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Gli Eric's Trip sono stati un gruppo fondamentale nel rinnovamento della
scena canadese degli anni '90 e sono stati anche una fucina di talenti.
Il loro stile, melodico ma "rumoroso", si allinea a quello del noise-rock
americano di quegli anni.
Provenienti dallo stato canadese del New Brunswick, annoveravano
Julie Doiron (bassista) e Rick White (cantante) ed esordirono,
con un paio di registrazioni casalinghe.
L'EP
omonimo (Nim, 1992) scodelo` le prime gemme di powerpop distorto
(Belong, Red Haired Girl e soprattutto Mirror).
Sul secondo EP Peter (Murder) svettano le melodie ancor piu`
oniriche di Deeper, Tangles e soprattutto Listen e
Need. La qualita` rimane amatoriale anche nel terzo EP,
Songs About Chris (SubPop), con Hurt e qualche ripetizione,
tanto da far parlare di Dinosaur Jr e Sebadoh.
La progressione verso la maturita` culmina nell'album
Love Tara (Subpop, 1993), che conferma la propensione per la ballata melodica, debitamente
deformata dalle chitarre, ma rivela anche una forte influenza delle nenie
allucinate di Lou Reed. E` un disco in cui capita di tutto: si rifa` il verso
timidamente a Neil Young in Behind The Garage, si cantilena un salmo
fatato alla Nico come Secret For Julie, si imita il "roots-rock"
grottesco dei Violent Femmes in Spring. Non tutto e` dolce e tenero,
anzi l'esuberante powerpop di Anytime You Want e il boogie arroventato
di Follow li pongono all'estremo piu` rumoroso.
All'altro capo del loro universo artistico c'e` invece il folk minimale di
June e To Know Them, minuscole ed esilissime, ma con forse gli
arrangiamenti piu` sperimentali, fino al limite del puro bisbiglio in
Stove, culmine della loro musica dimessa e domestica, arrangiata in modo
spartano e primitivo, ma sempre orecchiabile e condita con qualche "rumore" di
sottofondo. In tutti i casi, in entrambi gli estremi (troppo cauto e troppo
rumoroso), gli Eric's Trip non abbandonano mai la melodia, che rimane la
struttura portante, prima ancora di tutte le trovate di arrangiamento.
Gli Eric's Trip hanno trovato un modo tutto schizofrenico di esprimere l'ansia
del loro tempo, capaci di passare con disinvoltura da un eccesso di violenza
brada come Blinded a una tenera ballata acustica come
Allergic To Love. Nessun brano e` di troppo, nessuno e` banale,
nessuno si ripete.
Si tratta di una delle prove piu` mature, coraggiose e sensibili dell'anno,
fuori da tutte le correnti come spesso soltanto i Canadesi piu` isolati lo sanno
essere.
Il felice momento del gruppo viene confermato nel 1994 dal singolo
Warm Girl.
La loro statura viene invece ridotta dal successivo Forever Again (Subpop, 1994),
che, a parte un altro boogie leggero alla Lou Reed, Girlfriend, qualche
felice ritornello anni '60 (Always There) e due/tre folk demenziali
alla Violent Femmes (Cloudy, Hate Song), non annovera numeri di
grido. Una cosa e` il primitivismo, una cosa e` l'incompiuto, il
frammentario, lo sfocato.
Purple Blue (SubPop, 1996) recupera parte del terreno perduto, grazie a
una lunga Introduction di folk psichedelico e a un approccio atmosferico
che rende superflua la canzone.
Le progressioni marziali di Hourly e il pow-wow sincopato di Beach
trasformano l'arrangiamento in un'astrazione puramente ritmica. Su un fronte
piu` tradizionale,
il thrash di Eyes Shut e il boogie ringhiante di Spaceship Opening
danno piu` nerbo e consistenza alle loro fragili armonie.
Now A Friend e Sun Coming Up sono gli unici ponti con il
powerpop del passato.
Nell'umore distrattamente lisergico del disco sembrano pero` appunti
ancor piu` approssimativi e disordinati.
Long Day's Ride Till Tomorrow (Sappy, 1997) e` un'antologia della
carriera.
Dopo lo scioglimento del gruppo, Rick White ha formato gli
Elevator To Hell mentre Julie Doiron ha avviato una carriera solista.
Julie Doiron esordisce con Broken Girl (Sappy, 1996) nei panni di un
ibrido fra Joni Mitchell e Nick Drake che si accompagna soltanto con la chitarra
acustica.
Loneliest In The Morning (SubPop, 1997) e` un
altro disco molto personale di Doiron, sempre nel ruolo di una chansonnier
del "lo-fi". Ciascuna canzone e`
una conversazione privata che esplora una parte della sua vita quotidiana.
Per quanto ispirino rispetto, confessioni in punta di piedi come Sorry e
Le Soleil non ha pero` molto di musicale.
L'EP Will You Still Love Me? (Jagjaguwar) appende altre cinque lullabies.
Gli fara` seguito The Wooden Stars (Tree, 1999), che, nonostante
l'aiuto del complesso canadese dello stesso nome, sembra un tentativo mal
riuscito di fare del post-rock (Gone Gone).
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Rick White (guitar, vocals and keyboards) and Mark Gaudet (drums) formed a
new trio, the Elevator To Hell, that immediately released two lunatic EPs,
Part One And Two (1994) and Part Three (1996), later collected
on a CD as Parts 1-3 (Subpop, 1996), and a single,
Forward To Snow (Sappy, 1995), recorded live in a snowstorm.
The three EPs may well be the masterpiece of the entire lo-fi pop movement.
Part One showcases a strong sense of melody cast in different settings:
the colloquial Roger And The Hair, the
roaring synth-pop of Why I Didn't Like August 93, the
languid Soft Cell-ian shuffle Everything Made More Sense, the
raunchy country-rock of Three More Weeks, the
burning Velvet Underground-ian boogie Made For You and especially the
sinister Plantation blues Nick Drake-ian melody Rather Be, a masterpiece
of atmosphere and subliminal rhythm.
Part Two features a few more gems in that "light" mood
(the romantic folk-rock a` la Simon & Garfunkel of Morning Clouds, the
catchy power-pop of My Head) but truly excels at a more personal kind
of songs, best exemplified by the
quiet philosophical dirges Elevator To Hell and
Let Yourself Glide And Emptily Die, and by the
stoned, bass-heavy blues Clearly See Me.
The songs on Part Three seem more self-conscious, more artful, more
intent upon deconstructing and reconstructing the song format. Therefore we
get the frantic, devilish psychobilly with distorted vocals of Boots,
the cubistic honky-tonk of 100 Miles, the whispered country lullaby of
Climb, the Neil Young-ian waltz Forever, each and every one
slightly skewed and deformed.
This is a science in which the anomalies matter more than the regularities.
Each Day For A Week
All in all, the EPs pile up
an impressive catalog of styles that presents a major new voice in
alternative rock. Very alternative.
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Eerieconsiliation (SubPop, 1997), il primo album degli Elevator To Hell,
contiene sedici nuove canzoni, tutte
registrate in ambienti umili e loro ci tengono a sottolinearlo. Nel campo del
"lo-fi" c'e` comunque chi ha fatto di meno. Anzi, White sfoggia una smaliziata
arte di arrangiamenti.
Il sound degli "Ascensori per l'Inferno" e` un modesto folk-rock di periferia
che sa tingersi in maniera imprevedibile di tocchi eccentrici.
L'album si apre con una filastrocca recitata su una partitura disarticolata a
ritmo incalzante, The Cloud, come se Syd Barrett vestisse i panni di un
attore brechtiano. Barrett e Brecht
Anche To Breathe e Inevitably, che sono invece ballate pop soffici e
lineari, riescono a perdersi in un tono da paralitico mentale.
Lo zibaldone di White spazia dall'hard-rock incalzante di Every Channel
all'allegretto country strimpellato in Hurricane,
dal boogie-soul saltellante con organetto Farfisa di Window allo space-rock
psichedelico dello strumentale conclusivo, I've Gone For A Ride,
ma sempre con quella nonchalance da guitto irredento.
Il suo universo e` avvolto da una pesante cappa di oscure premonizioni,
dal riff ossessivo quasi Black Sabbath di Backteeth
alla trance sonnambula di Sleep Experiment Number One,
dall'atmosfera noir a passo swingante di Suddenly
agli effetti allucinati di feedback di The Time Is Grey.
Fondendo il frammento d'autore degli Half Japanese, il pop menteccato dei
Sebadoh e il rock provinciale dei Pavement, White conia un verbo suggestivo
e
A giudicare da questo e dal disco precedente, White e` scrittore incredibilmente
prolifico: negli Eric's Trip era sprecato.
(Le note manoscritte dei membri della band usano "Elevator Through Hell",
non "Elevator To Hell").
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(Clicka qua per la versione Italiana)
Elevator Through's Vague Premonition (Subpop, 1999) is a mixed bag.
Almost all the songs are uniformly played at a languid, hazy mid-tempo pace.
During the first half very little happens to wake you up from the torpor.
This spacey psychedelic rock sounds a little monotonous.
The southern-boogie combustion in Rain and The Only See To Thought
comes as a relief.
One has to listen carefully to detect the rhythmic aberrations that made the
early EPs so great: the syncopated ballad Comfortable But Almost,
the limping waltz of Foggy Sea.
The most original tracks come towards the end:
Cut Out The Wick and Vague Premonition.
Here the instruments fly all over the place and chaos helps structure
a more intriguing narrative.
A Taste Of Complete Perspective (Teenage USA, 2000), this time credited
simply to Elevator, is more of the same loose psychedelia.
Julie Doiron's fourth album, Desormais (Jagjaguwar, 2001), is probably
her best so far, a work (mostly sung in French) of intimate feelings and
haunting atmospheres
The fragile, subdued, gentle and melodic Le Piano and the
emotional crescendo of Pour Toujours could be her masterpieces.
Doiron has only one problem: she is not confident that she is a great singer
songwriter. Her songs are too short and too feeble. In other hands, they
"would be" masterpieces.
Doiron concocted another collection of melancholy soliloquies for
Heart and Crime (Jagjaguwar, 2002), but this time the
very subdued pop-jazz arrangements reveal the shortcomings of a music
that relies on very few notions that get repeated over and over again.
This should have been a three-song EP.
Ditto for Goodnight Nobody (Jagjaguwar, 2004), which, if possible,
even more dejected and introverted
(Tonight Is No Night).
Woke Myself Up (Jagjaguwar, 2007) was, instead, relatively upbeat,
relying almost entirely on her old band, Eric's Trip. Not surprisingly, some
of the songs (such as I Woke Myself Up) rank among her most aggressive
performances, and the album has the feeling of a group effort, although still
centered upon her woes.
Chris Thompson of Eric's Trip and Ron Bates formed the duo that released
The Memories Attack (2008).
Dorion's
I Can Wonder What You Did with Your Day (Jagjaguwar, 2009) is varied
and almost encyclopedic, but more like a demonstration of eclectic skills
than an attemp to craft songs that stand out (not even
the single Consolation Prize).
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