Prepare Your Spirit (Mesmobeat, 2001). The Alien EPs (Mesmobeat, 2000) compiles the first three singles, while the album Alien Artifacts (2005) is a terrible compilation of "rarities".

L'album Abduction (Planet Dog, 1993) e l'EP Lost In Time furono le prime prove mature. Il metodo di Abduction consiste in una locomotiva sfrenata e policroma di suoni in rapido movimento, con richiami alla fantascienza "kraftwerkiana" (Prana, Kinetic Flow, Xenomorph, soprattutto Splitting World) e ai tribalismi esotici (Gulf Breeze, Kalika, soprattutto Forgotten Rites).

Implant (Planet Dog, 1995) riprende da li`, con la stessa effervescente frenesia e lo stesso spirito goliardico. Survivors e` emblematica di quel flusso elegante di poliritmi incalzanti crivellato di pernacchie elettroniche, e` emblematica cioe` del modo in cui possono coesistere la piu` pedante tecnologia da ballo e la novelty piu` birichina. La title-track scatena una cadenza da cardiopalmo con piglio da cabaret di androidi e una sequenza che sembra campionare uno stacchetto funky di chitarra. Abnormal Interference perde qualcosa di quella verve ottimista per indagare con sussiego para-scientifico nelle maglie del folk mediorientale. Panspermia trascende il genere e forse lo sublima disegnando una traiettoria onirica e cosmica di piccoli rumori a ritmo meccanico. Il momento di riflessione prosegue con l'atmosfera un po' piu` dub e new age di Area 51. Poi il galoppo riprende con rinnovata lena e indomito umorismo in Cydonia. Otto brani strumentali per un totale rinnovamente del genere.
L'esuberanza ritmica si accoppia a una visione ottimista del mondo, ribaltando quella che era stata la premessa storica del techno. Il lavoro sui timbri elettronici (che sembrano antiquati al cospetto dei macchinari ciclopici della concorrenza) e` in realta` perfettamente in linea con questa ideologia positiva. Il techno di Eat Static e` molto umano, molto poco meccanico.

Epsylon (Planet Dog, 1995) alza la posta del loro techno comico/cosmico con un'arte di certosini campionamenti transglobali, che da` luogo tanto al drum'n'bass mediorientale di Dionysiac quanto all'house caraibica di Peeow I dieci minuti di Undulattice (con le voci mediorientali rifratte e deformate e accenni di danza persiana) e l'irresistibile cadenza di Gulf Breeze (con le voci appena schizzate dentro le geometriche progressioni delle drum-machine) dimostrano piu` che altro un'eleganza sempre piu` barocca. L'intuizione non viene pero` sfruttata a fondo, e alla fine l'album passa gran parte del tempo semplicemente a battere il tempo. I nove minuti di Epsylon si aprono fra sibili di oggetti siderali, ma poi si perdono dentro la pulsazione incalzante dei sequencer. Meglio allora il funk allucinato di Lost In Time, proiettato su orbite sempre piu` alte da travolgenti poliritmi.

Il singolo Hybrid si attiene a quello standard professionale e un po' frigido.

Science Of The Gods (Planet Dog, 1997) insiste in quella direzione. Gli Eat Static sono diventati adulti e non scherzano piu` con la loro musica. I brani si sono ulteriormente allungati (molti sui dieci minuti) e le armonie sfavillano di ritrovati tecnologici. La title-track, uno dei loro capolavori, consta di quattro movimenti, ciascuno dei quali sfuma nel successivo: un canonico "drum and bass", un tribalismo africano, un comico, sincopato balletto per robot, e una sfrenata danza brasiliana. Questa volta la fusione con il folk etnico non e` verticale, a strati, ma orizzontale, per metamorfosi.
Le idee sono meno fluide nella successiva Interceptor, che si attiene a un "drum and bass" piu` convenzionale, cospargendola di effetti sonori. Kryll indovina un battito trascinante e lo deforma senza pieta`. Spawn raddoppia la frequenza e ritorna a vertici assoluti di dinamismo. Dopo un paio di brani un po' troppo cerebrali, l'indiavolata pulsione primordiale di Contact rappacifica il gruppo con le discoteche piu` hardcore. L'estenuante Hangar che chiude il disco e` invece emblematica delle velleita` sperimentali del duo: un pastiche dadaista di sonorita` eccentriche che pero` non riescono a coagulare in una suite elettronica, fantasia melodica o altro.

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Crash And Burn (Mesmobeat, 2000 - CyberOctave, 2001) expands their style quite a bit, first by introducing more live instrumentation and secondly by enlisting Tangerine Dream's Steve Jolliffe and Propellerheads' Will White to fine-tune the sound.
Eat Static's creative laboratory vivisects hip-hop (Dervish Funk, with swirling electronics and pounding polyrhythms), jazz (Nocturnal Umbra, grafted onto a techno locomotive), salsa (Love Truncheon) and funk (Elixir, populated by alien electronic noises before exploding in the fastest disco orgy of the album). Holy War borrows the percussions and the procession-like pace from middle-eastern folk and soars in in a majestic/symphonic crescendo, a close relative of Transglobal Underground's transglobal dance.
Despite so many experiments, the album still bears the mark of their genius: a enthusiastic, swirling, luxuriant, iconoclastic (and sometimes goofy) merry-go-round of lengthy and unpredictable dance tracks.
Crash And Burn, on the other hand, spins a groove that is a descendant of Love Of Life Orchestra's cheesy disco. Another standout is the surf novelty Mondo A Go-Go, parodying tv themes via cheesy organ, lush strings and frenetic drum-machines. The stylistic variety and the production overkill are not always a blessing. In fact, the silliest tracks turn out to be the most durable.

In The Nude (Mesmobeat, 2001) is another colossus (74-minute) from the duo (actually, more like a quartet now) that has perhaps the most consistent output of all British bands. Crash's new direction has become permanent: the recurring themes are jazz (Salon Hitty) and funk (Temponaut). The crucial tracks are the ones that mix psychedelia, funk and jazz, in particular Our Man In Nirvana. The Relatively Short In The Nude is mostly ambient, and a couple of pieces continue the exploration of surreal atmospheres (Byronic, Moonbeat), but, again, this is mainly an album of funk and jazz applied to dance music. Their techno locomotives (Epidemic, Monstro) suddenly sound tired and repetitive.

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