Eric's Trip


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Love Tara, 7/10 Forever Again, 5/10
Purple Blue, 6/10
Julie Doiron: Broken Girl , 5/10
Julie Doiron: Loneliest In The Morning , 5/10
Julie Doiron: The Wooden Stars , 5/10
Elevator: Part One And Two , 7/10 (comp)
Elevator: Eerieconsiliation, 6/10
Elevator: Vague Premonition , 5/10
Elevator: A Taste Of Complete Perspective , 5/10
Julie Doiron: Desormais , 5.5/10
Julie Doiron: Heart and Crime , 5/10
Julie Doiron: Goodnight Nobody (2004), 5/10
Julie Doiron: Woke Myself Up (2007), 5/10
Julie Doiron: I Can Wonder (2009), 4.5/10
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Gli Eric's Trip sono stati un gruppo fondamentale nel rinnovamento della scena canadese degli anni '90 e sono stati anche una fucina di talenti. Il loro stile, melodico ma "rumoroso", si allinea a quello del noise-rock americano di quegli anni.

Provenienti dallo stato canadese del New Brunswick, annoveravano Julie Doiron (bassista) e Rick White (cantante) ed esordirono, con un paio di registrazioni casalinghe. L'EP omonimo (Nim, 1992) scodelo` le prime gemme di powerpop distorto (Belong, Red Haired Girl e soprattutto Mirror). Sul secondo EP Peter (Murder) svettano le melodie ancor piu` oniriche di Deeper, Tangles e soprattutto Listen e Need. La qualita` rimane amatoriale anche nel terzo EP, Songs About Chris (SubPop), con Hurt e qualche ripetizione, tanto da far parlare di Dinosaur Jr e Sebadoh.

La progressione verso la maturita` culmina nell'album Love Tara (Subpop, 1993), che conferma la propensione per la ballata melodica, debitamente deformata dalle chitarre, ma rivela anche una forte influenza delle nenie allucinate di Lou Reed. E` un disco in cui capita di tutto: si rifa` il verso timidamente a Neil Young in Behind The Garage, si cantilena un salmo fatato alla Nico come Secret For Julie, si imita il "roots-rock" grottesco dei Violent Femmes in Spring. Non tutto e` dolce e tenero, anzi l'esuberante powerpop di Anytime You Want e il boogie arroventato di Follow li pongono all'estremo piu` rumoroso.
All'altro capo del loro universo artistico c'e` invece il folk minimale di June e To Know Them, minuscole ed esilissime, ma con forse gli arrangiamenti piu` sperimentali, fino al limite del puro bisbiglio in Stove, culmine della loro musica dimessa e domestica, arrangiata in modo spartano e primitivo, ma sempre orecchiabile e condita con qualche "rumore" di sottofondo. In tutti i casi, in entrambi gli estremi (troppo cauto e troppo rumoroso), gli Eric's Trip non abbandonano mai la melodia, che rimane la struttura portante, prima ancora di tutte le trovate di arrangiamento.
Gli Eric's Trip hanno trovato un modo tutto schizofrenico di esprimere l'ansia del loro tempo, capaci di passare con disinvoltura da un eccesso di violenza brada come Blinded a una tenera ballata acustica come Allergic To Love. Nessun brano e` di troppo, nessuno e` banale, nessuno si ripete.
Si tratta di una delle prove piu` mature, coraggiose e sensibili dell'anno, fuori da tutte le correnti come spesso soltanto i Canadesi piu` isolati lo sanno essere.

Il felice momento del gruppo viene confermato nel 1994 dal singolo Warm Girl.

La loro statura viene invece ridotta dal successivo Forever Again (Subpop, 1994), che, a parte un altro boogie leggero alla Lou Reed, Girlfriend, qualche felice ritornello anni '60 (Always There) e due/tre folk demenziali alla Violent Femmes (Cloudy, Hate Song), non annovera numeri di grido. Una cosa e` il primitivismo, una cosa e` l'incompiuto, il frammentario, lo sfocato.

Purple Blue (SubPop, 1996) recupera parte del terreno perduto, grazie a una lunga Introduction di folk psichedelico e a un approccio atmosferico che rende superflua la canzone. Le progressioni marziali di Hourly e il pow-wow sincopato di Beach trasformano l'arrangiamento in un'astrazione puramente ritmica. Su un fronte piu` tradizionale, il thrash di Eyes Shut e il boogie ringhiante di Spaceship Opening danno piu` nerbo e consistenza alle loro fragili armonie. Now A Friend e Sun Coming Up sono gli unici ponti con il powerpop del passato. Nell'umore distrattamente lisergico del disco sembrano pero` appunti ancor piu` approssimativi e disordinati.

Long Day's Ride Till Tomorrow (Sappy, 1997) e` un'antologia della carriera.

Dopo lo scioglimento del gruppo, Rick White ha formato gli Elevator To Hell mentre Julie Doiron ha avviato una carriera solista.

Julie Doiron esordisce con Broken Girl (Sappy, 1996) nei panni di un ibrido fra Joni Mitchell e Nick Drake che si accompagna soltanto con la chitarra acustica.
Loneliest In The Morning (SubPop, 1997) e` un altro disco molto personale di Doiron, sempre nel ruolo di una chansonnier del "lo-fi". Ciascuna canzone e` una conversazione privata che esplora una parte della sua vita quotidiana. Per quanto ispirino rispetto, confessioni in punta di piedi come Sorry e Le Soleil non ha pero` molto di musicale. L'EP Will You Still Love Me? (Jagjaguwar) appende altre cinque lullabies.
Gli fara` seguito The Wooden Stars (Tree, 1999), che, nonostante l'aiuto del complesso canadese dello stesso nome, sembra un tentativo mal riuscito di fare del post-rock (Gone Gone).

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Rick White (guitar, vocals and keyboards) and Mark Gaudet (drums) formed a new trio, the Elevator To Hell, that immediately released two lunatic EPs, Part One And Two (1994) and Part Three (1996), later collected on a CD as Parts 1-3 (Subpop, 1996), and a single, Forward To Snow (Sappy, 1995), recorded live in a snowstorm.

The three EPs may well be the masterpiece of the entire lo-fi pop movement.
Part One showcases a strong sense of melody cast in different settings: the colloquial Roger And The Hair, the roaring synth-pop of Why I Didn't Like August 93, the languid Soft Cell-ian shuffle Everything Made More Sense, the raunchy country-rock of Three More Weeks, the burning Velvet Underground-ian boogie Made For You and especially the sinister Plantation blues Nick Drake-ian melody Rather Be, a masterpiece of atmosphere and subliminal rhythm.
Part Two features a few more gems in that "light" mood (the romantic folk-rock a` la Simon & Garfunkel of Morning Clouds, the catchy power-pop of My Head) but truly excels at a more personal kind of songs, best exemplified by the quiet philosophical dirges Elevator To Hell and Let Yourself Glide And Emptily Die, and by the stoned, bass-heavy blues Clearly See Me.
The songs on Part Three seem more self-conscious, more artful, more intent upon deconstructing and reconstructing the song format. Therefore we get the frantic, devilish psychobilly with distorted vocals of Boots, the cubistic honky-tonk of 100 Miles, the whispered country lullaby of Climb, the Neil Young-ian waltz Forever, each and every one slightly skewed and deformed. This is a science in which the anomalies matter more than the regularities. Each Day For A Week
All in all, the EPs pile up an impressive catalog of styles that presents a major new voice in alternative rock. Very alternative.

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Eerieconsiliation (SubPop, 1997), il primo album degli Elevator To Hell, contiene sedici nuove canzoni, tutte registrate in ambienti umili e loro ci tengono a sottolinearlo. Nel campo del "lo-fi" c'e` comunque chi ha fatto di meno. Anzi, White sfoggia una smaliziata arte di arrangiamenti. Il sound degli "Ascensori per l'Inferno" e` un modesto folk-rock di periferia che sa tingersi in maniera imprevedibile di tocchi eccentrici.
L'album si apre con una filastrocca recitata su una partitura disarticolata a ritmo incalzante, The Cloud, come se Syd Barrett vestisse i panni di un attore brechtiano. Barrett e Brecht Anche To Breathe e Inevitably, che sono invece ballate pop soffici e lineari, riescono a perdersi in un tono da paralitico mentale. Lo zibaldone di White spazia dall'hard-rock incalzante di Every Channel all'allegretto country strimpellato in Hurricane, dal boogie-soul saltellante con organetto Farfisa di Window allo space-rock psichedelico dello strumentale conclusivo, I've Gone For A Ride, ma sempre con quella nonchalance da guitto irredento. Il suo universo e` avvolto da una pesante cappa di oscure premonizioni, dal riff ossessivo quasi Black Sabbath di Backteeth alla trance sonnambula di Sleep Experiment Number One, dall'atmosfera noir a passo swingante di Suddenly agli effetti allucinati di feedback di The Time Is Grey. Fondendo il frammento d'autore degli Half Japanese, il pop menteccato dei Sebadoh e il rock provinciale dei Pavement, White conia un verbo suggestivo e
A giudicare da questo e dal disco precedente, White e` scrittore incredibilmente prolifico: negli Eric's Trip era sprecato. (Le note manoscritte dei membri della band usano "Elevator Through Hell", non "Elevator To Hell").

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Elevator Through's Vague Premonition (Subpop, 1999) is a mixed bag. Almost all the songs are uniformly played at a languid, hazy mid-tempo pace. During the first half very little happens to wake you up from the torpor. This spacey psychedelic rock sounds a little monotonous. The southern-boogie combustion in Rain and The Only See To Thought comes as a relief. One has to listen carefully to detect the rhythmic aberrations that made the early EPs so great: the syncopated ballad Comfortable But Almost, the limping waltz of Foggy Sea. The most original tracks come towards the end: Cut Out The Wick and Vague Premonition. Here the instruments fly all over the place and chaos helps structure a more intriguing narrative.

A Taste Of Complete Perspective (Teenage USA, 2000), this time credited simply to Elevator, is more of the same loose psychedelia.

Julie Doiron's fourth album, Desormais (Jagjaguwar, 2001), is probably her best so far, a work (mostly sung in French) of intimate feelings and haunting atmospheres The fragile, subdued, gentle and melodic Le Piano and the emotional crescendo of Pour Toujours could be her masterpieces. Doiron has only one problem: she is not confident that she is a great singer songwriter. Her songs are too short and too feeble. In other hands, they "would be" masterpieces.

Doiron concocted another collection of melancholy soliloquies for Heart and Crime (Jagjaguwar, 2002), but this time the very subdued pop-jazz arrangements reveal the shortcomings of a music that relies on very few notions that get repeated over and over again. This should have been a three-song EP. Ditto for Goodnight Nobody (Jagjaguwar, 2004), which, if possible, even more dejected and introverted (Tonight Is No Night).

Woke Myself Up (Jagjaguwar, 2007) was, instead, relatively upbeat, relying almost entirely on her old band, Eric's Trip. Not surprisingly, some of the songs (such as I Woke Myself Up) rank among her most aggressive performances, and the album has the feeling of a group effort, although still centered upon her woes.

Chris Thompson of Eric's Trip and Ron Bates formed the duo that released The Memories Attack (2008).

Dorion's I Can Wonder What You Did with Your Day (Jagjaguwar, 2009) is varied and almost encyclopedic, but more like a demonstration of eclectic skills than an attemp to craft songs that stand out (not even the single Consolation Prize).

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